Orientalism (2)

  John Frederick Lewis, The Harem of a Mameluke Bey, Cairo: The Introduction of an Abyssinian Slave (1850 circa) L’autore di questo dipinto è uno dei tanti misconosciuti inglesi, di poco precedente a quei pittori vittoriani di cui faceva parte la mia precedente segnalazione e cui va generalmente la mia preferenza. Ma prima, la parola […]

 

John Frederick Lewis - The Harem
John Frederick Lewis,
The Harem of a Mameluke Bey, Cairo: The Introduction of an Abyssinian Slave (1850 circa)

L’autore di questo dipinto è uno dei tanti misconosciuti inglesi, di poco precedente a quei pittori vittoriani di cui faceva parte la mia precedente segnalazione e cui va generalmente la mia preferenza. Ma prima, la parola all’enciclopedia (che nella fattispecie sono sempre io)…

John Frederick Lewis (14 giugno 1805 – 15 agosto 1876) fu un pittore del romanticismo inglese, conosciuto per i suoi acquerelli orientaleggianti e le sue scene esotiche e dal sapore mediterraneo.
Vissuto in Spagna tra il 1832 e il 1834, si trasferì al Cairo nel 1841 rimanendoci fino al 1850 e producendovi alcuni tra i suoi dipinti più noti, tra cui The Harem of a Mameluke Bey, Cairo: The Introduction of an Abyssinian Slave, meglio noto come The Hhareem. Tornato in Inghi8lterra nel 1851, continuò a lungo a lavorare sugli schizzi presi durante la sua permanenza egiziana.

Ciò che si può reperire inb rete su questo autore non è molto: la solita raccolta di riferimenti su ArtCyclopedia, una breve biografia su VictorianWeb, ma soprattutto un articolo che mette a confronto questo dipinto con un altro, di un decenjnio precedente.
Ciò che trovo particolarmente interessante di questo autore è il generale sapore delle sue tele, se confrontate con quelle di autori come Frederick Leighton o come il “nostro” John Waterhouse: rispetto ad autori che in oriente non avevano mai messo piede o, comunque, non si erano mai trattenuti troppo a lungo, Lewis sembra faticare a cogliere quel fascino e quell’esotismo di cui, data la sua lunga esperienza egiziana, avrebbe dovuto essere intriso. E’ probabile che il moptivo di ciò sia molto semplice e da ricercarsi nell’essenza stessa dell’esotismo. Ma di questo parlerò un’altra volta. Per ora lascio a voi il giudizio delle sue scene di vita orientale.

7 Comments

  1. Già, è quello che penso anch’io. Molto ordinata… quasi ordinaria, no? Ma come mai? Dipingendo per il pubblico inglese, tenta di epurare la realtà che ha vissuto finendo con il “ripulirla” troppo? Oppure, al contrario, vivendo il volto reale dell’oriente finisce con il perdere i fascino e la magia che intridono i dipinti orientaleggianti di altri autori?

  2. credo proprio che, come dici tu, la conoscenza diretta dell’ambiente orientale lo obbia un po’ spoetizzato ai suoi occhi, impoverendo il suo immaginario e privando perciò le sue tele di magia.

  3. E’ la teoria che sposo, Heraclitus, ma alcuni critici non condividono. Ne parlerò nel prossimo post.

    Saluti anche all’esimio Conte ed a Fumo.

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