#BIMpill – Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale nel PNRR

La pillola di oggi si tuffa nell’attualità, dato che ieri è stato pubblicato il testo completo del Decreto-legge recante disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e la prevenzione delle infiltrazioni mafiose (reperibile qui). In particolare mi concentro sul Capo III del Titolo I, “Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale”, mentre vedremo […]

La pillola di oggi si tuffa nell’attualità, dato che ieri è stato pubblicato il testo completo del Decreto-legge recante disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e la prevenzione delle infiltrazioni mafiose (reperibile qui). In particolare mi concentro sul Capo III del Titolo I, “Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale”, mentre vedremo in un altro momento il Capo IV relativo ai Servizi Digitali.

Il titolo che contiene questa sezione, il primo, è quello comprendente le “Misure urgenti finalizzate alla realizzazione degli obiettivi del PNRR per il 2021” e contiene sezioni dedicate al turismo, alle infrastrutture ferroviarie, all’università e alla ricerca, all’ambiente e all’efficientamento energetico, alla rigenerazione urbana e, naturalmente, alle scuole innovative.

Il primo articolo del Capo (Art. 7) è relativo alle disposizioni per la realizzazione del Polo Strategico Nazionale, il cui obiettivo è quello di garantire la sicurezza e l’autonomia tecnologica per gli asset strategici del Paese. Il progetto di creazione è in capo al Dipartimento per la trasformazione digitale ed è ancora in corso la selezione dell’operatore economico che si occuperà di gestire l’infrastruttura, selezione che avverrà facendo ricorso al famigerato partenariato pubblico-privato. Fa parte della Strategia Cloud Italia, che prevede l’adozione del cloud computing nel settore pubblico e definisce la strategia di adozione (anche) dal punto di vista della cybersecurity.

Il partenariato pubblico-privato (PPP) è una forma di cooperazione tra soggetti pubblici e privati, con l’obiettivo di finanziare, costruire e gestire infrastrutture o fornire servizi di interesse pubblico.
– RGS (qui)

L’obiettivo del Polo Strategico Nazionale è centralizzare (ammesso che si possa utilizzare questa espressione, trattandosi di Cloud) l’hosting gi dati e servizi critici per le amministrazioni centrali, le aziende sanitarie locali e le principali ammministrazioni locali, ovvero regioni, città metropolitane e comuni con più di 250.000 abitanti. Si tratta quindi di circa 200 amministrazioni centrali, delle circa 100 ASL al momento presenti e delle 20 regioni, delle 10 città metropolitane (disciplinate dalla legge 56 del 7 aprile 2014, cosiddetta “Legge Delrio”), oltre che dei comuni.

Nell’operazione è coinvolta la società Difesa Servizi s.p.a., società per azioni con socio unico il Ministero della Difesa, che opera come soggetto giuridico di diritto privato per la gestione economica di beni e servizi. In particolare si occuperà di ricoprire il ruolo di centrale di committenza, per l’espletamento delle procedure di gara che troviamo nel dl 179/2012 «Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese».

Il budget per l’operazione è di 5 milioni di euro per il 2021 e 10 milioni di euro per il 2022.

Cosa cambia per noi?

Chiaramente l’incidenza di questa operazione sugli appalti, sui lavori pubblici e sull’industria delle costruzioni ha a che fare con il magico mondo di quello che chiamiamo Ambiente di Condivisione dei Dati, costituito da soluzioni tecnologiche che sono quasi sempre, e per una serie di ottimi motivi, in cloud.

In particolare, l’Ambiente di Condivisione dei Dati è definito dal dm 560/2017 comma 1 punto a dell’articolo 2 come:

ambiente di condivisione dei dati, un ambiente digitale di raccolta organizzata e condivisione di dati relativi ad un’opera e strutturati in informazioni relative a modelli ed elaborati digitali prevalentemente riconducibili ad essi, basato su un’infrastruttura informatica la cui condivisione è regolata da precisi sistemi di sicurezza per l’accesso, di tracciabilità e successione storica delle variazion i apportate ai contenuti informativi, di conservazione nel tempo e relativa accessibilità del patrimonio informativo contenuto, di definizione delle responsabilità nel’elaborazione dei contenuti informativi e di tutela della proprietà intellettuale;

Non si parla di soluzioni tecnologiche, chiaramente comprese nella definizione di infrastruttura informatica, ma soprattutto non si parla di cloud.

Anche nella sezione relativa all’interoperabilità (Art.4) le famigerate «piattaforme interoperabili a mezzo di formati aperti non proprietari» non entrano nel merito della residenza di questi dati. La cosa non cambia con gli emendamenti del dm 312/2021.

Nel codice dei contratti pubblici, l’articolo dedicato alle piattaforme telematiche spesso citato in questa sede (art.58) ha anche fare con le piattaforme di gestione della fase di gara, altrimenti dette piattaforme di negoziazione. Non è quindi rilevante, nel nostro ambito, e comunque non parla di cloud.

Ok, ma cosa cambia quindi per noi?

Apparentemente, e per il momento: nulla. L’Ambiente di Condivisione Dati non viene considerato, nelle soluzioni tecnologiche che lo compongono, parte del discorso nazionale relativo al Cloud. Risulta evidente però che almeno la residenza dei dati associati ai modelli nella fase di gestione e manutenzione, al termine dell’intervento di realizzazione o di rilievo, dovrà relazionarsi necessariamente con i servizi che risiederanno in questo Polo Strategico Nazionale.

Tutto qui?

No.
Nel Programma di Abilitazione Cloud delineato in relazione alla Strategia Nazionale, vengono individuati due componenti principali per le Pubbliche Amministrazioni e possono essere di ispirazione per i piani di digitalizzazione delle stazioni appaltanti.

Il primo componente è il cosiddetto Kit di Abilitazione al Cloud, disponibile gratuitamente on-line. Contiene informazioni relative alla definizione di cloud, ai suoi vantaggi e, soprattutto, a indicazioni su come iniziare: una roadmap per la migrazione, le procedure di assessment, l’analisi costi-benefici, le procedure di pianificazione della migrazione e l’esecuzione della stessa, le buone pratiche relative all’uso del cloud.

Al manuale fanno seguito strumenti per la lista e la prioritizzazione degli applicativi, una scheda di assessment, un template di valutazione delle competenze. Con buona pace dell’industria delle costruzioni e delle sue paranoie, tutti questi strumenti sono messi a disposizione tramite Google Drive.

Fanno seguito al kit un Framework di lavoro che individua la creazione di un’unità di controllo le cui principali attività sono:

  • la definizione delle metodologie;
  • lo sviluppo e il mantenimento degli strumenti;
  • la gestione del programma di Cloud Enablement (programma è inteso, come sempre, come insieme strutturato e coordinato di progetti che concorrono all’attuazione del cambiamento);
  • il controllo della qualità;
  • il monitoraggio.

L’unità di esecuzione invece ha come principali attività:

  • l’assessment iniziale;
  • la progettazione del processo di migrazione;
  • l’esecuzione della migrazione stessa;
  • la revisione della sicurezza;
  • la retrospettiva post-migrazione;
  • il supporto e le attività di formazione;
  • l’attività di project management.

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