Heroes – terza stagione: riflessioni a margine del primo episodio

Lo so, lo so, non ci eravamo lasciati benissimo, con una seconda stagione a dir poco sottotono, in parte stroncata e in parte provvidenzialmente interrotta dallo sciopero degli autori. Eppure il team artistico di Kring ci riprova e inizia decisamente col botto. Di tre episodi fin’ora trasmessi ne ho visto uno soltanto, il primo (precisazione […]


Lo so, lo so, non ci eravamo lasciati benissimo, con una seconda stagione a dir poco sottotono, in parte stroncata e in parte provvidenzialmente interrotta dallo sciopero degli autori. Eppure il team artistico di Kring ci riprova e inizia decisamente col botto.
Di tre episodi fin’ora trasmessi ne ho visto uno soltanto, il primo (precisazione inutile ma necessaria). Eppure c’è già molto da commentare. Ma naturalmente in bianco, per evitare spoiler ai cuori sensibili: chi volesse leggere, è pregato di selezionare il testo e tutto si rivelerà nella sua spoilerosa potenza.
Orsù.

Innanzitutto, la serie riprende dall’inutile finale della seconda, dato che è ormai diventata una tradizione far morire Nathan Petrelli alla fine di ogni stagione e farlo rinascere all’inizio della seguente. Beh. Inizia quasi dal finale della seconda, con un breve ma interessante siparietto nel futuro: Peter Petrelli, quel Peter Petrelli del futuro che tanto ci era piaciuto e che qui si ritrova di nuovo con il volto sfregiato, sta fuggendo inseguito dalla Claire Bennet mora e cazzuta che vedete qui accanto. Perché? Semplice. La frizzante cheerleader vuole vendicarsi dello stato in cui li ha costretti l’outing degli heroes: esperimenti, campi di prigionia e tutto ciò cui un’attenta lettura di fumetti Marvel ci ha abituati ad aspettarci dal futuro. Peter così torna indietro a quel giorno fatale in cui sono usciti allo scoperto rovinando la vita di decine, forse centinaia di persone. E spara a suo fratello prima che possa fare la sua dichiarazione.
Un’idea banale? Trita? Forse, ma decisamente non attesa. La terza stagione di Heroes ci lascia quindi con due Peter Petrelli di cui uno del futuro e uno del presente, uno potentissimo e uno insicuro, uno che si finge l’altro e l’altro rinchiuso sotto false sembianze nelle prigioni della Compagnia, insieme a Mr Bennet. Ci lascia con un Lindermann redivivo e con un Nathan Petrelli altrettanto in forma, ma diventato mistico visionario. Ci lascia con un Hiro sempre in cerca di eroiche avventure e sempre in corsa per salvare il mondo da un’apocalittica visione futura. Ci lascia con un Sylar che finalmente è riuscito a scoperchiare il cranio della cheerleader (e anche questo, decisamente è un bel colpo) e con la rivelazione definitiva sul suo modus operandi. Ci lascia con un Matthew Parkman sempre idiota e per di più sperduto nel deserto. Ci lascia con una Niki in preda a nuove inquietanti identità ma decisamente più cattiva. Ci lascia con una messicana sempre più lamentosa e con un Mohinder i cui superpoteri cessano di essere solo l’untuosità dei capelli. Ci lascia con una gran curiosità di vedere come si evolverà il tutto. Sì. Decisamente un inizio con il botto, che sembra fare tesoro degli errori della serie precedente. Vi terrò aggiornati.

5 Comments

  1. Anche il terzo episodio non è male, credo che questa serie sarà un po’ più curata rispetto alla seconda.

    Mohinder spero muoia il prima possibile.

    Ah, secondo me Peter del futuro non è Peter.

  2. Un commento serio? Tu non sei Ringhio!

    Scherzi a parte, la terza serie ha molti punti interessanti. Primo fra tutti il nuovo totem spirituale di Parkman: the magic turtle! Ci aspettiamo grandi cose.

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