M’aggio affittato nu camello, m’aggio accattato nu turbante…
Caravan petrol, caravan petrol, caravan petrol, caravan petrol, caravan… M’aggio affittato nu camello, m’aggio accattato nu turbante, nu turbante a’ Rinascente cu o pennacchio rosso e blu… Cu u fiasco ‘mmano e o tammuriello cerco o petrolio americano, mentre abballano e beduine, mentre cantano e ttribbù… Comme sì bello a cavallo a stu camello cu […]
Caravan petrol, caravan petrol, caravan petrol, caravan petrol, caravan… M’aggio affittato nu camello, m’aggio accattato nu turbante, nu turbante a’ Rinascente cu o pennacchio rosso e blu… Cu u fiasco ‘mmano e o tammuriello cerco o petrolio americano, mentre abballano e beduine, mentre cantano e ttribbù… Comme sì bello Cu o fiasco ‘mmano e cu o camello, Comme sì bello Allah! Allah! Allah!
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Qualcuno di voi forse ricorderà la canzone di Renato Carosone Caravan petro’, di cui incollo il testo qui accanto per i più distratti…
Ecco, non paghi della lezione, giungere in Italia… ma che sto facendo? Lasciamo la parola a qualcuno con una penna migliore, che ha scritto della cosa su Repubblica.
Salviamo Val di Noto dalle trivelle dei petrolieri
Caro direttore, i milanesi come reagirebbero se dicessero loro che c’è un progetto avanzato di ricerche petrolifere proprio davanti al Duomo? Rifarebbero certo le cinque giornate. E i veneziani, se venissero a sapere che vorrebbero cominciare a carotare a San Marco? E i fiorentini, sopporterebbero le trivelle a Santa Croce? I rispettivi abitanti che ne direbbero di scavi per la ricerca del petrolio a Roma tra i Fori imperiali e il Colosseo, a piazza De Ferrari a Genova, sulle colline di Torino, a piazza delle Erbe, a piazza Grande, lungo le rive del Garda?
Non si sentirebbero offesi e scempiati nel più profondo del loro essere? Ebbene, in Sicilia, e precisamente in una zona che è stata dichiarata dall’Unesco "patrimonio mondiale dell’umanità", il Val di Noto, dove il destino e la Storia hanno voluto radunare gli inestimabili, irrepetibili, immensi capolavori del tardo barocco, una società petrolifera americana, la "Panther Eureka", è stata qualche anno fa autorizzata, dall’ex assessore all’industria della Regione Sicilia, a compiervi trivellazioni e prospezioni per la ricerca di idrocarburi nel sottosuolo. In caso positivo (positivo per la "Panther Eureka", naturalmente) è già prevista la concessione per lo sfruttamento dell’eventuale giacimento.
In parole povere, questo significa distruggere, in un sol colpo e totalmente, paesaggio e storia, cultura e identità, bellezza e armonia, il meglio di noi insomma, a favore di una sordida manovra d’arricchimento di pochi spacciata come azione necessaria e indispensabile per tutti. E inoltre si darebbe un colpo mortale al rifiorente turismo, rendendo del tutto vane opere (come ad esempio l’aeroporto Pio La Torre di Comiso) e iniziative sorte in appoggio all’industria turistica, che in Sicilia è ancora tutta da sviluppare.
Poi l’inizio dei lavori è stato fermato, nel 2003, dal Governatore Cuffaro su proposta dell’allora assessore ai Beni Culturali Fabio Granata, di Alleanza nazionale, in prima fila in questa battaglia.
Ma è cominciato quel balletto tutto italiano fatto di ricorsi all’ineffabile Tar, rigetti, annullamenti, rinnovi, sospensioni temporanee, voti segreti, vizi di forma e via di questo passo ( ma anche di sotterranee manovre politiche che hanno sgombrato il campo dagli oppositori più impegnati).
E si sa purtroppo come in genere questi balletti vanno quasi sempre tristemente a concludersi da noi: con la vittoria dell’economicamente più forte a danno degli onesti, dei rispettosi dell’ambiente, di coloro che accettano le leggi. E i texani, dal punto di vista del denaro da spendere per ottenere i loro scopi, non scherzano.
Vogliamo, una volta tanto, ribaltare questo prevedibile risultato e far vincere lo sdegno, il rifiuto, la protesta, l’orrore (sì, l’orrore) di tutti, al di là delle personali idee politiche?
Per la nostra stessa dignità di italiani, adoperiamoci a che sia revocata in modo irreversibile quella contestata concessione e facciamo anche che sia per sempre resa impossibile ogni ulteriore iniziativa che possa in futuro violentare e distruggere, in ogni parte d’Italia, i nostri piccoli e splendidi paradisi. Nostri e non alienabili.
Repubblica ha istituito una petizione, che sta riscuotendo fortunatamente un certo successo, da firmare a questa pagina. Vi invito caldamente a prendervi parte.
GRAZIEEEEEEEEEE….
Carmela ….dal Val di Noto
Dovere.
m’aggio di qui, m’aggio dilà…uhee Paisà! Ch’é sii juto pure tu in miezzo o desierto?! …e i ffoto, ne hai fatte?!
;-)
ueh, testina, esagera minga che capissi nagòt… :-p
..grazie Shelidon, già fatto, la cosa non può passare inosservata…
Un abbraccio.
Felicità
Rino, da queste belle parti
Grazie a te, Rino: ho scoperto la petizione proprio visitando il blog di una delle tue commentatrici, quindi in un certo senso se non fosse stato per te…