Europa e BIM: la situazione degli altri stati membri
Dopo alcune false partenze, il prossimo 18 aprile verrà approvato il decreto legislativo per il recepimento di svariate direttive europee tra cui la famigerata 2014/24/EU sugli appalti pubblici, che introduce l’obbligo di utilizzare il Building Information Modeling. Non si sta parlando d’altro. Il decreto abrogherà tutte quelle parti del D.lgs. 163/2006 (il Codice Appalti, per gli amici) in contrasto con le […]
Dopo alcune false partenze, il prossimo 18 aprile verrà approvato il decreto legislativo per il recepimento di svariate direttive europee tra cui la famigerata 2014/24/EU sugli appalti pubblici, che introduce l’obbligo di utilizzare il Building Information Modeling. Non si sta parlando d’altro. Il decreto abrogherà tutte quelle parti del D.lgs. 163/2006 (il Codice Appalti, per gli amici) in contrasto con le direttive europee e in questi giorni non si sente che un ritornello: finalmente l’Italia si mette in pari con il resto dei Paesi, l’Italia è sempre l’ultima. Alzi la mano chi non ha sentito frasi come queste almeno una volta nell’ultima settimana.
Ho deciso quindi che era il caso di armarmi di santa pazienza per restituirvi un’idea precisa a riguardo. Siamo veramente così indietro? Sarà poi vero?
Il quadro della situazione
1. La maggior parte dei Paesi che aveva normative e standard in materia BIM, li ha comunque riveduti tra il 2012 e il 2014, o li sta rivedendo oggi. Questo dovrebbe fornire un indizio a tutti coloro che sostengono si faccia BIM da vent’anni (anche se i più audaci si spingono addirittura a dire trenta): stiamo assistendo a un fenomeno nuovo per tutti e se è vero che il BIM nasce tanto tempo fa in una galassia lontana lontana, il concetto si è evoluto. Il BIM di oggi non è più quello di cui si parlava anni fa.
2. All’estero difficilmente si parte da una normativa, ma la normativa è punto d’arrivo di un processo che viene promosso dallo Stato tramite le Università, trova la risposta nella committenza (pubblica e non), raccoglie esperienza e poi ritorna, allo Stato, arricchito di tutto ciò che occorre a stilare delle linee guida, delle best practice, degli standard nazionali. Delle sei nazioni in cui il BIM è davvero reso obbligatorio da un mandato nazionale, e si parla comunque solo di opere pubbliche, quattro sono europee: Danimarca, Finlandia, Norvegia, Regno Unito. Di queste, solo Finlandia e Norvegia richiedono l’utilizzo del BIM per tutti gli appalti pubblici, senza restrizione di modalità e importo dei lavori.
3. Gli strumenti maggiormente utilizzati all’estero per introdurre il BIM si possono così riassumere:
– creazione di una piattaforma digitale (accade in Germania, ma anche in Italia);
– creazione di task group sul modello del BIM task group britannico (accade nel Rego Unito, ma anche in Italia);
– studio degli esempi esteri (accade in Spagna e in Irlanda);
– adozione tramite progetto pilota (accade in Francia);
– creazione di best practice, linee guida e standard nazionali, con particolare accento sul framework legale (accade nella maggior parte dei Paesi del nord Europa).
Non credete a questa diagnosi? Non credete alla mappa? Ok. Ecco di seguito gli Stati Membri dell’Unione Europea (e qualche rilevante Paese non membro dell’UE) con relativi veloci ritratti circa la situazione normativa riguardo al BIM. Dovendo scegliere un ordine, ho scelto di ordinarli per valore dell’industria delle costruzioni, in rigoroso ordine decrescente. Per la cronaca, l’Italia sarebbe stata quarta, in questo elenco, con un valore dell’industria pari a 163 miliardi di euro.
