X-men deluxe #165

Lo so, lo so, ho due mesi di arretrati, ma non c’è modo che possa recuperarne le recensioni. Non in questa vita, almeno. Di Messiah Complex parlerò, in generale, tra la recensione di questo numero e quella di X-men #222 (prossimamente) perché merita alcuni commenti. Di tutto quanto il resto è probabile sia meglio dire […]

Lo so, lo so, ho due mesi di arretrati, ma non c’è modo che possa recuperarne le recensioni. Non in questa vita, almeno. Di Messiah Complex parlerò, in generale, tra la recensione di questo numero e quella di X-men #222 (prossimamente) perché merita alcuni commenti. Di tutto quanto il resto è probabile sia meglio dire che si commenta da sé.

Inarrestabile #7 – Scompariamo (Gone, da Giant Size Astonishing X-men #1 del luglio 2008). Dopo lunga e sofferente attesa, durante la quale l’identità del mutante che Whedon e Cassaday avrebbero tolto di scena è diventata il famoso segreto di pulcinella, ecco che l’autore di Buffy e il disegnatore di Union Jack riescono a partorire l’ultimo atto della lunga, lunghissima saga stellare iniziata con l’entrata in scena di Ord nel lontano X-men deluxe #121 ovvero (rendiamoci conto) da quando la costina è tornata ad essere blu dopo l’inciso di X-treme X-men. Terribile. Una vita. Stiamo parlando del maggio 2005 (numero originale dell’aprile 2004). E che cosa è successo in questo arco di tanti, troppi anni?
Beh…
Beh, innanzitutto…
E’ successo che…
Che…
Lo so, eh?
Ah, sì, innanzitutto è tornato Colosso. Il modo non è chiaro ma, per parafrasare un grande autore al meglio delle proprie facoltà, “è fantascienza, non c’è bisogno di spiegarla”.
Secondariamente, Kitty è tornata adolescente al solo scopo di ridiventare adulta tutto d’un tratto per scoparsi Colosso.
E’ stato dato lo spunto di trama per quella grande boiata di X-men III – Conflitto finale, si è trovata una cura per la mutazione e la si è distrutta.
Ci siamo inventati lo S.W.O.R.D., di cui se ne faceva tanto ma tanto a meno.
Si è rivelata l’esistenza del crudele pianeta Breakworld (vedi sopra).
Insomma, un mucchio di mirabolanti avventure!
E ora? E ora un X-men deve morire, altrimenti non sarebbe uno story-arc come si deve.
Ma procediamo con ordine.

I fan del ragno storceranno sicuramente il naso e tireranno fuori le solite balle su come Peter nelle altre testate venga solo usato come spalla comica (perché, sa fare altro?) ma a me l’esordio con l’aracnoide sputabava dai polsi ha divertito. «Io sono New York. E’ dentro di me, nel mio sangue, come una malattia ma una malattia buona. Come… un tumore benigno. Sì. E’ evidente che non sono stato morso da un poeta radioattivo.»
Che cosa sta accadendo? Beh, semplicemente questo: da Breakworld è stato sparato un proiettile di acciaio alieno con dentro Kitty Pryde, diretto inarrestabilmente verso la terra, mentre Colosso ha scoperto che il piano di Aghanne è semplicemente distruggere il suo mondo. Già. A leggerlo suonava molto meglio che a raccontarlo. Comunque, mentre gli eroi della terra sono resi inutili dalla protezione magica del missile (?) che ha fatto fesso Strange (!), la questione si risolve con il gruppo di partenza. Apprezzo il tentativo di Whedon di non cadere nel solito errore secondo il quale è solo il gruppo di testata ad interessarsi dell’imminente fine del mondo, ma avrebbe certo potuto gestire la cosa un po’ meglio.
Cosa si salva di questa storia? Beh, il dialogo telepatico Emma – Kitty. E’ un cliché trito e ritrito e sembra che Whedon abbia adolescentizzato Shadowcat apposta per metterla contro Emma, il tutto apposta per poter scrivere questo dialogo. E’ un bieco espediente, il trucco c’è e si vede, ma comunque il risultato è piuttosto intenso. Si riesce quasi a dimenticare il gigantesco bug nell’idea di fondo, che non tiene conto del fatto che il naturale stato di Kitty è quello intangibile e che il suo sforzo al limite è quello di rimanere consistente (e dire che Whedon lo sapeva, ha usato la cosa in circostanze decisamente più triviali). Il controsenso è ignorato o almeno non spiegato a dovere ma comunque la sequenza della smaterializzazion del missile è davvero intensa, così come l’ultima stringa di narrazione. «Si continua ad aspettare che la polvere si depositi e poi ci si rende conto di questo: la polvere è la tua vita che va avanti. Se arriva la felicità, quella strana insostenibile delizia che è la felicità, bisogna afferrarla finché è possibile. Bisogna prendere quel che si può. Perché resta un attimo e poi… scompariamo.»

