X-men deluxe #162

Con del ritardo, ma alla fine sono riuscita a leggere anche questo. Messiah Complex #3 (Messiah Complex #3, da X-Factor #25 del gennaio 2008). Peter David sale in sella al crossover e come al solito fa faville. Introdotta dalla solita insulsa pagina riassuntiva ma corredata da uno Scott Eaton stranamente piuttosto in forma, la stroria […]

Con del ritardo, ma alla fine sono riuscita a leggere anche questo.

Messiah Complex #3 (Messiah Complex #3, da X-Factor #25 del gennaio 2008). Peter David sale in sella al crossover e come al solito fa faville. Introdotta dalla solita insulsa pagina riassuntiva ma corredata da uno Scott Eaton stranamente piuttosto in forma, la stroria ci narra il coinvolgimento di X-Factor nella vicenda, già introdotto nel precedente numero: con la complicità di Rahne e Siryn, Rictor si infiltra tra i purificatori, mentre Layla e Madrox vanno da Forge e Wolverine con l’aiuto di Nightcrawler e Tempesta vanno a cercare Amelia Voght. Le tre parti della storia scorrono bene e, come al solito, PAD ci regala delle battute deliziose.
«Sono Layla Miller».
«Sa molte cose».
«Hai notato che non devo più dirlo da tempo? Lo dice sempre qualcun altro per me».

«Potevi approfittare del mio ombrello».
«Non volevo stare sotto un ombrello di Hello Kitty, ho un’immagine da difendere».
«Da chi?».

La partenza di Layla e l’entrata in scena dei nuovi X-men non fanno che aggiungere spezie ad un già delizioso piatto.

Messiah Complex #4 (Messiah Complex #4 da New X-men #44 del gennaio 2008). Che dire? C’è del coordinamento in questo crossover, e dopo World War Hulk è decisamente qualcosa che ho smesso di dare per scontata. Ogni autore fin’ora ha fatto un buon lavoro per introdurre quello successivo, che a sua volta ha raccolto bene la palla senza sprecare nemmeno un istante. Dopo il maestro Peter David, Kyle e Yost non fanno eccezione: i ragazzi si mettono al lavoro, con una Nori sempre più arrabbiata, e il doppio di Madrox si trova con Layla nell’ennesimo futuro prossimo senza mutanti. Certo letto dopo Peter David sembra incerto e sottotono, eppure non è affatto male.

Imperatore Vulcan #1 (Emperor Vulcan #1 da X-men: Emperor Vulcan #1 del novembre 2007). Erano rimasti nello spazio a fare i pirati ed è qui che li ritroviamo: Havok, Polaris, Rachel e Corvus non fanno parte dei predoni stellari, sono i predoni stellari ora che Corsaro è stato ucciso. E assaltano navi portandole una ad una dalla parte della resistenza contro Vulcan. E la cosa davvero divertente in tutto ciò, se ci fermiamo un attimo a riflettere, è che Vulcan – se non si considera il piccolo dettaglio di aver ucciso D’Ken – è in effetti legittimo imperatore. Ma non perdiamoci nella legislazione Shi’ar e andiamo dritti al punto della storia.
Innanzitutto i personaggi. Che cosa ci aveva lasciato Brubaker? Un Havok che ha tutti i lati negativi dei Summers e non sembra avere nessun carattere distintivo proprio a parte il gigantesco complesso di inferiorità nei confronti del fratello. La sua semi-storia quasi superata e comunque mal gestita con la semi-pazza quasi ristabilita Polaris. Un trito siparietto romantico tra Corvus e Rachel. Cose non facili da gestire, insomma, e a tratti Yost accusa il peso dell’eredità dandoci un Havok che sembra la fotocopia di Scott nei suoi tempi peggiori. O una relazione Rachel Corvus che proprio non ce la fa ad essere interessante.
Eppure la trama si tesse serrata in modo interessante e, per quanto magari degli Shi’ar possa non fregare niente, tiene abbastanza inchiodati alla pagina. E l’entrata in scena degli Scy’ar Tal non suona come l’ennesima inutile invenzione o un trito deus ex machina, ma ha l’effetto di un vero e proprio colpo di scena. Ben fatto.

Imperatore Vulcan #4 (Emperor Vulcan #2, da X-men: Emperor Vulcan #2 del dicembre 2007). La seconda storia non perde tempo e si aggancia al colpo di scena portandolo alle estreme conseguenze: per essere un numero fatto quasi solo di combattimenti, ha una struttura solida e serrata e conserva in canna un secondo colpo di scena sull’identità degli aggressori, qualcosa che non ci si aspetta. Ancora una volta il confine tra chi ha ragione e chi ha torto è estremamente sottile. Molto ben fatto.

3 Comments

  1. @ impbianco: peccato anche che tu l’abbia svelato a me, disgraziato. Comunque l’immagine del rude guerriero con il bimbo in braccio è decisamente stupenda. Adoro *quel personaggio*, forse per i suoi recenti trascorsi con *quell’altro* delizioso personaggio.

    @ damiani: a chi lo dici! Era veramente tempo che un fumetto marvel raggiungesse questi livelli di tensione, stiamo raccogliendo quello che bravi autori come Peter David e Mike Carey hanno seminato di recente, anche se tutto risale IMHO a quell’ottima ma sprecata idea che fu House of M.

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