BIM e fasi di progettazione

Come dicevo ieri, i LOD vengono (o forse dovrei dire venivano) definiti secondo una scala progressiva di sviluppo che passa attraverso iter intermedi di approvazione. Questa scala progressiva deve essere mappata con le consegne e, di conseguenza, con le fasi del progetto. Questa definizione costituisce un elemento cruciale che, anche secondo la norma italiana, il cliente deve affrontare sin […]

Come dicevo ieri, i LOD vengono (o forse dovrei dire venivano) definiti secondo una scala progressiva di sviluppo che passa attraverso iter intermedi di approvazione. Questa scala progressiva deve essere mappata con le consegne e, di conseguenza, con le fasi del progetto. Questa definizione costituisce un elemento cruciale che, anche secondo la norma italiana, il cliente deve affrontare sin dalla redazione del Capitolato Informativo.

Il committente, sempre nel Capitolato Informativo, definisce per ciascun oggetto, o insieme di oggetti, il livello di sviluppo minimo che ritiene necessario per il raggiungimento dell’obiettivo e gli usi dei modelli cui questi oggetti si riferiscono, per ciascuna fase del processo.
(UNI 11337-4)

Nonostante la ISO non renda obsoleto il concetto di fase (grazie al cielo), la nuova densità di informazioni sulla norma ha reso leggermente obsolete anche le mie lezioni sull’argomento e quindi ho deciso di rendere disponibili anche questi moduli. Consideratelo un regalo.

5. Livelli di Sviluppo e Progressione delle Fasi

 

Mai creare i pesci prima di aver creato l'acqua.
Mai creare i pesci prima di aver creato l’acqua.

Questo ci porta a dover affrontare il concetto di fase, con un occhio di riguardo alle differenze tra i codici appalti dei principali paesi con cui ci troviamo a dialogare.

5.1 Il RIBA Plan of Work

Nella definizione delle fasi progettuali, il Royal Institute of British Architects detiene certamente una palma d’onore. Il loro Plan of Work costituisce un framework fondamentale e imprescindibile per il lavoro non solo sul suolo britannico ma anche in numerosi altri progetti privati, britannici o meno.

MK4 - 3.1 - LOD (14)

Queste le fasi del flusso britannico:

  • Strategic Definition: obiettivo della fase è identificare il Business Case e lo Strategic Brief per conto del cliente, insieme ai requisiti chiave del progetto;
  • Preparation and Brief: è la fase degli studi di fattibilità e delle analisi relative al territorio dell’intervento, che ha come scopo identificare gli obiettivi di progetto e gli outcome che ci si aspetta da esso, impostare le aspirazioni in termini di sostenibilità, definire il Budget e altri parametri primari, stilare il Project Brief;
  • Concept Design;
  • Developed Design;
  • Technical Design;
  • Construction;
  • Handover and Closeout;
  • In Use.

Il Plan of Work è un testo eccellente sotto ogni punto di vista, che incidentalmente si preoccupa di definire anche alcuni usi del modello considerati mandatori per ogni fase. Si tratta di un testo del 2013 cui nel 2016 ha fatto seguito uno specifico Small Project Plan of Work:

RIBA_smallprojectplanofwork

Una specifica riga viene dedicata al Level of Detail, in questo modo, con la chiara clausola che “se si utilizza il BIM, il modello è da considerare come un deliverable”):

  • Strategic Definition: non assegnato;
  • Preparation and Brief: non assegnato;
  • Concept Design: Pianta di Inquadramento 1:1250; Planivolumetrico 1:500; Piante, Sezioni e Prospetti 1:100;
  • Developed Design: aggiornamento di quanto consegnato nella fase precedente, con l’aggiunta di dettagli schematici in scala 1:50 e di outline specifications;
  • Technical Design: Block Plan 1:500, Pianta di inquadramento 1:100 comprendente i drenaggi e le sistemazioni esterne, piante, sezioni e prospetti 1:50, piante e sezioni di dettaglio 1:20, dettagli di componenti in scala 1:10 / 1:5 / 1:1, schedule di porte, finestre e finiture, specifiche dettagliate;
  • Construction: non specificato;
  • Handover and Closeout: Pianta di inquadramento 1:100 come nel Technical Design, Piante, sezioni e prospetti 1:50, specifiche dettagliate, altre informazioni relative a strutture e impianti derivanti da subcontractor specialisti laddove non incorporate negli architettonici;
  • In Use: non specificato.

