Civil War #6 e The Punisher War Journal

Civil War 6 Civil War #6 (id., da Civil War #6 del dicembre 2006). Incredibile. Sei numeri e siamo ancora ai preliminari. A che cosa è servito l’ingresso del Punitore, oltre a regalarci un po’ di belle sparatorie gratuite? E il viaggio di Susan da Namor, oltre a regalarci una scena di una sensualità esagerata? […]

civil war 6

Civil War 6


Civil War #6
(id., da Civil War #6 del dicembre 2006). Incredibile. Sei numeri e siamo ancora ai preliminari. A che cosa è servito l’ingresso del Punitore, oltre a regalarci un po’ di belle sparatorie gratuite? E il viaggio di Susan da Namor, oltre a regalarci una scena di una sensualità esagerata? A cosa è servito l’ingresso dell’Uomo Ragno nella resistenza? E perché sprecare la buona idea dell’infiltraggio di Hulkling? Ehi, Millar, questa è la serie principale!

L’imputato #8 e #9 (The Accused #8 e #9 da Civil War: Front Line #8 e #9 del novembre e del dicemre 2006). Jenkins continua ad abbattere colpi di mannaia sulla fazione pro registrazione: Maria Hill è sempre più paranoica, le aberrazioni civili e legali non solo della registrazione ma dell’intero sistema giudiziario americano continuano a venire a galla. Tuttavia Jenkins non è autore da affrontare la questione in modo superficiale, come si è ampiamente visto nello special, e Baldwin decide di firmare. Bel colpo.

Cellula dormiente #7 (Sleeper Cell #7 da Civil War: Front Line #9 del dicembre 2006). La mini continua a essere abbastanza insapore, senza lo special, ma devo dire che con quella lettura sto apprezzando molto di più questa faccenda. E la battuta finale vale la lettura di tutto l’albo. “Ho la sensazione che il popolo americano abbia ricevuto degli sputi in faccia”.

 




The Punisher War Journal


Splendido volume che ci consola dell’assenza in Italia di una testata regolare (strano che Frank condivida questa sorte con altri personaggi come Deadpool e Ghost Rider, tutti “moralmente problematici”).
Come ho vinto la guerra #1 – Largo ai criminali (How I won the war #1: bring on the bad guys da Punisher War Journal #1 del gennaio 2007). Buona storia e bei disegni, con una sceneggiatura davvero efficace e il dietro le quinte del coinvolgimento di Frank Castle come ombra protettrice dei ribelli ma, soprattutto, l’entrata in scena con Stuart Clarke di un elemento a dir poco delizioso. Insomma, li voglio anch’io i robottini di Iron Man! Ma quanto sono carini?
Come ho vinto la guerra #2 – Soldati morti (How I won the war #2: dead soldiers da Punisher War Journal #2 del febbraio 2007). Ottimo dietro le quinte che ci mostra l’azione effettiva di Frank in CIvil War: i disegni perdono un po’ di smalto (perché Capitan America ha il parrucchino?), ma la sceneggiatura è ottima e il rapporto del Punitore con Capitan America è tratteggiato benissimo anche per un neofita, accompagnando con naturalezza e abilità al punto di rottura.
Come ho vinto la guerra #3 – Distruzione reciproca (How I won the war: mutually assured destruction da Punisher War Journal #3 del marzo 2007). Splendida conclusione, con flash-back alternati alla lite con Capitan America e l’azzeccatissima riflessione finale su di lui (“dev’essere come James Bond o Babbo Natale… un personaggio interpretato da diverse persone, in modo che l’America non resti mai priva del suo spirito combattivo”).
Piccola nota di traduzione: né il primo né il terzo titolo sono stati resi esattamente. “Bring on the bad guys” infatti significa letteralmente “sotto ai cattivi” o “fate entrare i cattivi”, laddove bad guys può chiaramente riferirsi sia ai criminali del titolo italiano che al punitore stesso. Il terzo titolo italiano invece si perde una parola, “assured”, ovvero “assicurata” che sottolineava quanto fosse ovvio che il punitore non sarebbe durato accanto a Capitan America. Poco male, comunque, hanno fatto di peggio.

Piccola Veglia per un uomo alto (Small wake for a tall man da Punisher War Journal #4 dell’aprile 2007). Una storia veramente strana. Ma molto. Sorvolando sui disegni di Deodato che non apprezzo particolarmente, una veglia funebre tra villain di serie b si trasforma in una struggente riflessione sul fumetto e sulla perdita dell’innocenza: il fumetto si è trasformato, è diventato più adulto o sono i suoi lettori ad essere diventati più esigenti. In ogni caso, che spazio è rimasto per villain come loro? E in questa ottica, affatto stonata è la visita dell’uomo ragno, forse il pù trash dei supereroi ancora in circolazione e quindi il più simile a loro. “Il mondo non è più divertente”. Sarò idiota, ma mi sento in colpa.
Menzione speciale per la copertina.

 

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