[FMIA2020] Viaggio ad Amatrice

Sabato e domenica 23-24 Novembre, con Luigi Santapaga e il team di Forma Mentis abbiamo avuto il privilegio di essere accolti ad Amatrice insieme ad un nutrito numero di ragazzi che prenderanno parte all’edizione 2020 della nostra iniziativa di responsabilità sociale, il Forma Mentis Innovaction Award. Come ho già avuto modo di riportare, quest’anno l’iniziativa assume un […]

Sabato e domenica 23-24 Novembre, con Luigi Santapaga e il team di Forma Mentis abbiamo avuto il privilegio di essere accolti ad Amatrice insieme ad un nutrito numero di ragazzi che prenderanno parte all’edizione 2020 della nostra iniziativa di responsabilità sociale, il Forma Mentis Innovaction Award.

Come ho già avuto modo di riportare, quest’anno l’iniziativa assume un respiro nazionale e si ingrandisce ulteriormente, rispetto alla già grandiosa edizione che lo scorso semestre ci ha visti impegnati nell’immaginare un futuro diverso per il boschetto di Rogoredo a Milano. 70 ragazzi organizzati in 10 team avranno lo straordinario privilegio di poter immaginare la nuova veste di piazza Brigata Julia ad Amatrice, proprio al margine di quella che viene chiamata “zona rossa”, tutt’ora inagibile e sotto presidio militare.

L’apertura è stata un’occasione eccezionale sotto molti punti di vista.

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Quasi cinquanta dei ragazzi aderenti all’iniziativa hanno investito il tanto agognato week-end, in un anno di scuola difficile e su cui già si allunga l’ombra dell’esame di Stato, per raggiungerci a Roma e partire con noi sull’autobus messo a disposizione da Flixbus. Sono partiti a orari proibitivi, con i più disparati mezzi di trasporto, e all’ombra delle mura accanto a Stazione Termini ci hanno raggiunto non solo dalla Lombardia ma dalla Liguria, dall’Emilia Romagna, dalla Calabria e dalla Puglia, dal Molise e dal Trentino, dalla lontana Sicilia.

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L’arrivo ad Amatrice è un percorso di avvicinamento che si allontana presto dalla viabilità aggrovigliata della Circonvallazione Tiburtina e dalle tangenziale di Roma per addentrarsi in un Appennino splendido, in questa stagione, colorato d’autunno e costellato di castelli e borghi, monasteri, paesi cinti di mura e arroccati sulle colline.

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Attraversiamo l’incantevole Castel Sant’Angelo, con il suo splendido Laghetto dei Cigni e le sue vasche d’allevamento ittico, sfiliamo accanto ad una vita quotidiana fatta di pascolo, pecore, maneggi. Ma l’atmosfera cambia presto, all’uscita per Amatrice, dove un cartello ci avverte del presidio militare che incontreremo alla cima della strada.

Per entrare in Paese, sfiliamo accanto alle poche strutture ancora in piedi, incamiciate in una gabbia di putrelle metalliche, fino alla sala del centro polivalente che il Comune ci ha messo a disposizione.

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È sempre straordinariamente emozionante vedere i team incontrarsi per la prima volta e iniziare a lavorare sulle dinamiche di gruppo, sotto la sapiente guida del nostro coach marziale Umberto Maggesi. Ma farlo all’ombra del grande plastico di com’era Amatrice prima del sisma è stata un’emozione straordinaria.

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Per i ragazzi e per tutti coloro che fossero curiosi, invece, le mie slide sono a disposizione a questo indirizzo.


Impossibile descrivere a pieno la straordinaria accoglienza riservataci, anche in serata, dalla popolazione di Amatrice. Abbiamo trovato ospitalità in uno dei locali nella Piazza del Gusto, della Tradizione e della Solidarietà, un progetto di Stefano Boeri, realizzato grazie ai fondi raccolti da Corriere della Sera e TgLa7 attraverso l’iniziativa solidale “Un aiuto subito“. Nel luogo, che il progettista descrive basato «su un modello di piazza polifunzionale, capace di diventare un luogo di ritrovo e di scambio sociale, in cui gli abitanti possono usufruire di diversi servizi», si raccolgono molti degli esercizi commerciali e di ristorazione per cui il borgo era celebre.