Come si vede, il focus britannico è sugli elaborati, più che sugli elementi: anche da questo probabilmente deriva il concetto di Level of Documentation (LOC) introdotto nella ISO e, a monte, la specifica di un Level of Information Need discretizzato per deliverable.


 

5.2 In Francia

Anche in Francia, il processo di progettazione, costruzione e consegna di un immobile si articola intorno a un numero abbastanza consistente di fasi.

  • PROG: preparazione del brief;
  • OAD: fase di preparazione con la pubblica amministrazione;
  • PRE: design preliminare;
  • APS: design schematico, più o meno corrispondente alla fase di Concept del RIBA;
  • APD: design di dettaglio, più o meno corrispondente alla fase di Developed Design del RIBA;
  • DPC: la presentazione del progetto per richiedere il permesso di procedere alla costruzione;
  • POG: una prima parte del Technical Design, esclusa la documentazione di appalto;
  • DCE: la documentazione di appalto vera e propria;
  • MDT: una fase prettamente burocratica che vede la preparazione dei contratti per impresa e subappalti;
  • VISA: fase di eventuali commenti agli elaborati sviluppati da imprese e subappalti;
  • DET: fase di costruzione;
  • AOR: fase di handover;
  • DOE: as built.

È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che mi sono potuta occupare in santa pace di un progetto in Francia, quindi ogni commento è bene accetto se la situazione è diversa da come ricordo io.


 

5.3 In Italia: poche e travagliate fasi

In Italia, al contrario, ci troviamo in una situazione diametralmente opposta a quella di questi due Paesi: poche fasi in cui si concentra una grande quantità di deliverables.

Se non sbaglio, le fasi della progettazione vengono definite per la prima volta in modo chiaro nel cosiddetto Testo Unico delle Tariffe e degli Onorari Professionali dell’ingegnere e dell’architetto (legge n.143), un testo del 1949 in cui vengono identificati cinque passaggi:

  • la fase di Pianificazione e Programmazione;
  • una serie di attività propedeutiche alla progettazione;
  • la fase di Progettazione vera e propria;
  • la fase di esecuzione con le connesse attività di Direzione all’Esecuzione che possono ricadere in campo ad architetto o ingegnere;
  • Verifiche e Collaudi;
  • Monitoraggi in fase di esercizio.

ITA_fasi_001

 

Il testo rimane invariato molto a lungo, fino al sopraggiungere della celebre Legge Merloni (Legge quadro in materia di lavori pubblici, 109/94), cui si deve il merito di:

  • dettagliare la fase di pianificazione e programmazione in attività connesse alla decisione di intervento e in attività di reperimento delle risorse necessarie;
  • inserire il documento preliminare alla progettazione nelle attività propedeutiche alla progettazione, ora chiamati “adempimento precendenti l’inizio dei lavori”;
  • dettagliare la fase di progettazione in progetto preliminare, progetto definitivo e progetto esecutivo, una terminologia che utilizziamo ancora oggi.

ITA_fasi_002

 

Curiosamente e nonostante la sua grande popolarità tra i progettisti (io stessa ho studiato su questo testo), vale la pena ricordare che la Legge Merloni ha avuto una vita di 50 giorni: nello stesso anno sopraggiunge il dl 326 (il cosiddetto Decreto Radice), che apre le porte al magico mondo delle deroghe. Non ha vita migliore il dl 163/06 (Codice de Lise), che nei suoi dieci anni di vita subisce 579 modifiche attraverso 73 provvedimenti legislativi. Le fasi della progettazione rimangono quelle della Legge Merloni, ma più per prassi operativa che per effettivo vigore normativo della stessa.

And I think to myself, “What a wonderful World”.

Nelle integrazioni successive e prima di arrivare a quanto definito dall’attuale dl50/16, vale la pena citare il dpr 207/10 (un regolamento di esecuzione ed attuazione per il Codice De Lise, amichevolmente detto anche Regolamento Appalti), in cui la situazione delineata è più o meno la seguente:

ITA_fasi_003

L’obiettivo del testo è indicare la posizione dei passaggi di verifica e far sì che il processo venga svolto garantendo una maggiore accuratezza.

La situazione attuale, delineata nel dl 50/16 amichevolmente chiamato Codice Appalti, ci vede ancora in presenza di tre fasi:

  • un progetto di fattibilità tecnica ed economica, cui può accompagnarsi un documento di fattibilità delle alternative progettuali;
  • il progetto definitivo;
  • il progetto esecutivo.

