Da SketchUp a Revit con Formit (e tanta tanta pazienza)

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, una popolazione di piccoli e teneri orsacchiotti viveva pacificamente su una luna boscosa chiamata SketchUp. Vivevano in pace, facendo quello che gli ewok sanno fare meglio: agghindavano di fiori le principesse, si nutrivano di carne umana e adoravano il loro androide dorato. Il loro workflow era più o meno […]

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, una popolazione di piccoli e teneri orsacchiotti viveva pacificamente su una luna boscosa chiamata SketchUp. Vivevano in pace, facendo quello che gli ewok sanno fare meglio: agghindavano di fiori le principesse, si nutrivano di carne umana e adoravano il loro androide dorato. Il loro workflow era più o meno il seguente:

  1. il capo Ewok organizzava il progetto dal punto di vista estetico e funzionale, verificando il brief del cliente e organizzando la “visione”;
  2. un Ewok #1, chiamato “ewok caddista” o “povero Ewok” si occupava di portare in Cad il layout, mentre un Ewok #2, detto “creativo” partiva dagli schizzi del capo Ewok per realizzare un visual 3d del progetto.

I poveri pacifici orsacchiotti erano infelici, ma non se ne rendevano conto (a parte povero ewok caddista, forse quello maggiormente consapevole all’interno del workflow). Disegnavano lo stesso progetto due volte per ogni versione, anche quando – cosa non frequentissima ma nemmeno troppo insolita – le figure di Ewok #1 e Ewok #2 coesistevano all’interno dello stesso orsacchiotto.

La relazione tra i due Ewok poteva essere tra le più varie, dall’amicizia d’infanzia alla faida fratricida, ma il risultato sarebbe stato sempre il medesimo: inevitabilmente si sarebbe arrivati a due versioni del progetto, una graziosa (quella di ewok creativo) e una corretta (quella di povero ewok caddista).

 

Ma la cosa non era destinata a durare, perché il MALVAGIO IMPERO GALATTICO stava per installare sulla felice luna boscosa un nuovo software chiamato Revit.

A questo punto dell’implementazione, di solito il malvagio impero procede (giustamente ma alquanto faticosamente) ad eradicare le cattive abitudini. Per qualche motivo, AutoCad trova inserimento nel workflow molto più facilmente di SketchUp. Ora, sgombriamo subito il campo da equivoci: personalmente ritengo che l’eradicazione totale dei due strumenti, almeno nelle prime fasi dell’implementazione, sia un passo necessario al successo dell’implementazione stessa. L’utilizzo dei vecchi strumenti viene visto come una scappatoia all’apprendimento di quelli nuovi, e spesso i vecchi strumenti vengono utilizzati in modo non integrato con il flusso di lavoro necessario al nuovo software (e alla nuova metodologia, se stiamo parlando non solo di Revit ma di BIM nel suo complesso). Il workflow quindi, già ingarbugliato in partenza, rischia di assumere rapidamente questo aspetto:

workflow - sketchup autocad bim monkey

E non so francamente da dove iniziare per descrivere quanto sia male adottare questo schema, in cui il capoprogetto continua a rapportarsi solo con gli attori di prima, che continuano a usare i software di prima, mentre l’onere di trasformare il tutto in un progetto BIM viene affidato a un’entità di rango inferiore, amichevolmente soprannominata BIM monkey. Il lavoro è moltiplicato per tre, e con esso le possibilità che il progetto finale non somigli nemmeno lontanamente a quello che si voleva ottenere (e incidentalmente a quello che ha visto il cliente, dato che spesso le presentazioni vengono estratte dal progetto in versione SketchUp).

Anziché lasciare intatto il nocciolo di lavoro iniziale, pensando di poter risolvere la cosa acquistando sul mercato nero una scimmia BIM a basso costo, la chiave di un’implementazione efficace consiste nel bombardamento a tappeto sui computer dei progettisti che devono iniziare a usare Revit fin dalle prime fasi del lavoro.

Esistono tuttavia almeno due scenari in cui persino il malvagio impero galattico, persino nella sua manifestazione più purista (che, ripeto, supporto e condivido), deve trovarsi a fare i conti con il modellatore che fu di Google:
1. i progetti in corso sono in SketchUp;
2. la libreria componenti è in SketchUp.

Mi occuperò del problema numero 1. Il problema numero 2 merita un discorso a parte.


