FMIA2020: i (miei) vincitori

Il 23-24 Novembre eravamo ad Amatrice con questi ragazzi, abbiamo dato il via a questo percorso formativo con un bellissimo viaggio che ci ha consentito di stringerci intorno a questa comunità e ascoltarne le esigenze. Tanti progetti sono partiti da un’analisi dati, da quella Science of Where, quella scienza dei luoghi, di cui Esri si […]

Il 23-24 Novembre eravamo ad Amatrice con questi ragazzi, abbiamo dato il via a questo percorso formativo con un bellissimo viaggio che ci ha consentito di stringerci intorno a questa comunità e ascoltarne le esigenze. Tanti progetti sono partiti da un’analisi dati, da quella Science of Where, quella scienza dei luoghi, di cui Esri si è fatta matrona in questa edizione del Forma Mentis Innovaction Award.

Da allora sono successe molte cose e ne ha parlato in primis l’onorevole Scotti della giuria d’onore, durante il suo commento nell’evento finale. Il nostro sistema è andato in crisi, il nostro sistema sociale, economico ed educativo.

Con il sistema educativo abbiamo da sempre lavorato in sinergia, eravamo abituati: anche quest’anno, i ragazzi che hanno partecipato al progetto non sarebbero qui senza il supporto di una schiera straordinaria ed illuminata, tra docenti e presidi d’istituto. È stato difficile, tra connessioni ballerine e hardware di fortuna, ma è stata trovata una soluzione, sempre, dove c’è stata la volontà di cercarla, di esplorare ogni opzione, di non lasciare nulla di inesplorato.

La domanda però che ci siamo dovuti porre, che non ci aspettavamo di doverci porre e che in tanti ci hanno posto è stata: ma ha ancora senso progettare una piazza, parlare di Amatrice, con tutto quello che sta succedendo? La domanda è legittima. Ma la risposta non può che essere: ‘Perché, il virus ha ricostruito le case? Ha ricostruito le piazze? Ha riportato insieme una comunità che ancora vive dispersa?’. Non mi pare. E credetemi, ci sarà sempre un’emergenza nuova, verso cui si punteranno gli occhi del mondo. Ma la capacità di questi ragazzi si è rivelata essere la capacità più importante, nel mondo in cui viviamo: quella di prendersi a cuore una causa e portare a termine un progetto, non perché pressati da una sensibilizzazione che spesso diventa una moda e vive il tempo di una storia su Instagram. L’hanno fatto perché questo è quello che fanno i professionisti: si prendono delle responsabilità e le portano a termine. Questi ragazzi hanno dimostrato di essere dei professionisti e degli straordinari esseri umani.

Per questo e già solo per questo, i ragazzi del FMIA2020 che sono arrivati alla fine del progetto sono dei vincitori, cui nulla sarà capace di mettere paura.

Non è però nel mio stile dire che tutti hanno vinto, lo sapete, e come l’anno scorso vorrei prendermi un momento per dare dei premi speciali, perché è vero che la maggioranza ha deciso, ma è anche vero che alcuni progetti hanno dimostrato qualità che meritano di essere sottolineate.

I vincitori ufficiali

1° posto: Edera

E’ stato dichiarato vincitore dalla giuria e non posso che concordare. Il progetto vincitore di quest’anno, sviluppato dal Team Edera, è certamente tra i progetti architettonicamente più eleganti, più equilibrati, più delicati. Del loro progetto ho in particolare apprezzato l’idea del foglio bianco, il grande canopy triangolare che fa ombra ad uno spazio che viene restituito al borgo e che rimarrà sempre in evoluzione, sempre loro, sempre da scrivere. Ma anche il modo in cui hanno trattato la scalinata, delicato come un flusso di pensiero, è stato ciò che probabilmente ha fatto entrare il loro progetto nel cuore dei giurati, determinandone la vittoria.

Il germe della follia si insinua anche nella delicatezza delle loro forme ed è una follia che rientra perfettamente nel solco di innovazione: impossibile non attirare l’attenzione sulle forme del loro parapetto.

1° posto (a parimerito): Vertigo

Non risulta tale dalle votazioni, ma lo è nel mio cuore e siamo sul mio blog, quindi qui sono io a fare le regole.

Sulla stessa lunghezza d’onda, e per quanto mi riguarda è vincitore a parimerito per quanto riguarda la qualità architettonica del loro contributo, è il progetto del Team Vertigo, che oltre a trattare la collina con straordinaria delicatezza ci regalano dei riflessi “potteriani” con la loro Stanza della Necessità.

Menzione Speciale: CreativaMente

Tra i progetti che architettonicamente si sono distinti, non posso non citare anche quello del Team CreativaMente, che sin dall’inizio ci ha affascinato con il suo concept.

I miei vincitori segreti

Nel mio cuore però si sono scavati un ventricolo speciale anche altri progetti, che battono a un ritmo diverso. Ed ecco quindi una contro-classifica allo specchio, altri tre progetti che nel mio cuore vincono un campionato speciale: quello della creatività senza pudore, dell’innovazione sfrenata, della follia.

We are all mad, here.

Menzione speciale: Team AmatreeX

Gli avevano detto di sfruttare le potenzialità del design generativo e loro hanno generato. Non si può dire che non abbiano generato. Rampe, pensiline, gazebi, arredi urbani. Se siete amanti delle forme che escono dai processi di topology optimization, questo progetto sarà una festa per i vostri occhi.

1° posto: Team HIVE

Ma il vincitore, il primo posto segreto nel mio cuore ribelle è riservato a questo progetto, soprannominato “il parco giochi tribale” da un membro della squadra tecnica che vuole rimanere anonimo. Mi è rimasto nel cuore da subito, con le sue forme matte, il suo susseguirsi di pieni e vuoti e le luci che ci faranno notare Amatrice da satellite. Si guadagnano un posto tra i miei progetti preferiti di tutti i tempi, di tutte le edizioni, insieme al progetto Pandora dell’anno scorso, con i suoi palloni aerostatici.

That’s all, folks!

Se vi siete persi l’evento finale e la premiazione… beh, niente, è andato. Anche se sono sicura che verranno caricati dei video nei prossimi giorni. Noi, invece, ci vediamo l’anno prossimo!

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