 

MK4 - 3.1 - LOD (15)

Rispetto ai contenuti di ogni fase vale la pena ricordare che:

  • l’art.23 comma 5 del dl50/16 definisce i contenuti del progetto di fattibilità tecnica ed economica ma le sue disposizioni sono state poi modificate dal dl 56/17 e, successivamente, dal dl 32/19 (il cosiddetto Sblocca Cantieri, titolato Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l’accelerazione degli interventi) e attualmente recita: “Il progetto di fattibilità tecnica ed economica individua, tra più soluzioni, quella che presenta il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività, in relazione alle specifiche esigenze da soddisfare e prestazioni da fornire. Per i lavori pubblici di importo pari o superiore alla soglia di cui all’articolo 35 anche ai fini della programmazione di cui all’articolo 21, comma 3, nonche’ per l’espletamento delle procedure di dibattito pubblico di cui all’articolo 22 e per i concorsi di progettazione e di idee di cui all’articolo 152, il progetto di fattibilita’ e’ preceduto dal documento di fattibilita’ delle alternative progettuali di cui all’articolo 3, comma 1), nel rispetto dei contenuti di cui al decreto previsto all’articolo 23, comma 3. Resta ferma la facolta’ della stazione appaltante di richiedere la redazione del documento di fattibilita’ delle alternative progettuali anche per lavori pubblici di importo inferiore alla soglia di cui all’articolo 35. Nel progetto di fattibilita’ tecnico ed economica, il progettista sviluppa, nel rispetto del quadro esigenziale, tutte le indagini e gli studi necessari per la definizione degli aspetti di cui al comma 1, nonche’ gli elaborati grafici per l’individuazione delle caratteristiche dimensionali, volumetriche, tipologiche, funzionali e tecnologiche dei lavori da realizzare e le relative stime economiche, secondo le modalita’ previste nel decreto di cui al comma 3, ivi compresa la scelta in merito alla possibile suddivisione in lotti funzionali. Il progetto di fattibilita’ tecnica ed economica deve consentire, ove necessario, l’avvio della procedura espropriativa.
  • l’art.23 comma 7 sempre del dl50/16 definisce i contenuti del progetto definitivo, ma le sue disposizioni sono state poi modificate dal dl 56/17 (Disposizioni integrative e correttive al dl 50/16) ma le modifiche non sono significative per noi (riguardano l’aggiunta di un comma 16 sul costo dei prodotti), quindi al momento si continua a seguire quanto nel dl50 ovvero: “individua compiutamente i lavori da realizzare, nel rispetto delle esigenze, dei criteri, dei vincoli, degli indirizzi e delle indicazioni stabiliti dalla stazione appaltante e, ove presente, dal progetto di fattibilità; il progetto definitivo contiene altresì tutti gli elementi necessari ai fini del rilascio delle prescritte autorizzazioni e approvazioni, nonché la quantificazione definitiva del limite di spesa per la realizzazione e del relativo cronoprogramma, attraverso l’utilizzo, ove esistenti, dei prezziari predisposti”;
  • il comma 8 dello stesso articolo si preoccupa di definire il progetto esecutivo, il quale: “determina in ogni dettaglio i lavori da realizzare, il relativo costo previsto, il cronoprogramma coerente con quello del progetto definitivo, e deve essere sviluppato ad un livello di definizione tale che ogni elemento sia identificato in forma, tipologiaqualità, dimensione e prezzo. Il progetto esecutivo deve essere altresì corredato da apposito piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti in relazione al ciclo di vita”.

 

6. Tante fasi o poche fasi? Agile, Lean e BIM

Me l’avete già sentito dire molte volte, ma una volta in più non farà male: un sistema che prevede poche e corpose consegne va contro ogni principio di miglioramento continuo e, in definitiva, contrasta ogni tentativo di lavorare in qualità. A questo proposito, invito a far riferimento a quanto ho già scritto riguardo al BIM in AGILE o, se preferite, potete leggere questo eccellente riassunto6 Tips for Succesfully Applying the Agile/Scum Methodology for BIM Spatial Coordination. L’argomento è generalmente parte del mio modulo di project management al Boost for BIM Management di AM4 a Lecco.

A questo proposito, mi è capitato di recente di imbattermi in questa app, attualmente in Beta, che varrebbe la pena testare.

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Vi lascio, come sempre, con qualche consiglio di lettura e di approfondimento sull’argomento LOD, in coda al quale si inseriva questo ragionamento circa le fasi di un progetto.

7. Level of Development/Definition/Donald: Bibliografia di Riferimento

Henner_Lectura

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