Vendicatori / Invasori #1

– Vecchi soldati, nuove guerre (Old Soldiers, New wars, da Avengers / Invaders del luglio 2008). – Campo di battaglia: Brooklyn (Battlefield Brooklyn!, da Avengers / Invaders dell’agosto 2008). – Il fronte (Homefront, da Avengers / Invaders del settembre 2008). – Inferno sull’eliveicolo (Hell on the Helicarrier, da Avengers / Invaders dell’ottobre 2008). Quanto passato […]

– Vecchi soldati, nuove guerre (Old Soldiers, New wars, da Avengers / Invaders del luglio 2008).
– Campo di battaglia: Brooklyn (Battlefield Brooklyn!, da Avengers / Invaders dell’agosto 2008).
– Il fronte (Homefront, da Avengers / Invaders del settembre 2008).
– Inferno sull’eliveicolo (Hell on the Helicarrier, da Avengers / Invaders dell’ottobre 2008).

Quanto passato e presente si incontrano, possono nascere cose interessanti, specie se il passato e il presente sono lontani come un supergruppo creato nel ’69 per fermare i nazisti ed un supergruppo aggregatosi nel 2008 per arrestare i supereroi americani non registrati. E tuttavia la prima cosa che mi passa per la testa non è questa, bensì basta supereroi della Golden Age. Avrei bisogno di un antropologo, che mi spieghi se questo revival risponde ad una richiesta di pubblico derivante dallo status quo attuale, ma ho timore della risposta. Avrei bisogno di un sociologo, che mi spieghi se qusto revival è una ben precisa manovra per dare alla gente qualcosa che si ritiene possa essere positivo o utile per la classe dirigente, ma ho timore della risposta.
Sul ritorno dei nazisti come nemici credo di aver già parlato a proposito del lungo story-arc di Brubaker su Cap: lo trovo inquietante. Inquietante semplicemente perché sposta l’attenzione da problemi reali, con cui fuori di metafora il fumetto Marvel si è sempre misurato, crea un nemico considerato appartenente al passato (molto a torto), un villain consolidato con tratti che non suggeriscano nemmeno per sbaglio una relazione con figure del nostro tempo, un nemico da odiare tranquillamente, che tanto non esiste. Se da una parte abbiamo il trend di Civil War, talmente attuale da averci fatto letteralmente scannare sulla costituzionalità o meno dell’atto di registrazione, dall’altra c’è ogni tanto una sorta di inversione di tendenza che mi inquieta.
E per questo, tornando a noi, di primo impatto il ritorno degli Invasori mi ha un po’ fatto cadere le cosiddette: aggiungete il modo in cui è stato annunciato il ritorno di Capitan America alla convention di Chicago e il mio preconcetto era completo. Una manovra commerciale.
Avevo ragione?
Vediamolo.
L’incontro tra passato e presente, dicevo, può essere uno spunto decisamente interessante, e qui abbiamo personaggi cui potrebbe fare un certo effetto incontrare il proprio futuro: Capitan America è morto, e nel 2008 troverà rimpianto, gioia per il suo ritorno, e il rimorso di un amico che non sa di avere e che parla con lui rifiutando di mostrare il suo volto. Namor ha perso una trentina di mogli, ucciso suo figlio, fatto saltare Atlantide, infiltrato il suo popolo nel mondo di superficie. Bucky… beh, se non fa effetto a Bucky incontrare il suo futuro, vorrei sapere a chi ne fa. Alex Ross e Jim Krueger decidono di mostrarci anche un soldato semplice, Paul Anselm, e la sua visita al suo futuro: domande sulla moglie, sui figli, il racconto della vita di un reduce fatta al suo passato in poche pagine (mentre il continuum implode e Strange tenta di tenerlo a bada).
E la parte dell’uomo comune funziona, non fraintendetemi.
E’ tutto quanto il resto che fa acqua.
Il lunghissimo incipit con Bucky che parla dei nazisti ammazzerebbe un elefante, e la scelta di introdurre la successiva sequenza con un’altra spalla comica – l’uomo ragno – è ingenua e squilibrata: avrebbe forse avuto più senso un incipit drammatico, seguito dal siparietto dell’uomo in calzamaglia, avrebbe potuto trasformarsi in una riflessione metafumettistica sul modo di fare fumetti nel passato e la situazione attuale. E invece niente.
Se la battaglia con i vendicatori è piuttosto insipida, invece, direi che si può salvare la sequenza degli invasori in cella: il dialogo Iron Man / Capitan America sceglie la via facile e infallibile di lasciare tutto il lavoro alla continuity, ed è una sequenza pesante per il silenzio e per tutto quello che non viene detto; lo stratagemma della torcia che ha compassione del life model decoy ha il suo impatto (e serve a ricordarci anche che la torcia stessa è un androide) e la sequenza di Bucky ha finalmente il suo senso, con rivelato il potenziale del ragazzo coraggioso fino all’incoscienza e altrettanto senza scrupoli.
Ma è con Namor che la pochezza di Krueger, ahimé, si fa sentire. Tutto fila liscio finché non incontra se stesso: la sequenza della scoperta di Atlantide è quasi toccante, ma vogliamo parlare dello scambio di battute tra i due Namor? «io sono te da giovane» – «il nostro popolo dovrebbe essere forte, mai debole» – «io sono il re» – «no, io». Due bambini che giocano al re di Atlantide avrebbero saputo fare di meglio, per dio! Temo per il futuro, temo per il dialogo tra Bucky e il nuovo Capitan America e temo, temo, per un eventuale confronto Tony / Steve.
Incrociamo le dita.

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