 

1. Abbiamo un progetto già partito in SketchUp
(inserire sirene d’emergenza *qui*)

Ebbene sì, può succedere. Può succedere che un progetto sia già stato parzialmente sviluppato in SketchUp, o che sia stato sviluppato in questo modo il suo intorno, il suo involucro, il suo contesto. Il lato positivo è che il progettista ha già un approccio tridimensionale alla progettazione, e probabilmente non presenterà alcune delle resistenze più frequenti nei caddisti abituati a un approccio bidimensionale. Il lato negativo è che… beh, che parte del lavoro è già in SketchUp.

Il flusso di scelte che ci si trova a dover prendere in questi casi ha un aspetto del genere.

The_Scream

Ora, Revit consente di importare file di SketchUp già da qualche versione, tramite i comandi Import o Link Cad. Autodesk consiglia, per limitare i danni, di passare tramite una famiglia. Perché parlo di danni? Beh, ve lo dimostro subito. Non c’è trucco, non c’è inganno: lo dimostro partendo da file nuovi non preparati, signore e signori, non preparati, e se qualcuno dal pubblico vuole offrirsi volontario… ecco, Lei, signora, con il cappellino rosa. Mi vuole tenere questo file di SketchUp un momento, per favore? Grazie. E’ un modello del Chrysler Building, preso dalla 3d Wharehouse di Trimble SketchUp (sì, ora è Trimble, per tutti coloro che hanno vissuto gli ultimi due anni chiusi in una cassapanca). Ora, per amore della scienza e dato che il software lo consente, tenterò di inserire il file di SketchUp (non preparato, signore e signori, non preparato) all’interno di un nuovo progetto di Revit, realizzato a partire dal template architettonico. Questo è il risultato.

sketchup to revit - cannot open

Questo è probabilmente il risultato che otterrete tentando di importare un qualunque modello SketchUp di media complessità all’interno di un progetto di Revit.

Ora, tentiamo la strada suggerita da Autodesk e proviamo a importare il file skp all’interno di una famiglia. La pagina non specifica di quale famiglia dovrebbe trattarsi, per cui ripeto l’esperimento con una famiglia di categoria Entourage e con una famiglia di categoria Massa. Risultato? Dai che indovinate.

sketchup to revit - cannot open

Sempre per amore della scienza (signora, grazie, può tornare al Suo posto), tento anche di importare il modello skp in una famiglia in-place, dato che il workflow veniva consigliato da Autodesk fino a non molto tempo fa. Indovinate? Sì.

sketchup to revit - cannot open

Ultimo tentativo: provo ad aprire il modello di SketchUp dal suo software madre, esporto un CAD 3d (come dicevo l’eradicazione di AutoCad è faccenda complessa e articolata). SketchUp sembra felice di farlo.

sketchip export to cad - ok

Prego tutti di ricordare che la versione free di SketchUp, chiamata anche SketchUp Make, non consente di svolgere questa operazione più o meno dal secondo dopoguerra: per esportare verso la concorrenza è necessario acquistare la versione Pro alla modica cifra di $695.

Ma ricchi e potenti sono gli strumenti a nostra disposizione quindi apro il file in AutoCad, perché fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. AutoCad fa un po’ il diffidente, ma con qualche rassicurazione sembra contento di aprirlo.

open exported cad - warning

Ha l’aspetto del Chrysler Building, decisamente, e l’Audit si limita a mettere mano a tre blocchi. Naturalmente ho perso qualunque informazione relativa a materiali e mappe (sotto alla finestra di audit, due screenshot rispettivamente presi da SketchUp e da AutoCad)

autocad - audit

 

.chrysler building sketchup (1).jpgchrysler building - autocad.

Prendo quindi il mio tanto faticosamente sudato cad e lo importo in Revit. Ecco che finalmente riesco a vedere il mio edificio in tutto il suo splendore. Sembra di aver scalato l’Everest, ma non abbiamo ancora nemmeno iniziato a fare ciò che dobbiamo fare (= progettare).

chrysler building - revit

Da notare che la complessità del modello, o per lo meno l’illusione di una sua complessità, è data solamente dalle texture: le forme sono modellate in modo decisamente elementare (qui sotto, due screenshot presi direttamente da SketchUp). Nulla che non sarei riuscita a ottenere con una massa di Revit.

.chrysler building - shaded with texture chrysler building - shaded.

 

Con modelli SketchUp più complessi, è possibile che nemmeno il CAD riesca a salvarvi.