La materia è vasta e complessa, il mondo è bello perché è vario e tutto quanto il resto. Se ho perso di vista quindi qualche documento o qualche norma estera che ritenete fondamentale a farsi un quadro della situazione, o se sono stata ingenerosa con i progressi di qualche Nazione, per favore segnalatemelo e sarò ben lieta di aggiornare periodicamente questo articolo. La situazione è in rapidissimo movimento, quindi mi aspetto che le informazioni qui contenute diventino obsolete molto molto in fretta.
Germania (valore: 285 miliardi). Nel 2012, il Ministero Federale per i Trasporti, le Costruzioni e l’Urbanismo (BMVBS) ha commissionato un progetto di ricerca durato un anno, ovvero dal 1 Dicembre 2012 al 30 Novembre 2013, intitolato ZukunftBAU, Costruire il Futuro. L’iniziativa è anche nota come “Future Building” o, più semplicemente, come la BIM-Guide for Germany. Si tratta di un agile documento in sei pagine che fotografa la situazione attuale rispetto a quella degli altri Paesi e fornisce alcuni input circa i principi generali e gli obiettivi del metodo. Il documento è scaricabile qui.
Nel gennaio 2015, in occasione del BAU di Monaco, il ministro Alexander Dobrindt ha annunciato il lancio di una piattaforma digitale per le costruzioni (Plattform Digitales Bauen). Obiettivo della piattaforma è raccogliere esperienze e contributi con in modo da delineare una strategia nazionale per l’adozione del BIM a partire dai casi studio, specie dopo gli incidenti di budget e tempistica di opere come l’aeroporto Berlino-Brandeburgo (8 miliardi di euro spesi contro 2.2 stimati, chiusura lavori prevista per il 2007), la stazione ferroviaria cosiddetta Stuttgart 21 (il cui costo potrebbe arrivare a €18.7 miliardi da una spesa preventivata che non avrebbe dovuto essere superiore a 4.5), la Elbphilharmonie di Amburgo (che avrebbe dovuto essere completata nel 2010 ed è fuori budget di circa 195 milioni di euro), e l’elenco dei progetti in perdita potrebbe continuare ancora a lungo. Ad oggi, una direttiva federale o nazionale sugli appalti pubblici in BIM non è ancora stata varata. Le ultime notizie parlano di fine 2020 per un mandato sulle infrastrutture.
Normativa: no (prevista per fine 2020).
Linee guida: no.
Approccio: ricerca preliminare di taglio accademico, piattaforma digitale, creazione di una strategia nazionale attraverso i casi studio. In perfetta sintonia con il proverbiale approccio pragmatico tedesco, la Germania parte da ciò che è stato fatto per trarne una teoria valida per tutti.
Francia (valore: 200 miliardi). In concomitanza con l’annuncio di Dobrindt, nel gennaio 2015 la Francia ha approvato il finanziamento di €20 milioni per un piano di transizione digitale. L’iniziativa si pone sullo stesso livello del BIM task group britannico, è guidata da Jerome Mast e costituisce risposta al lavoro di ricerca di sei mesi portato avanti da Bertrand Delcambre e consegnato al governo nel Dicembre 2014. E se la Germania sembra puntare sulle infrastrutture, l’obiettivo francese è di costruire in BIM circa 500,000 abitazioni entro fine 2017: da quel punto, forte di questo precedente, il metodo dovrebbe diventare obbligatorio per tutte le opere pubbliche. Da notare che, nonostante non esista un vero obbligo, da un paio di anni molti appalti francesi richiedono già l’utilizzo del BIM, sia per la progettazione che per la gestione del cantiere. Il rapporto originale di Delcambre è scaricabile qui: circa una sessantina di pagine in cui si affrontano i principali argomenti di base tra cui i livelli di collaborazione (qui sotto), la gestione del patrimonio, i rapporti tra progettista e impresa.
Normativa: no (prevista per fine 2017).
Linee guida: no.
Approccio: ricerca preliminare di taglio accademico, affermazione istituzionale del metodo tramite progetto pilota.
