"All this he saw, for one moment breathless and intense, vivid on the morning sky; and still, as he looked, he lived; and still, as he lived, he wondered."

Architetture a Milano: una guida (2)

Proseguo il pubblico ripasso di architettura milanese con una breve carrellata di interessantissimi edifici progettati attorno agli anni ’50. La puntata precedente è qui.

Grattacielo Pirelli, per gli amici Pirellone (1955-60). Oggi sede della Regione Lombardia, il grattacielo è uno dei simboli di Milano ed è frutto di un progetto congiunto di Dell’Orto, Fornaroli, Giò Ponti, Rosselli e Valtolina, coadiuvati da Danusso e Nervi per le strutture. Apparentemente semplicissimo, il corpo verticale presenta in realtà percettibili curvature che giocano sull’effetto prospettico per ottenere una linea elegante e slanciata, non incombente. Il corpo è impostato su una piattaforma rialzata di un piano – tre metri – rispetto alla piazza Duca d’Aosta (MM2 e MM3 Centrale) ed è a pianta poligonale allungata, sostenuta da pilastri a sezione triangolare. che ospitano i collegamenti verticali e alcuni impianti, e da una struttura accentuata all’esterno ma non invasiva.

Complesso polifunzionale P. Bottoni di Corso Buenos Aires (MM1 Buenos Aires), 1947 – 49. Edificio rivoluzionario della scena urbana, venne inizialmente concepito come una serie di edifici lungo il fronte del corso che spezzassero la tradizionale cortina ponendosi invece perpendicolarmente alla via e lasciando solo il corpo basso dei negozi e dei servizi sull’allineamento tradizionale. L’edificio puntava a creare un tessuto urbano più rado, che lasciasse spazio a cortili comunicanti con lo spazio pubblico e a giardini, oltre a consentire un’elevazione maggiore senza per questo intaccare le condizioni sanitarie dell’abitare.

Torre velasca (1956 – 58). Altro simbolo di Milano, opera della premiata ditta BBPR, la torre è decisamente meno elegante del già descritto Pirellone: di forma fungoidale (o fallica, qualcuno sostiene), è alta 87,50 metri e comprende 28 piani: la parte della cappella (sia che si tratti di un fungo sia che si tratti di un… vabbé, lasciamo perdere) è destinata ad abitazioni, mentre il resto è adibituo ad uffici. E posso assicurare che gli uffici sono di rara bruttezza, mentre le abitazioni hanno il loro perché. Ma tanto io soffro di vertigini oltre il terzo piolo della scala.
La struttura è interamente in cemento armato e la forma fu molto discussa per il suo presunto tentativo di citare la tradizione costruttiva lombarda dei campanili. A mio parere ben altri sarebbero i motivi di critica.

Sede Istituti riuniti Marchiondi Spagliardi e Protezione dei fanciulli (1953-57). Edificio dal nome terribile nella zona altrettanto terribile di Baggio, è opera di Viganò e rispetto a strutture analoghe dei decenni precedenti dimostra una crescita anzitutto nell’approccio pedagogico ed educativo. Affatto repressivo ed imponente, l’edificio si articola secondo uno schema aperto in un vasto tessuto verde con elementi di collegamento tra le strutture autonome e zone di svago e soggiorno. La pianta segue un reticolo con modulo di base di 3×5 m.
Il progetto appartiene alla corrente del brutalismo. Quindi è brutto. E se ne vanta pure.

Sul PAC – Padiglione d’arte contemporanea di Ignazio Gardella scriverò un post a parte. In fin dei conti è stato o non è stato oggetto di una tesina il primo anno?

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4 Comments
  • Njord
    Posted at 09:17h, 12 February Reply

    CERTO CHE HAI MOLTO TEMPO PER SCRIVERE SUL BLOG…Tanto per la cronaca hai dimenticato di menzionare l’opera più “clù”…sempre appartenente alla brutale corrente: IL MARCHIONDI DI Baggio…

  • Shelidon
    Posted at 10:11h, 12 February Reply

    Il Marchiondi di Baggio è il penultimo della lista: ti dev’essere sfuggito. Non ho menzionato invece alcuni altri edifici, di Bottoni, ma non mi sembravano fondamentali (della serie: speriamo che non me li chiedano).

    Quanto al tempo, come ti sarai accorto sto semplicemente pubblicando degli appunti di ripasso a beneficio di una persona cui piace Milano e, perché no, di altri malcapitati che come me devono dare l’esame. Sto a tutti gli effetti studiando. *__^

  • PaoloFerrucci
    Posted at 10:55h, 12 February Reply

    Ottima pratica, questa: coniugare le esigenze formative e di studio con la divulgazione attraverso il blog.

    Bello.

    ciao

  • Shelidon
    Posted at 11:06h, 12 February Reply

    Ti ringrazio. Mi piacerebbe poter fare di più ma il tempo, come si suol dire, è tiranno.

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