Evocazioni a Carfax Abbey

"Scusatemi – mi giustificai, togliendo il cappotto gocciolante e preparando gli attrezzi del mestiere. – ho fatto tardi" Nel salone gotico di Carfax Abbey l’attesa e la tensione erano tangibili, mentre mi avvicinavo alla fotografia adagiata delicatamente sul cuscino nero e la analizzavo. Un brutto affare. Un gran brutto affare. Avevo stampata in mente quest’altra […]

"Scusatemi – mi giustificai, togliendo il cappotto gocciolante e preparando gli attrezzi del mestiere. – ho fatto tardi"
Nel salone gotico di Carfax Abbey l’attesa e la tensione erano tangibili, mentre mi avvicinavo alla fotografia adagiata delicatamente sul cuscino nero e la analizzavo.
Un brutto affare. Un gran brutto affare. Avevo stampata in mente quest’altra brutta immagine e non volevo di certo scatenare l’inferno a casa del Conte: come avrebbero reagito gli altri mutanti? La squamata e scarlatta Runaway Zombie si sarebbe avventata alla gola dell’intruso ancora prima di qualunque altra reazione da parte degli altri? Con una fotografia tanto vecchia e rovinata, non potevo correre rischi.
"Potrebbe essere un’evocazione difficile. – avvisai, intrecciando le dita delle mani e spingendo i palmi verso l’esterno, facendo schioccare le dita. Mi abbassai a terra, e mentre iniziavo a sciogliere le giunture (sotto gli occhi quantomai perplessi dei miei fratelli mutanti) Astolfo volteggiava sopra le nostre teste, incorniciato dai bagliori della tempesta che stampavano il telaio delle vetrate sul freddo pavimento.
Mi accomodai a terra, nel tradizionale assetto iniziale, prima di scegliere per l’evocazione quella che noi professionisti comunemente definiamo l’assetto toccami e ti spezzo le ossa.

Excitate vos e somno, liberi mei
Cunae sunt non
Excitate vos e somno, liberi fatali
Somnus est non.

Surgite
Inventite
Veni hortum veritatis
Horti verna veritatis

Ardente veritate
Urite mala mundi
Ardente veritate
Incendite tenebras mundi

Valete, liberi
Diebus fatalibus

Nulla accadde. Dalla foto gli occhietti contornati di kajal e eye-liner continuavano a fissare inespressivi: temporeggiai con un colpetto di tosse e passai l’unghia sul lato del collo, gettando un’occhiata all’inquieto Conte. A mali estremi, estremi rimedi. Mi alzai, pronta a pronunciare un’arcana formula, una formula talmente antica che neppure le secolari pietre di Carfax Abbey avrebbero potuto ricordarla, una formula che ossigeno terrestre non aveva ascoltato per eoni ed eoni, che nessuno da tempi immemorabili aveva più osato pronunciare ad alta voce. "Preparate le armi – avvisai. – non sono sicura di ciò che potrà accadere."

It’s time to play the music
It’s time to light the lights
it’s time to meet the Muppets on the Muppet Show tonight.

It’s time to put on makeup
It’s time to dress up right
It’s time to raise the curtain on the Muppet Show tonight.

Why do we always come here
I guess we’ll never know
It’s like a kind of torture
To have to watch the show

And now let’s get things started
Why don’t you get things started
It’s time to get things started
On the most sensational inspirational celebrational Muppetational
This is what we call the Muppet Show!

E sull’acuto finale, possente come la voce dell’Onnipotente stesso, un tuono fece vibrare le vetrate del salone.

Continua…

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