Regno Unito (valore: 177 miliardi). Terzo, ma naturalmente primo per completezza e per mia personale preferenza, il Regno Unito è vero e proprio traino europeo. Risale al 2015 il BIM Protocol v2.1 (il documento viene costantemente aggiornato) e ormai sapete tutto circa le varie parti che compongono il PAS 1192 (o, per lo meno, dovreste). Anche nel Regno Unito, il processo è iniziato con una ricerca, un progetto pilota costituito dall’edilizia scolastica, e un piano di implementazione cui ha fatto seguito l’introduzione normativa. Esiste un BIM Protocol specifico per Bentley e uno specifico per Autodesk Revit con tanto di model validation checklist, oltre che uno per Archicad e uno per Vectorworks, mentre in Italia siamo preoccupati anche solo a nominare un software come se questo compromettesse la filiera tutta (e come se fosse davvero possibile fare BIM senza i software), un template di BIM Execution Plan e una model matrix. L’elenco completo dei documenti è reperibile qui. Ho fornito qui, invece, l’elenco dei documenti relativi a British Standard e PAS 1192.
Normativa: sì.
Linee guida: se non sono linee guida quelle, nessuno le ha.
Approccio: ricerca preliminare di taglio accademico e affermazione istituzionale del metodo tramite progetto pilota, forte accelerazione per fare da traino al Paese.
Spagna (valore: 63 miliardi). Ospite del BIM Summit Europeo, cui ormai manca pochissimo, la Spagna è sicuramente uno dei terreni più fertili dal punto di vista intellettuale ma lo è altrettanto dal punto di vista dell’implementazione? Ho già espresso il mio punto di vista parlando del programma del summit e sono ansiosa di vedere se la Nazione è al passo con i propositi di arrivare a un’implementazione parziale per il 2018 (strutture e infrastrutture pubbliche di nuova costruzione con budget superiore a 2 milioni di euro). Nel frattempo sì, ci vediamo a Barcellona.
Normativa: no.
Linee guida: vedremo.
Approccio: mappatura del Paese, introduzione normativa graduale.
Olanda (valore: 60 miliardi). Risale al 1 febbraio 2013 la cosiddetta RGD BIM Norm, un documento di 30 pagine in cui si parla di BIM soprattutto in relazione al Facility Management: il BIM è considerato obbligatorio nei contratti di tipo DBFMO (Design-Build-Finance-Mantain-Operate) ma un piano per la sua obbligatorietà negli appalti pubblici è ancora in lavorazione. Il documento è scaricabile qui, ma questa pagina contiene altri documenti satellite che potrebbero risultare interessanti. Se sapete l’olandese, ovviamente. Nel 2012, il ministro dell’interno (RGD) ha richiesto l’utilizzo del BIM per la manutenzione e la gestione di grandi edifici di proprietà statale. A me sembra un po’ come se qualcuno che non sa cucinare (come me) si ponesse come primo obiettivo quello di fare il soufflé. Probabilmente mi sbaglio. Vi prego ditemi che mi sbaglio.
Normativa: sì ma solo per il Facility Management.
Linee guida: sì.
Approccio: mappatura del Paese, introduzione normativa graduale.
Svizzera (valore: 53 miliardi). Benché non faccia parte dell’Unione Europea in senso stretto, valeva la pena includerla nell’elenco se non altro per prossimità geografica. E nonostante si sia sempre propensi a credere che la Svizzera sia anni luce avanti rispetto all’Italia, l’annuncio di uno tra i primi progetti in cui il BIM verrà utilizzato in modo collaborativo risale al giugno 2015. Nessuna traccia di linee guida, mandati, protocolli nazionali. E’ dell’università italiana l’iniziativa di un corso che parli di BIM.
Edit 07/2016: la Svizzera ha recentemente pubblicato una bozza di best practices per la pubblica revisione. Si tratta della SIA 2051, scaricabile qui.
Normativa: no.
Linee guida: no.
Approccio: tentativo.