Diamo un’occhiata alle dimensioni dei file, prima di procedere. Non c’è trucco, non c’è inganno. Tutti i file hanno ricevuto un Purge selvaggio e contengono il solo Chrysler Building.

chrysler - file sizes

Come ci aspettiamo, un file rvt contenente un dwg esportato da un skp pesa circa quattro volte il file di partenza. Ecologicamente poco sostenibile. E naturalmente, prima che qualcuno lo proponga, il file importato non è esplodibile a meno di perdere l’intera geometria 3d.

Vada come vada, la rimodellazione del file SketchUp all’interno di Revit si rivela sempre la soluzione migliore e, spesso, l’unica praticabile. E per come la vedo io, anche se mi rendo conto che questa opinione rischia di essere impopolare tra i miei pari, il compito di ricostruire il progetto non deve gravare sul progettista, che è già abbastanza impegnato a imparare un nuovo metodo, imparare un nuovo software e incidentalmente, nel tempo libero, dovrebbe anche magari progettare. In aggiunta al carico, e in risposta a chi potrebbe suggerire di far svolgere la ricostruzione del contesto come esercitazione per apprendere il nuovo software, vi sono due fattori principali da considerare:
1) fare è gratificante, ma rifare è frustrante: assegnare un’esercitazione che richiede di ripetere del lavoro già fatto con un altro software non può che deprimere il team, e aggiungerà accoliti alla già nutrita fazione di coloro che vedono l’implementazione di Revit come tempo sottratto alla progettazione;
2) il progettista, soprattutto se alle prime armi con il software, deve poter iniziare il lavoro vero e proprio in un ambiente protetto, ordinato, che fornisca un esempio virtuoso di come dovrebbe essere impostato il file. Per questo non è mai una buona idea utilizzare i file di esercitazione come base per un lavoro che dovrà essere sviluppato e consegnato: è una buona ricetta per un disastro.
Per queste due ragioni primarie, e per una miriade di ragioni secondarie, la famigerata ricostruzione del file all’interno si Revit dovrebbe essere realizzata dal BIM Tutor o, in mancanza, dal BIM Coordinator. In un mondo ideale, non dovrebbe essere carico del BIM manager perché a questo punto dell’implementazione il BIM manager avrà ben altre gatte da pelare (vedere punto 2).

Da qualche mese a questa parte, un nuovo strumento si è affacciato sul mercato promettendo di risolvere problemi come questo. Lo strumento è Autodesk Formit 360, e si compone di due componenti: una piattaforma on-line e un add-in scaricabile per Revit 2015 e 2016. L’add-in si compone di quattro funzionalità principali, ma per il workflow che ci interessa ecco cosa viene proposto.

sketchup - formit - revit workflow

Ora, senza preconcetti e provando a mantenere la mente aperta, tentiamo l’operazione con quello stesso modello.

revit - formit addin - convert sketchup

Da Revit 2016, sotto il tab Add-In, scelgo la terza opzione, Convert SKP to Formit 360 Sketch e incrocio le dita. Mi appare una schermata con grafica anni ’80, forse così studiata per andare incontro al caddista che non è mai passato alla visualizzazione Drafting & Anniotation.

formit add interfaccia - revival anni 80

Faticosamente raggiungo la cartella in cui si trova il file SKP, propongo la stessa cartella come output e passo i successivi cinque minuti a fare ciò che ogni BIM Coordinator deve imparare a fare sin dai suoi primi passi: osservare pazientemente una rotella che gira. L’AddIn sembra soddisfatto di se stesso.

formit conversion - happy

Andando a vedere quello che è successo, troviamo che nella nostra cartella è comparso un nuovo misterioso file, chiamato come il file SKP, con estensione *.axm. Scelgo quindi il pulsante Formit 360 dalla barra di Revit e questo si rivela essere il mio primo errore (a parte aver scelto questo mestiere, intendo). Il mio browser preferito è Google Chrome, che non è il browser preferito di Autodesk (provate a iscrivervi alla certificazione ACI se non mi credete). La pagina si carica, l’app si popola di contenuti ma al momento di mettere carburante nel jetpack (letteralmente) qualcosa non va per il verso giusto e Chrome me lo comunica con la sua consueta grazia.

formit - chrome doesn't respond

Ma ormai è tanto tempo che stiamo insieme, io e Autodesk: so cosa vuole, e rovisto nel mio computer alla ricerca di Internet Explorer. Non so bene dove l’abbia messo. Forse è lì, insieme al maglione con la treccia che mi ha fatto mia madre per Natale del 1988. Lo trovo. Digito la ricerca nella barra degli indirizzi. Mi ricordo che Explorer non accetta le chiavi di ricerca nella barra degli indirizzi. Apro Google. Cerco Autodesk Formit. Vado alla pagina. Ed è proprio quando pensi di conoscere qualcuno che quello ti sorprende.

formit internet explorer

 

Tesoro, ti giuro, ero convinta che ti piacessero i broccoli!