So che non è carino polemizzare dopo siffatte parole, ma vorrei proprio sapere se questo era l’unico modo di tradurlo salvando, per “Gone”, una parola che andasse bene anche come titolo. Ho i miei dubbi.

I vivi e i morti (Quicksilver – The Quick and the Dead, da X-Factor: The Quick and the Dead del luglio 2008).
Prima di insultare la traduzione di questo titolo, calma e sangue freddo.
“The quick and the dead” non è infatti solamente un film di Sam Raimi (ci mancherebbe) né è del tutto corretta la sua correlazione al vecchio west e ai duelli con la pistola, in cui i contendenti si dividono infatti nelle due categorie di veoci e morti. No. Il riferimento è molto più antico, di carattere biblico, e – conoscendo Peter David e avendo in mente le sue recenti derive mistiche – questo ha tutta l’aria di essere quello corretto. Si tratta di una citazione dalla prima lettera di Pietro, Capitolo 4 versetto 5: nella cosiddetta Bibbia di Re Giacomo (la KJV, King James Version, traduzione in inglese del 1611 commissionata da James I) il passaggio recita «who shall give account to him that is ready to judge the quick and the dead», laddove l’italiano è «Ma essi dovranno rendere conto a colui che è pronto a giudicare tutti, sia i vivi che i morti». La ragione del qui pro quo è semplice: all’epoca di Giacomo, quick significava “vivente”, nella sua derivazione dal termine antico germanico “kwikwaz”, “vivere”. Chiaro, no?
Ma torniamo a Quicksilver. Come non citare Gianluca Morozzi, riportato da Brieghel nelle note? «Tra il rapporto incestuoso irrisolto per la sorella e l’amore per quella grandissima baldracca di Crystal, una che ha una famiglia in cui il più normale è il cane che si teletrasporta, beh per forza uno poi diventa matto». E Quicksilver matto lo è, come un cavallo. E’ completamente andato e PAD ce lo mostra in prigione, con le visioni, poco prima della scossa di adrenalina che gli serve per recuperare i suoi poteri. Quicksilver ravveduto? Ho i miei seri dubbi. Più che altro, lo vediamo in preda all’ennesimo euforico delirio prima di precipitare in mare. E lì lo lasciamo.

Che dire? Da House of M il lavoro fatto su questo personaggio mi è davvero piaciuto: non che abbia smesso di essere il piagnucolone attaccato al mantello del padre quando non lo è alla sottana della sorella. Ha solo acquisito maggiore spessore senza tradire la propria natura e la propria continuity. E, per ciò che lo riguarda, direi che questo è il massimo che si poteva chiedere.

Conseguenze (X-Factor: Aftermath, da X-Factor #28 dell’aprile 2008). Se c’è una cosa che non mi è andata giù di Messiah Complex – e l’Osservatore sa se c’è – è la morte di Layla che, fin’ora, non sembra avere un senso logico.
E tuttavia questo numero di X-Factor è molto buono, riprendendo le fila degli intrighi dove li avevamo lasciati, con Siryn incinta, e tirando le somme di Messiah Complex, senza dimenticare di risolvere la situazione di Rahne che cambia squadra. E Madrox come prende tutto ciò? Male.
«Non c’è più speranza, Layla se n’è andata.
Non c’è più fede, Rahne se n’è andata.
Senza di loro, la sola cosa che resta è agire. Anche in modo insensato e brutale, così da scatenare la furia che mi fa sentire in fiamme ogni parte del cervello».
La solita maestria da parte di PAD, la solita attenzione a non far vivere i loro personaggi fuori dal mondo ma anche a non creare un micro-mondo separato dalla contiuity. E sappiamo tutti che Layla tornerà. Siamo solo curiosi di sapere come.

8 Comments

  1. Ieri sera mi sono riletto tutto. Complice l’influenza intestinale che mi ha messo ko ieri sera e stanotte. L’inizio con Spidey a me fa ridere XD Mi chiedo comunque che fine farà la stanza del pericolo…

    X-Bye

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