BIM Design Sprint (3)

Il Design Sprint è un framework per affrontare un problema complesso e proporre costruttivamente soluzioni verificate e approvate: stiamo provando ad applicarlo alla creazione di una parte della libreria BIM aziendale. The big idea with the Design Sprint is to build and test a prototype in just five days. You’ll take a small team, clear […]

Il Design Sprint è un framework per affrontare un problema complesso e proporre costruttivamente soluzioni verificate e approvate: stiamo provando ad applicarlo alla creazione di una parte della libreria BIM aziendale.

The big idea with the Design Sprint is to build and test a prototype in just five days. You’ll take a small team, clear the schedule for a week, and rapidly progress from problem to tested solution using a proven step-by-step checklist. It’s like fast-forwarding into the future so you can see how customers react before you invest all the time and expense of building a real product.

La parte 1 dell’articolo, dedicata alle fasi preparatorie e al lunedì, è qui
La parte 2, dedicata al martedì, è qui.
In questo articolo entriamo nel merito di ciò che accade mercoledì: la giornata delle decisioni irrevocabili.

1.3. Decidere (mercoledì)

By Wednesday morning, you and your team will have a stack of solutions.
Now, you have to decide which of those sketches should be prototyped and tested.

La mattina è quindi dedicata ad un processo decisionale in cinque fasi, mentre nel pomeriggio le soluzioni scelte devono essere assemblate in uno storyboard.

1.3.1. Decisioni in cinque fasi

Uno degli obiettivi del Design Sprint è evitare le lunghe infruttuose discussioni tipiche della riunione tradizionale. Per la fase decisionale, quindi, lo strumento proposto è un metodo in cinque fasi per l’analisi delle proposte e la facilitazione del flusso decisionale.

  1. Galleria d’arte:
    questa prima fase sarà già stata parzialmente portata avanti al termine della giornata di martedì: gli Sketch sono stati infatti appesi alla parete e ora devono solo essere rivelati.
  2. Heatmap:
    nessuna spiegazione accompagna questi sketch, quindi la fruizione di quanto esposto può e deve essere individuale. A ciascun partecipante si richiede di apporre da 1 a 3 segnalini di votazione accanto alla soluzione o alle soluzioni che preferiscono. Come sempre, è possibile votare la propria soluzione o apporre più di una votazione alla stessa soluzione.
  3. Speed critique:
    si richiede che il gruppo dibatta ogni soluzione, evidenziandone i punti chiave. Nei tre minuti dedicati a ogni idea, devono emergere non solo i punti di forza ma anche le possibili criticità e le obiezioni. Solo al termine della discussione si chiede all’autore dello sketch di integrare con eventuali punti mancanti. Questa non deve essere l’occasione per l’autore di spiegare nuovamente la propria idea, ma solo un momento di eventuale integrazione. L’ideale sarebbe avere storyboard che sono auto-esplicative e non hanno bisogno di integrazione.
  4. Strawpoll:
    al termine delle spiegazioni, si richiede ai partecipanti di apporre un segnalino di decisione più grande – o di colore diverso – sull’idea preferita.
  5. Supervote:
    alla persona o alle persone in potere decisionale vengono dati tre ulteriori segnalini di decisione, adeguatamente diversificati da quelli precedenti, chiamati supervoti. Si prototiperanno le soluzioni scelte dal decisore: i segnalini precedentemente apposti servono da guida e sono una buona cartina di tornasole, per il facilitatore, per analizzare quanto il decisore tenga in considerazione l’opinione e il lavoro del gruppo.

 

Le idee che hanno ricevuto un supervoto vengono raggruppate insieme. Si decide quindi se le idee votate possono essere combinate in un unico prototipo o se è necessario portare avanti parallelamente diversi prototipi in quella che Jake Knapp chiama rumble (letteralmente, rissa). Se ci si trova in quest’ultimo scenario, è opportuno dedicare un ulteriore momento perché il team proponga e voti dei nickname con cui riferirsi ai prototipi.
Oltre ai vincitori, vengono anche messe da parte idee votate dal team ma non dal decisore, su cui eventualmente ci si potrà concentrare più tardi. Dato che le idee non rilevanti sono già state scartate nella giornata di martedì, le idee arrivate a questo punto sono tutte presentate come rilevanti e si tratta solo di metterle in priorità per concentrare gli sforzi.

1.3.2. Storyboarding 2.0

Idealmente, la mattinata dovrebbe concludersi con la scelta del prototipo o dei prototipi da sviluppare. Il pomeriggio viene quindi dedicato allo storyboarding, in cui le idee vengono combinate e articolate in un piano dettagliato per il funzionamento del prototipo. Nello storyboard, si inizia dal momento in cui il cliente target (individuato lunedì) incontra il prodotto o la soluzione da prototipare e si termina con lo scenario ideale di conseguimento dell’obiettivo. Lo storyboard non dovrebbe contenere meno di cinque né più di quindici passaggi.

Si tratta di una fase critica, in cui si deve impedire l’insorgere di nuove idee mai presentate prima, o il ritornare di idee precedentemente scartate. Se ad esempio il nostro utente potrebbe beneficiare di un add-on per sfogliare gli oggetti della libreria direttamente dal software di authoring, ma il decisore ha scartato quell’idea per motivi di budget, non bisogna lasciare che quell’idea torni sotto mentite spoglie.

Per le tecniche di storyboarding, consiglio di far riferimento a questo articolo, che usa i post-it per assemblare i passaggi e la lavagna per la produzione del risultato finale.

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