Norvegia (valore: 46 miliardi). Considerato tra le prime ad aver adottato il BIM a livello nazionale, il governo di Oslo ha varato un primo mandato nel 2005 (anche se le prime prese di posizione in favore del BIM risalvoo al 2000) e l’ha poi riveduto nel 2013 traducendolo in quello che è attualmente noto come il Statsbygg BIM Manual 1.2.1 (il trucco per pronunciarlo è sdrucciolare con nonchalance sulla prima parola). Con questo documento, la Norwegian Defence Estates Agency e gli enti ospedalieri richiedono l’utilizzo del BIM nei loro progetti entro quest’anno, il 2016. Non ho reperito informazioni di aggiornamento circa questa risoluzione e non so se il governo norvegese si consideri nella tabella di marcia per questo suo progetto. Certo è che gli standard norvegesi hanno un taglio molto simile a quello di un Employer Information Requirements e si pongono dalla parte del committente nel definire BIM requirements, suddivisi per disciplina, e formati di output. Sono scaricabili qui.
Normativa: sì.
Linee guida: sì.
Approccio: specifiche statali che guardano alla committenza, focus sulle opere pubbliche.
Polonia (valore: 44 miliardi) e Repubblica Ceca (valore: 16 miliardi). Se dobbiamo credere a un’indagine congiunta delle Università di Varsavia, Cracovia e Brno, la consapevolezza nazionale circa il BIM è piuttosto alta (81%) ma mi permetto di esprimere scetticismo circa un’indagine che ha coinvolto 43 partecipanti su una popolazione totale di rispettivamente 40 e 10 milioni. Il focus nazionale sembra essere tuttavia l’implementazione nel settore privato, più che in quello pubblico, con aumento di consapevolezza e maggior cultura. Principale ostacolo sembra tutt’ora essere una preferenza per l’output bidimensionale.
Da segnalare in Polonia (grazie professor Ciribini) la Izba Projektowania Budowlanego, ovvero la Camera di Costruzione e Progettazione, molto attiva nel processo di recepimento della direttiva europea. Al punto 4.8 della loro serie di note alla bozza della nuova legge sugli appalti pubblici, ad esempio, si parla di BIM: le richieste principali vertono sulla necessità di evitare che l’introduzione dell’obbligo generi irregolarità concorrenziali, sulla realizzazione un piano dettagliato di sviluppo e, in particolare, su uno stanziamento di fondi per l’implementazione di qui al 2020, oltre che sulla regionalizzazione del metodo britannico. L’approvazione della nuova norma appalti è prevista entro la fine di quest’anno.
Normativa: no.
Linee guida: no.
Approccio: specifiche statali che guardano alla committenza, focus sulle opere pubbliche.
Belgio (valore: 39 miliardi). Nell’ottobre 2015, la Vrije Universiteit di Bruxelles ha pubblicato un agile libercolo di 60 pagine con una discutibilissima copertina ma interessanti contenuti. Si tratta di un “generic protocol”, una guida destinata a tutte le parti in causa nell’industria delle costruzioni, sviluppata da un BIM task group promosso dall’associazione dei contractor, con la partecipazione di Ordine degli Architetti (G30) e degli ingegneri (ORI), che propone alcune strategie a livello metodologico e organizzativo. L’approccio generale può essere definito cauto: ad ogni ruolo per ogni disciplina si propone l’affiancamento della propria controparte BIM, e lo scenario proposto è fondamentalmente un Level 2 con modelli federati in fase di consegna. Il documento è scaricabile qui. Anche in questo caso, non costituisce normativa.
Normativa: no.
Linee guida: sì.
Approccio: ricerca preliminare di taglio accademico, sviluppo di linee guida per l’industria nazionale
Svezia (valore: 34 miliardi). La E4FS 2012:0076, o BIM-strategy del 2012, richiede che le revisioni e l’approvazione del cliente vengano condotte tramite modelli tridimensionali coordinati a un livello di base, ma possono essere supportati da materiale bidimensionale. Esiste tuttavia un documento aggiuntivo, l’OpenBIM’s contract appendix, che si pone l’obiettivo di incentivare l’utilizzo di BIM a livello collaborativo tramite la semplificazione in primis degli ostacoli legali.
