"All this he saw, for one moment breathless and intense, vivid on the morning sky; and still, as he looked, he lived; and still, as he lived, he wondered."

Il Castello di Linda Medley

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La californiana Linda Medley non ha un gran passato come autrice, salvo alcune brevi esperienze alla DC Comics, e si potrebbe dire che l’autoprodotto Castle Waiting sia la sua prima e unica opera. E che prima opera. Uno di quei lavori che nascono dallo studio e dalla passione, da una straordinaria sensibilità e da un pizzico di genio. E, guarda caso, si parla ancora di fiabe.
Avete mai sentito parlare di gente come Simple Simon? «Simple Simon met a pieman, / Going to the fair; / Says Simple Simon to the pieman, / Let me taste your ware.» Oppure avete mai sentito parlare del dottor Fell, il medico della peste, lo stesso cui Robert Bloch dedicò il suo I do not love thee, Doctor Fell? No? Sì? Qualunque sia la risposta, questo fumetto fa per voi, specie se vi siete mai trovati a domandarvi come devono averla presa i poveracci alla corte della Bella Addormentata, a ritrovarsi addormentati e poi svegli dopo mille anni. E, se non ve lo siete mai domandati, forse è il momento di incominciare.

Il compito di introdurci nell’intricato e complesso universo di Castle Waiting è affidato ad unrologo autonomo, Castle Waiting: The Curse of Brambly Hedge, pubblicato nel 1996 dall’autrice stessa sotto lo pseudonimo editoriale Olio Press, grazie ad una sovvenzione della Xeric Foundation di Northampton (la stessa, per intenderci, fondata da Peter Laird, co-ideatore delle Tartarughe Ninja, e che dall’anno scorso ha smesso di sovvenzionare pubblicazioni in favore dell’editoria on-line, concedendosi un ultimo concorso i cui termini scadranno a maggio di quest’anno). La storia ci presenta, come dicevo, proprio i personaggi minori della Bella Addormentata, i personaggi dimenticati della sua corte che, dopo essere rimasti per secoli addormentati al fianco della principessa, vengono lasciati indietro, nel vecchio castello, dopo il matrimonio tra lei e il principe. Fine? Niente affatto. Là dove alcuni vedono il lieto fine, Linda Medley costruisce il suo inizio, per infilarsi alla maniera di Tolkien tra le pieghe del non raccontato, di ciò che le fiabe tralasciano o lasciano aperto, o semplicemente per prendere tra le mani le sorti di personaggi considerati marginali e raccontare, a chi importa di loro, cosa accadde dopo che i protagonisti sono spariti cavalcando verso l’orizzonte sul loro cavallo bianco. E in questo caso, chi si ritrova sono le tre dame di compagnia della principessa, che hanno fatto del castello un luogo in cui offrire asilo a chi lo cerca: emarginati e disadattati, deboli perseguitati, eccentrici cui viene negato un ruolo nella società o altri personaggi secondari il cui destino, con la scomparsa dei loro protagonisti, è considerato non più interessante. Compare quindi il maggiordomo Rackman, con fattezze di cucogna antropomorfa e forse battezzato in onore del grande illustratore Arthur Rackham, cui la Medley si rifà dichiaratamente sia come stile che come bagaglio espressivo. Compare quindi sorella Peace. Compare quindi il misterioso cavaliere dalla testa di cavallo. E compaiono al loro fianco goblin, folletti, changeling. La misteriosa Jain, appesantita da una gravidanza di cui non vuole parlare, ma che invece sembra interessata alle storie di tutti gli altri eccentrici abitanti del castello. È attraverso i suoi occhi che si dipanano le loro vicende e i loro racconti, le loro avventure presenti e passate, almeno fino a quando le cattive traversie editoriali hanno costretto l’autrice a chiudere la serie, abbandonando insolute le storie di molti personaggi così come gli autori delle fiabe cui si ispirava sembravano aver fatto molto tempo prima. Ecco quindi gli episodi pubblicati, poi raccolti in un paperback chiamato The Lucky Road.

  • #1: “Castle Waiting” (in cui si narra la ricerca di Jain per il castello);
  • #2: “Your Castle Is Your Home” (in cui Jain Rriva al castello);
  • #3: “Labors of Love” (in cui Jain esplora il castello e ne conosce gli eccentrici abitanti);
  • #4: “The Caged Heart” (in cui Jain partorisce un bel bimbo verde e si narra la storia di Iron Henry);
  • #5: “Cavalier” (in cui sopraggiunge al castello uno straniero di nome Chess e viene narrata l’infanzia di Jain);
  • #6: “City Mouse, Country Mouse” prima parte (vita quotidiana al castello, in cui Rackam e Chess vanno in città a fare acquisti, e Jain scopre insieme a Dinah una nuova esotica spezia);
  • #7: “City Mouse, Country Mouse” seconda parte (in cui il ritorno al castello di Rackam e Chess non va proprio come previsto).

E questo è tutto. Almeno fino al 2001, quando la Medley torna alla carica con Solicitine, ambientati nello stesso castello a qualche anno di distanza e questa volta concentrato sulla storia di Sister Peace, e del suo arrivo al castello. È a questo punto che si inserisce la pubblicazione hardcover curata dalla Fantagraphics Books, nel 2006 e poi nel 2010. Questa ultima edizione, che è quella sopraggiunta in Italia a cura di Comma 22, nella sua collana Avant-Garde, ha rilanciato l’interesse nei confronti della serie e le ultime indiscrezioni, dopo un annuncio in senso contrario da parte dell’autrice, hanno lasciato trapelare la copertina di un numero #16, poi ribattezzato volume II, che promette di rendersi disponibile negli Stati Uniti già nell’aprile di quest’anno. Mi domando se in Italia la serie possa sperare di avere una qualche fortuna. Personalmente le auguro tutta la buona sorte possibile: al pari di Habibi, un volume da acquistare, leggere, rileggere, consigliare e regalare.

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