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Stefano Boeri è da sempre protagonista della spinta per la ricostruzione della bella Amatrice, e per noi fonte di grande ispirazione. Nello stesso Agosto 2018, ha raccolto 80 studenti da tutto il mondo sotto l’ala dell’Amatrice Reconstruction Lab, nella redazione di 15 progetti per immaginare il futuro.

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Accolti per la notte, sempre dalla grande generosità della popolazione locale, i ragazzi hanno dormito a San Lorenzo a Pinaco in un’altra struttura sorta per consentire alla comunità di continuare a vivere la propria socialità. Mettendo piede in questi luoghi, si respira densa l’importanza sociale dell’architettura, dell’avere uno spazio che sia espressione della vita dei cittadini. Un argomento di cruciale importanza per i ragazzi, che si apprestano ad ideare quella che è per eccellenza l’espressione principe dell’aggregazione di una comunità urbana.

«Progetta sempre una cosa considerandola nel suo più grande contesto:
una sedia in una stanza,
una stanza in una casa,
una casa nell’ambiente,
l’ambiente nel progetto di una città».
(Eliel Saarinen)

Alla mattina di domenica, la straordinaria Emma Moriconi ci ha accompagnato ad effettuare il rilievo della nostra zona di progetto, supportato da Survey123 per ArcGis di Esri (che non ringrazierò mai abbastanza per lo straordinario livello di partecipazione e di sostegno che stanno fornendo all’iniziativa, sia dal punto di vista tecnico che materiale e morale). Ma non prima di avere illustrato ai ragazzi, nuovamente davanti al plastico del borgo, la ricca storia di Amatrice. Scrivo dal sedile del passeggero in un’auto sulla via del ritorno, con poca e sofferta banda, ma caricherò nei prossimi giorni il video completo della sua appassionata lezione.

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I punti di riferimento dati sul plastico ci sono stati di grande sostegno una volta entrati nella “zona rossa”, dove il borgo è ormai ridotto alla traccia di ciò che era, marcata come una mappa, sul terreno dalla pavimentazione superstite e dagli appezzamenti di macerie. Gli oggetti di chi abitava nella zona, incredibilmente a tre anni di distanza, ancora affiorano dal terreno non dissodato. Un telefono cellulare. Una cartolina. Uno stivale macinato dai detriti. Frammenti di un angelo. Un vecchio pupazzo di Bugs Bunny. Sono fotografie che non mi sento di condividere.

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La responsabilità che abbiamo è enorme e l’opportunità di partecipare all’iniziativa, un onore raro.

Come dicevo sabato, proprio accanto a quel plastico e ai modellini di Costantino Fontanella, ci sono eventi che segnano la generazione di una Nazione. Sono quegli eventi di cui è possibile dire “ricordi dov’eri”. Il terremoto di quel 24 Agosto 2016 è stato uno di quegli eventi. Ricordo dov’ero, cosa indossavo, cosa stavo facendo quando ho aperto Twitter e ho visto quelle parole. Amatrice non c’è più. Come mia madre ricordava il disastro del Vajont o l’alluvione di Firenze. Ma ancora più delle tragedie, ricordiamo le azioni di risposta che ci hanno ribadito di essere una Nazione. Ancora più dell’alluvione di Firenze, oggi ricordiamo gli Angeli del Fango, gli studenti che si misero in viaggio per arrivare in soccorso ai libri e alle opere d’arte. Una pagina di storia del nostro Paese è stata una pagina di dolore ma anche di straordinaria forza.

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Ispirati da esempi come questi, oggi abbiamo la possibilità di dare il nostro piccolo contributo per scrivere una pagina che ci ha segnati e uniti, ma che ad oggi non ha ancora trovato una chiusura compiuta. Il presidente Mattarella ha dichiarato che ad Amatrice si gioca il futuro del Paese. Si gioca il futuro perché non possiamo definirci davvero un Paese fino a quando questo capitolo non abbia ricevuto il riconoscimento cui ha diritto.

Per questo, è importante che il nostro progetto sia una Piazza, e non un edificio, perché le piazze sono il cuore pulsante di un borgo, sono le fontane da cui sgorga la vita del paese. E per questo, nel nostro progetto, ho invitato a partire dalla gente, e gli amici di Esri Italia stanno già portando avanti uno straordinario lavoro in questo senso.

«Non si può pensare un’architettura senza pensare alla gente».
(Richard Rogers)

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