Normativa: sì.
Linee guida: sì.
Approccio: documentazione-guida per facilitare la penetrazione del metod0
Austria (valore: 32 miliardi). Senza troppa fanfara, l’Austria propone il proprio set di standard dal 2015 e lo fa tramite documenti sviluppati sulla falsa riga dei PAS britannici: non costituiscono quindi normativa, ma linea guida. Si tratta del pacchetto ÖNORM A6241 suddiviso in ÖNORM A 6241-1 per il Level 2 e ÖNORM A 6241-2 per il Level 3. I documenti relativi sono scaricabili qui e anche in questo caso, com’è accaduto per la revisione dei British Standard, la maggior parte dei pacchetti di download è ancora CAD-centrica (ctb, dwg). I documenti relativi al BIM sono acquistabili per le modiche cifre di 182,40€ (la ÖNORM A 6241-1: 2015 07 01) e 161,60€ (la ÖNORM A 6241-2: 2015 07 01). Gli standard sono stati oggetti di discussione durante un BIM summit a Vienna nel luglio 2015 (il programma qui) e sono attualmente considerati in vigore. Nonostante si citi spesso l’Austria tra i Paesi in cui il BIM è obbligatorio per gli appalti pubblici, l’informazione non è corretta: si tratta di un metodo più o meno affermato, ma comunque non obbligatorio (grazie a Loredana Cavalieri per la conferma).
Normativa: no.
Linee guida: sì.
Approccio: sviluppo di standard nazionali
Finlandia (valore: 29 miliardi). Nonostante venga spesso citata tra i pionieri del BIM, e nonostante il Senato abbia avuto un ruolo predominante nel traino del settore verso la digitalizzazione rendendo obbligatorio il BIM per i progetti pubblici già nel 2008, i New Common BIM Requirements (COBIM per gli amici) sono stati rivisti durante questo primo periodo di test, e successivamente rilasciati nel 2012. Il loro obiettivo è estendere l’utilizzo del BIM all’intero ciclo di vita dell’edificio, ma il ritratto tracciato da BuildingSMART Finlandia pochi anni fa ci parla di un mercato tutt’altro che sviluppato, dove il settore è trainato dalle grandi imprese costruttrici ma progettisti, enti private e investitori dimostrano ancora scarsa sensibilità al tema. I New Common BIM Requirements sono scaricabili qui nella loro versione inglese e si compongono di tredici parti:
1. Principi generali
2. Modelazione delle condizioni di partenza
3. Progettazione architettonica
4. MEP
5. Progettazione strutturale
6. Garanzia di qualità
7. Quantity take-off
8. Utilizzo dei modelli per la visualizzazione
9. Utilizzo dei modelli per i calcoli MEP
10. Utilizzo dei modelli per l’analisi energetiche
11. Gestione di un progetto BIM
12. Utilizzo dei modelli nel Facility Management
13. Utilizzo dei modelli nelle fasi di costruzione
I documenti contengono indicazioni che variano dall’ovvio (per modellare un muro occorre utilizzare lo strumento “muro”, pagina 9 della parte 1) al meno ovvio, con indicazioni specifiche circa il BIM per l’esistente, per il MEP, per il Quantity Take-off. Consiglio in particolare il modulo 6 sulla Quality Assurance. Anche in questo caso, sono i cosiddetti “state clients” a fare da traino, principalmente la State Property Services Agency e la Senate Properties.
Normativa: sì.
Linee guida: sì.