Tento di nuovo Chrome e infine Firefox, che devo installare appositamente. Con la volpe in fiamme ho maggiore fortuna, ma ad un certo punto anche Chrome decide di aprire l’app. Scegliendo di importare un file all’interno dello spazio di lavoro Formit, l’App propone una scelta tra immagini e modelli 3d personalizzati, nel famigerato formato axm. L’importazione del Chrysler sembra essere andata per il verso giusto.

Chrysler - formit

A questo punto è possibile, tramite il comando Export, esportare localmente un file Formit 360 Sketch, ma questo passaggio è inutile: l’apertura in Formit in realtà serve semplicemente come verifica e, eventualmente, per apportare ulteriori modifiche. Se si desidera importare il file all’interno di Revit così come mamma Trimble l’ha fatto, è sufficiente scegliere dall’AddIn l’opzione Convert Formit 360 Sketch to RVT (sì, il file axm non è uno strano formato di interscambio ma è esattamente il formato di file letto e scritto da Formit).

La buona notizia è che il procedimento è relativamente breve, e si conclude con successo. La cattiva notizia è che anche in questo caso vengono perse le texture ma non si può avere tutto, giusto?

chrysler building - revit da formit

Il file ottenuto pesa circa 1Mb in più rispetto a quello che avevamo ottenuto importando il CAD, ma si compone di quattro diverse famiglie di massa (nominate in modo creativo, ma anche in questo caso cerchiamo di non essere troppo pignoli) ovvero:
– il Chrysler Building vero e proprio;
– una famiglia di massa contenente un paio di model line solitarie e pazze;
– una massa per la topografia;
– un’altra massa con la mesh della topografia.

A questo punto la tentazione è fortissima: mi metto in sezione, tiro una sessantina di livelli con interpiano di 4m, seleziono la massa del Chrysler e le chiedo di farmi dei pavimenti. Nulla accade.

.revit - chrysler building - prospetto revit - chrysler building - floors.

Ed è allora che mi sorge quel ragionevole dubbio che avrebbe dovuto aggredirmi prima.
Edito la famiglia.
E dopo aver superato una romantica visualizzazione con cieli azzurri e prati verdi, mi trovo di fronte alla cruda realtà dei fatti e al reale funzionamento di Formit.
Inutile aspettarsi una conversione delle geometrie, a quanto pare.
La famiglia, del peso nominale di circa 400 Kb, contiene una geometria importata simile a quella che avremmo potuto importare direttamente (se solo non avessimo ottenuto quella sequenza di errori), naturalmente non esplodibile. Dal punto di vista BIM, l’oggetto è intelligente come un sasso. A differenza del CAD, però, l’oggetto da Formit non viene importato già pulito: nel semplice test effettuato su questo apparentemente semplice modello, la sola famiglia del Building contiene 12 elementi ancora da purgare, tra annotazioni e stili. E a questo punto diventa chiaro anche il motivo dell’incremento in peso: anziché importare un singolo oggetto, ne vengono importati quattro in altrettante famiglie.

Conclusioni

– La buona notizia è che Formit offre una scorciatoia di rimbalzo per tutte quelle situazioni in cui Revit si rifiuta di importare direttamente il file SketchUp, e fornisce una ragionevole scomposizione dello SketchUp laddove si desideri mantenerne solo delle parti e non si sia in grado di pulire il modello direttamente nel suo software nativo.
– La cattiva notizia è che la rimodellazione da zero all’interno di Revit sembra essere ancora l’unica strada per ottenere geometrie pulite e leggere.

Per dovere di cronaca, bisogna invece dire che una geometria modellata nativamente in Formit e poi importata in Revit mantiene la propria dignità (qui sotto, accanto al Chrysler, un cubo dimostrativo). Si tratta comunque di famiglie poco intelligenti, non parametriche, modellate in totale spregio delle categorie e dei piani di riferimento. Continuo a pensare che sia più produttivo (e alla lunga decisamente più gratificante) insegnare un uso corretto delle masse concettuali. E su questa nota romantica, con il sole che tramonta dietro al Chrysler Building e i piccoli ewok che si recano a nanna, vi lascio alle vostre considerazioni. E buona implementazione a tutti.

revit - chrysler and cube

 

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