Civil War #4

La follia della Guerra Civile la fa da padrona, in questo numero denso di avvenimenti… e il disgusto nei confronti della fascista fazione pro-registrazione è sempre più forte. Civil War #4 (id., da Civil War #4 dell’ottobre 2006). Thor invasatissimo miete vittime tra i propri amici, parlando come un dio della morte e non come uno […]

civil war 4

La follia della Guerra Civile la fa da padrona, in questo numero denso di avvenimenti… e il disgusto nei confronti della fascista fazione pro-registrazione è sempre più forte.


civil war 4 - susan stormCivil War #4
 (id., da Civil War #4 dell’ottobre 2006). Thor invasatissimo miete vittime tra i propri amici, parlando come un dio della morte e non come uno che con quelle stesse persone è stato per anni su Midgard, prima in esilio e poi in veste di protettore. Cosa c’è sotto? Qualcosa di grosso. Di molto grosso.
La sequenza del combattimento è veramente da brivido, fino alla sua tragica conclusione: Tony Stark invece di battersi con onore parla come un villain dei più arroganti (“non alzarti, non voglio tornare a colpirti”, “sei tosto, vecchio mio, lo riconosco”) e viene abbattuto come merita; l’entrata in gioco di Sue Storm è disegnata e impaginata in modo veramente impeccabile (ottima la scelta di concentrare il tutto in tre scene sulla stessa pagina e molto bello il mezzo busto).
Terminata la tempesta, i pro-registrazione e i membri della resistenza si trovano a fare i conti con la propria coscienza: ad uscirne peggio di tutti, Tony Stark (che ancora una volta dà retta solo a vanità e desiderio di potere, consolandosi della morte di un amico solo perché una madre gli dice che da piccolo suo figlio giocava con un pupazzetto di IronMan). Gli strappa quasi la palma Reed Richards… non solo per il macabro umorismo (hai clonato il tuo amico Thor e la cosa migliore che ti viene in mente come parola in codice per lo spegnimento è “Richard Wagner” con date di nascita e morte?!), ma soprattutto per il distacco. L’addio di Susan è splendido: le scene della “cenetta”, con lei che mangia svogliata e Reed che non smette di consultare gli appunti, sono il degno preludio agli sferzanti commenti sull’utilità del pesce, del vino e del sesso che hanno accompagnato quella che, anche se Reed ancora non lo sa, sarà la loro ultima serata insieme.
Chiudono degnamente la carrellata di orrori la squadra dei nuovi Thunderbolt, ex criminali arruolati per dare la caccia agli ex eroi.
Un ben triste scenario, considerando soprattutto che – sia in patria che qui da noi – la fazione di IronMan con i suoi metodi continua a riscuotere consensi tra gente del mondo primario.

L’imputato #5 e #6 (The Accused #5 e #6, da Civil War: Front Line #5 e #6 dell’ottobre e del novembre 2006). La follia continua, e lasciando da parte IronMan è quella di Reed Richards che è protagonista di questo raggelante episodio delle vicende di Cannonball in carcere. Paul Jenkins continua ad abbattere sull’eroe elasticizzato il suo martello anti-registrazione, mostrandoci finalmente la terribile prigione per non registrati nella Zona Negativa. Molto bella la resa del luogo, attraverso le parole ironiche di Robert alla madre, che accoppiandosi alle immagini riescono a rendere il tutto ancora più drammatico.

Cellula dormiente #4 (Sleeper Cell #4 da Civil War: Front Line #6 dell’ottobre 2006). La serie continua a non piacermi, ma ha il pregio di mostrare altri orrori della registrazione: un Wonder Man completamente asservito allo S.H.I.E.L.D. e costretto agli ordini da ricatti e sotterfugi.

6 Comments

  1. sono curioso di vedere come ne usciranno fuori da civil war tornare alla normalità mi sembra impossibile.non leggo gli albi originali non riesco propio imparare l’ inglese

  2. Ragno, penso che per un bel po’ ci trascineremo le conseguenze della guerra civile… negli Stati Uniti ci sono stati riassestamenti su tutte le testate, molti gruppi non ci sono più ed altri hanno cambiato anche drasticamente formazione. Non mi riferisco solo ai Vendicatori.

    Njord, leggi il numero: non è Thor.

  3. ti confesso che su civil war sono alquanto dibattuto: quando leggo storie come quella in cui peter parker decide di rivelare la propria identità, imbeccato da una zia may per una volta meno odiosa sto dalla parte di stark e soci perchè è tristemente ma inevitabilmente quella la direzione di marcia del mondo; poi proprio ieri, sempre a firma dello stesso “stracchino” mi esce un altrettanto credibile numero di FQ che presenta ragioni opposte, che fanno capeo alle libertà civili ed individuali e la registrazione assume sempre più i connotati di una caccia alle streghe. su questo punto nasce la frattura tra reed e sue. strackzinsky è bravo a cogliere in entrambi i gesti -di peter parker/spider-man e sue richards/la donna invisibile- la componente umana, la problematicità della scelta e delle sue conseguenze (sue che piange mentre esce di casa sfondando il soffitto), l’atto di coraggio, sotteso a queste decisioni. riesce così a porsi dal punto di vista di entrame le parti in causa. da ragnofilo ,mettiamola così, sto alla finestra e… vediamo cosa succede a peter, magari si ribella prima o poi.comunque resta una gran mossa giocarsi l’uomo ragno, un buono per antonomasia e soprattutto un nerd storico, dalla parte dei “cattivi” filogovernativi.grazie per l’ospitalità.

    beh i commenti li ho trovati,

    ilcavaliereelettrico

  4. Per come la vedo io, Civil War è un problema di diritto: una legge preventiva, che limiti la libertà dell’individuo prima che questo commetta un reato, è un abuso. La storia di Wonderman in appendice secondo me mostra chiaramente a che paradossi si arriva agendo in quel modo. E chiaramente l’intera questione è una critica al Patrioct Act

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.