Approccio: promozione della committenza pubblica, creazione di standard e linee guida
Danimarca (valore: 27 miliardi). Tra i Paesi in cui il ragionamento sul BIM è maggiormente sviluppato, la Danimarca porta avanti la propria sperimentazione dal 2001 con la fondazione della Danish Digital Building Initiative (o DIBS) poi tradotto in atto pratico nel 2007. Il 1 aprile 2013 (pesce) viene emesso l’Executive Order No. 118 (meglio noto come Danish BIM Mandate) in cui viene richiesto l’utilizzo di Information & Communication Technology (con consegna di IFC sì, ma vengono accettati anche i formati nativi) per appalti pubblici al di sopra dei 700.000 € e per progetti a partecipazione/finanziamento pubblico che superino i 2,7 milioni. I sette punti del mandato vengono comunemente così riassunti:
1. Coordinamento ICT;
2. Gestione dei modelli digitali durante la loro realizzazione;
3. Creazione di una rete digitale di collaborazione e comunicazione durante lo sviluppo e la realizzazione del progetto;
4. Utilizzo dei modelli digitali anche dopo la consegna del progetto;
5. Quantity Takeoff e appalti digitali;
6. Consegna digitale della documentazione di progetto;
7. Ispezioni digitali.
Ormai lanciata verso il Level 3, quella danese è sicuramente una delle scene più mature. Il BIM viene richiesto principalmente dai cosiddetti “state client”, enti come la Palaces & Properties Agency, la Danish University Property Agency e la Defence Construction Service.
Il cosiddetto BIPS 3D Working Method è scaricabile qui, dove peraltro è possibile consultare una serie piuttosto corposa di casi studio. Tutti rigorosamente in danese.
Normativa: sì.
Linee guida: sì.
Approccio: piattaforma digitale, creazione di una strategia nazionale attraverso i casi studio
Irlanda (valore: 9 miliardi). E’ recentissima la notizia che anche l’Irlanda ha varato un proprio piano di implementazione, una roadmap che dovrebbe portare all’introduzione del BIM entro un paio di anni. A seguito di un’indagine condotta a livello nazionale sulle 100 maggiori aziende del settore, e i cui risultati si sono rivelati estremamente positivi, la strada irlandese per l’implementazione del BIM si divide in tre parti:
– la formazione di un National BIM Steering Committee, il prossimo marzo, inizialmente composto da tre figure (ma da allargarsi poi a una sorta di “concilio dei nove”);
– il lancio di un progetto di ricerca chiamato BIM Innovation Capability Programme (BICP) atto ad analizzare e monitorare le esperienze estere anche tramite una serie di workshop con le università e da alcuni progetti pilota;
– la creazione di un “client group” di supporto, composto da multinazionali come Facebook, Intel e Microsoft, e di un “contracts and procurement group” che dovrebbe occuparsi di ricercare la parte legale perché, come dichiara Alan Hore nella sua intervista a BIM+, “presently our contracts don’t work with BIM”.
Normativa: no.
Linee guida: no.
Approccio: indagine nazionale, formazione di task group, revisione del framework a partire dagli aspetti legali.
Portogallo (valore: 15 miliardi). Eccezione virtuosa per quanto riguarda le piattaforme digitali, il Portogallo obbliga l’eProcurement dal Novembre 2009, almeno per gli appalti pubblici. Sono numerosissime le piattaforme digitali certificate e riconosciute dal governo, tutte a pagamento, ed è in lavorazione da anni la realizzazione di una piattaforma per il procurement integrato e la gestione del processo costruttivo. Questa piattaforma è chiamata PLAGE (pessima idea per un Paese con bellissime spiagge: provare google per credere), e sarebbe la prima ad essere effettivamente BIM-based. Consiglio, a questo proposito, il paper “BIM-Based E-Procurement: An Innovative Approach to Construction E-Procurement” di António Aguiar Costa e António Grilo.
In questo senso, l’introduzione del BIM è partito da una solida base di digitalizzazione degli appalti, precedente e indipendente da esso. Un approccio decisamente interessante.
Ungheria (valore: 9 miliardi). Patria di Graphisoft (Archicad), l’Ungheria sembra avere una scena vivace ma poco organica, con diversi promotori privati che spingono da più parti per l’adozione del BIM. Riguardo all’assenza di un piano di implementazione nazionale, ringrazio (nuovamente) il professor Ciribini per la correzione: risale all’anno scorso il mandato per la creazione di una norma nazionale, che si poneva come ottimistico limite il 31 dicembre 2015. Si parla quindi di piattaforma digitale e di creazione di un’infrastruttura IT per la gestione degli appalti. Un interessante documento sulle possibilità del BIM in Ungheria è scaricabile qui.
