Hansel e Gretel e la sveglia intempestiva

Dopo Cappuccetto Rosso Sangue e Biancaneve e il Cacciatore, ecco che Hollywood continua la sua operazione Fraktured (ricordate? le versioni sui generis di fiabe note, che facevano da intermezzo ai cartoni nel Rocky e Bullwinkle Show), coinvolgendo questa volta Occhio di Falco e una delle tante attrici di Hollywood colpite dalla sindrome di Portman, quella […]

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Dopo Cappuccetto Rosso Sangue e Biancaneve e il Cacciatore, ecco che Hollywood continua la sua operazione Fraktured (ricordate? le versioni sui generis di fiabe note, che facevano da intermezzo ai cartoni nel Rocky e Bullwinkle Show), coinvolgendo questa volta Occhio di Falco e una delle tante attrici di Hollywood colpite dalla sindrome di Portman, quella terribile malattia che impedisce loro di chiudere la bocca. Ad affiancarli, niente di meno che Jean Grey, Lucifero e una schiera di streghe svedesi, in un filmone fatto di rocambolesche corse nella foresta, mostriciattoli di gomma e gigantesche balestre a ripetizione. Un film in cui Pihla Viitala mostra le chiappe, come pare sia suo uso e costume, e abbiamo tutto in uno lo sceriffo coglione, il ragazzino che vuole combattere, Lara Croft con il fratello che le dorme sotto al letto (e nessuna sorpresa che il suddetto si perda via alla prima ora d’aria che gli capita di ottenere), la strega buona e un misterioso mistero sulle origini dei nostri eroi. Un film scritto e diretto dal regista di quel filmaccio in cui i ragazzini scongelavano i nazisti zombi, per intendersi, sul quale IMDB giustamente ci mette in guardia avvertendoci che “People who liked this also liked Black Sheep – Pecore assassine“. «Ho imparato due cose», dice Hansel all’inizio del film, dopo un prologo che tiene ad assicurarsi la comprensione di chiunque, anche di chi abbia vissuto la propria vita murato in una cassapanca, e per questo ci racconta la fiaba da capo, per filo e per segno. Avrebbe dovuto impararne tre. Le prime due? Irrilevanti. La terza? Un must. Se sei diabetico e fai un lavoro di mano, figlio mio, punta l’allarme per l’insulina a cinque o dieci minuti prima di rovesciare gli occhi all’indietro e crollare per terra. Un film, quindi, che ha anche una morale. Cosa chiedere di più?

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