Slovacchia (valore: 4 miliardi).
Cipro. Per la sorpresa dei meno informati, Cipro ha da tempo aggiunto il BIM tra gli argomenti della sua biennale European Conference on Product and Process Modelling (ECPPM perché il mio settore non può fare a meno degli acronimi): la call for papers di questa edizione cita esplicitamente argomenti come Multi-Model and distributed Data Management, BIM Implementation and Deployment, Building Performance Simulation. Con l’industria delle costruzioni che continua a contrarsi (sono passati da oltre 40,000 impiegati a meno di 28,000 dal 2014), possiamo aspettarci che il contributo di Limassol al dibattito sul BIM sia principalmente intellettuale. Il convegno si terrà dal 9 all’11 settembre. La scadenza per spedire i propri abstract, se a qualcuno interessa, è stata posticipata di un mese, dal 15 gennaio al 15 febbraio.
Bulgaria. Chi pensava che avrei escluso stati “minori” dal mio elenco evidentemente mi conosce molto poco. Da un punto di vista accademico, il dibattito sul BIM in Bulgaria sembra ancora acerbo: il professor Boyan Georgiev dell’Università di Architettura Civile, Ingegneria e Geotecnica di Sofia è promotore del metodo ma, a sua stessa detta in una recente intervista, l’argomento è ancora pressoché sconosciuto sul territorio nazionale. A portare avanti la battaglia insieme a lui, coBuilder Bulgaria e Nemetschek. Siamo solidali con la sua missione di creare un BIM task group nazionale.
Islanda. Citata spesso tra i primi Paesi ad adottare il BIM, l’Islanda ha fondato il suo implementation committee nel 2007 ma l’introduzione del metodo è stata decisamente lenta (si veda a proposito un paper di Sigurjón Guttormsson che fotografa la situazione al 2011). La causa di questa lentissima implementazione viene individuata, oltre che nella crisi del settore, anche nella mancanza di progetti pilota che abbiano davvero sfruttato le potenzialità del metodo. Si potrebbe quasi dire che l’Islanda sia ferma al Level 1, con nessuna intenzione di progredire.
Grecia. Non ancora implementata in alcuna direzione, né quanto a standard né quanto a normativa, la Grecia ha una posizione curiosa sull’argomento, con teorie formate circa quanto sia sbagliato insegnare BIM durante i processi di formazione degli architetti.
“In general, my opinion is that BIM should not be introduced in architectural training. I believe that because it has integrated designing tools, most of which have certain libraries that offer certain architectural aspects such as openings and a general design pattern. In my view this could be an inhibitory factor in architectural composition.”
(Mathaios Papavassiliou in un’intervista del 2011)
Estonia (aggiornamento, grazie all’approfondito documento di tesi di Marzia Bolpagni, citato in bibliografia). Nel giugno 2013, l’azienda di Real Estate Riigi Kinnisvara ha fatto importanti passi per l’introduzione del BIM nel Paese, stilando il Riigi Kinnisvara AS Mudelprojekteerimise juhend 2013, una serie di documenti di specifiche tra cui un documento sugli standard di modellazione e le modalità di condivisione (in stile PAS) e una serie di tabelle, rigorosamente in Estone. Un elenco completo di tutti i documenti è reperibile qui. Consiglio in particolare di dare un’occhiata agli “schemi esplicativi” dei processi collaborativi.
Non mi è pervenuta notizia di alcuna strategia nazionale di implementazione.
Lituania. (aggiornamento grazie ai preziosissimi contributi bibliografici di Darius Migilinskas). Probabilmente sull’onda delle influenze ricevute dalla vicina Scandinavia, il Paese è attivo nella ricerca sul BIM dal 2002, quando lo stanziamento di fondi privati alla ricerca ha consentito di formare un task group di studiosi che iniziassero a portare avanti simulazioni e progetti pilota con quello che allora era considerato Building Information Modeling. I risultati di questo gruppo sono stati simili a quelli ottenuti in altri Paesi, e che hanno portato alla teorizzazione di una transizione dal Level 1 al BIM come oggi viene considerato, con i suoi connotati collaborativi. Da allora, la Lituania ha portato avanti la ricerca (in questa presentazione è possibile sfogliare alcuni dei progetti pilota realizzati in BIM) e l’università di Vilnius offre numerosi corsi di laurea centrati sulla digitalizzazione del costruito e sulla progettazione parametrica. Sempre a Vilnius si tiene, dal 27 Aprile al 30 Maggio, la quinta edizione della Skaitmenine Statyba, la conferenza sulla digitalizzazione.
Attualmente il task group sta continuando sulla strada per l’introduzione dell’obbligo normativo sugli appalti pubblici, dopo l’emanazione di standard e linee guida BIM. E’ attesa per questo mese la pubblicazione dei template per il BIM Execution Plan e per l’Employer Information Requirements.
Croazia. Non pervenuta.
Lettonia. Non pervenuta.
Lussemburgo. Non pervenuto.
Malta. Non pervenuta.
Romania. Non pervenuta.
Slovenia. Non pervenuta.
In calce, la Russia non era contemplata nel mio elenco ma questo ha causato malcontento, quindi includiamola pure.
Dopo una serie di fertili dibattiti trainati dal contributo accademico di personalità come il professor Vladimir Talapov, architetto e matematico autore di decine e decine di trattati sul BIM, nel marzo 2014 il Presidential Expert Council russo ha reso pubblica la decisione di imbarcarsi in un’introduzione normativa del BIM per gli appalti pubblici. Da allora sono stati realizzati 25 progetti pilota il cui lesson learned è stato compilato lo scorso novembre: si attendono sviluppi entro i prossimi due anni, anche se nessuno si è sbilanciato a promettere una data. Nel frattempo, continua l’implementazione a livello universitario per creare percorsi di studi che formino i nuovi professionisti e il governo si è imbarcato in un’impresa non dissimile al nostro progetto InnovAnce: un sistema di classificazione unificato a livello nazionale che codifichi oltre 70,000 prodotti, prefabbricati e materiali da costruzione (fonte: BIM+).
Chiedo scusa agli amici russi: non avevo certamente intenzione di escluderli dal discorso (soprattutto considerato che, a quanto vedo, siamo davvero sulla stessa barca).
Per ulteriori approfondimenti:
– McGraw Hill Construction SmartMarket Report, 2014;
– McGraw Hill Business Value of BIM for Owners, 2014;
– una selezione di BIM guidelines a cura di Natspec;
– Emmanuel di Giacomo, “BIM, trends from all around the world” in occasione del 1° European BIM Summit di Barcellona, 13 febbraio 2015;
– Ella Poon, “Worldwide BIM policies and strategies“;
– Marzia Bolpagni, “The implementation of BIM within the public procurement: A model-based approach for the construction industry“, 2014.
Inoltre, il professor Ciribini dell’Università di Brescia parlerà di questo argomento il prossimo 17 febbraio a Genova, al convegno dell’Ance.
Buongiorno, l’articolo è molto interessante ma sembra essere un po’ datato.
Ad oggi (ottobre 2020), cosa cambia sostanzialmente?
Buongiorno,
l’articolo è molto datato, sì. Per un aggiornamento avrei bisogno di qualche settimana di ricerca ma di fatto l’introduzione della ISO 19650 a livello comunitario dovrebbe aver allineato almeno tutti i Paesi UE con l’aggiunta della Svizzera. Se dovessi rifare il lavoro oggi, penso che adotterei metriche differenti (ad esempio, il tasso di richieste negli appalti pubblici): il discorso sulla mandatorietà e sulla presenza di norme tecniche è reso un pochino obsoleto, per l’appunto, dal cosiddetto “Vienna Agreement” di adozione della ISO.