Dall’UK al Giappone, passando per Danimarca, Repubblica Ceca e Canada. Ecco che per la seconda volta l’NBS ci regala un’indagine internazionale, dopo un report simile che nel 2013 prendeva in considerazione Canada, Finlandia e Nuova Zelanda. Il nuovo report è scaricabile qui.
La mescolanza di dati provenienti da Paesi tanto diversi, accomunati forse più da una contingenza di possibilità che da una reale somiglianza che giustifichi un survey congiunto, rende il report un po’ difficile da interpretare. Ho quindi cercato di dividere le informazioni in tre settori:
1. La situazione europea (continuando su un argomento che evidentemente vi appassiona);
2. Il Canada dal 2013 al 2016;
3. Due rapide istantanee: il Giappone oggi e la Nuova Zelanda tre anni fa.
La base dati si pone, in ogni nazione, come amichevole rispetto al BIM (d’altronde, è gente che ha accettato di partecipare a un BIM survey). Questa è un’informazione importantissima da tenere a mente e, non a caso, si tratta del primo grafico proposto nel documento.
Ricordatevene, più avanti, ogni volta che dirò Pineapple.
– I nostri colleghi europei: dopo la Finlandia, Danimarca e Repubblica Ceca –
Mi ero già fatta un’idea colorando la mappa dell’Europa nel precedente articolo: la Danimarca dal 2013 ha un mandato nazionale per il BIM, l’Executive Order No. 118, giunto dopo una sperimentazione che viene portata avanti dal 2001. La Repubblica Ceca invece ha un alto grado di consapevolezza ma uno scarso tasso di penetrazione nel settore pubblico.
Ma anche un Paese sviluppato come la Danimarca a quanto pare riserva delle sorprese.
Tanto per cominciare, esiste ancora un divario piuttosto ampio tra chi conosce il BIM e chi ne è consapevole e lo utilizza. E questo divario è curiosamente pi marcato in UK.
Aver sentito parlare di BIM è una cosa. Averlo adottato è un’altra. Questo è chiaro. E i dati circa l’UK sembrano poco confortanti.
Ma ricordate la lettura che veniva data l’anno scorso ad un simile dato? Di tutti i Paesi europei, la Gran Bretagna è probabilmente quella che ha maggiormente lavorato a creare una cultura nazionale del BIM. Questo ha generato non solo consapevolezza ma anche naturalmente consapevolezza dei propri limiti. È cresciuto il numero di intervistati che ammettono di non essere ancora al Level 2. È probabilmente cresciuto anche il numero di persone che, pur non adottando (ancora) il BIM nella propria professione hanno voglia di partecipare a un BIM survey.
Il divario tra consapevoli e utilizzatori è naturalmente più basso in Danimarca (78% di utilizzatori su un 96% di consapevoli, solo una piccola percentuale dei quali ritiene che non ci sia ancora abbastanza chiarezza a riguardo).
Ma di cosa sono consapevoli gli intervistati? L’informazione più interessante, quello che è probabilmente il grafico dell’anno, riguarda la risposta all’annosa domanda: cos’è il BIM secondo te?
The survey did not give a definition of BIM,
so it’s quite possible that what people understand BIM to be
varies somewhat by Country.
Oh, baby… Persino in Danimarca, per il 19% degli intervistati danesi, il BIM è software. Per il 21%, è sinonimo di CAD 3d. E se i commentatori dell’NBS ritengono che questi siano dati bassi, permettetemi di considerarli tragicamente alti. Sempre confortante invece la percentuale di chi ha l’onestà di dichiararsi confuso. Ancora una volta i britannici, nonostante abbiano la percentuale più bassa di gente confusa, sono ugualmente pronti a dichiararsi confusi in merito.
In ogni caso, Pineapple.
Il BIM viene utilizzato per la creazione di visualizzazioni 3d ed è enormemente popolare per i processi di clash detection, ma la percentuale di coloro che lo utilizzano – ad esempio – per effettuare analisi funzionali, strutturali o energetiche è ancora, in proporzione molto bassa, specie in Gran Bretagna e Repubblica Ceca. Utilizzi come il quantity takeoff e la gestione del progetto risultano, ahimè, non pervenuti.
– Il Canada nel suo 98% di consapevolezza, dal 2013 a oggi –
Tre anni fa, quando l’NBS condusse la sua prima International BIM survey, il Canada registrava una consapevolezza del 96% contro un utilizzo effettivo del 64%. In tre anni, la consapevolezza è rimasta stabile (98%) e l’utilizzo… anche (67%). Degli intervistati, solo il 5% è convinto che BIM sia sinonimo di CAD 3d, mentre resiste un 20% di chi crede sia riducibile a un software. Erano rispettivamente il 10% e il 23%, tre anni fa.
E’ abbastanza evidente che il Canada debba lavorare sul suo tasso di adozione, probabilmente proprio tramite una sensibilizzazione del metodo.
Allan Terramura, presidente del Royal Architectural Institute of Canada, nel suo messaggio per il 2016 si è espresso più o meno in questi termini.
Building Information Modelling (BIM), for example, remains an emerging technology in Canada but is fast becoming mainstream in Europe and Asia. The creation of open BIM standards and practices for the Canadian market is a project supported by the RAIC through our participation in the Institute for Building Information Modelling in Canada, a chapter of Building Smart International. New contract language for BIM has already been developed, and soon a practice manual will be available, providing Canadian practitioners with the tools to implement BIM in a manner that is compliant with international standards. While this manual is intended to be used by all disciplines, it is worth noting that the RAIC’s Canadian Handbook of Practice served as a model because of its clarity and accessibility.
Tra i più celebri case-studies canadesi di edifici realizzati in BIM, non si può non ricordare il Canadian Museum for Human Rights, realizzato in Catia, Sap2000 e Revit da Smith Carter e Antoine Predock a Winnipeg, Manitoba. Una pubblicazione a riguardo è visualizzabile qui.
– Dall’altra parte del mondo, il Giappone mugugna –
La roadmap del Giappone verso il BIM è iniziata nel marzo 2010, quando il Ministero per il Territorio, le Infastrutture e i Trasporti ha annunciato che avrebbe avviato un progetto pilota per nuove costruzioni e manutenzioni di strutture governative. Il Japan Institute of Architects ha rilasciato le BIM guidelines nel luglio 2012 e nel settembre dello stesso anno il ministero ha iniziato gli studi per lo sviluppo di standard di modellazione nazionali.
Nonostante questo, il Giappone sembra il Paese che tra tutti nutre la minor fiducia nei confronti del proprio governo, in fatto di BIM: solo il 27% pensa che il governo sia sulla buona strada, nonostante il 62% sia tragicamente convinto che presto il BIM diventerà obbligatorio per gli appalti pubblici anche in Giappone. Fatalismo giapponese.
L’indagine è stata condotta dall’Institute of International Harmonization of Building and Housing (IIBH) e si tratta della prima indagine sul BIM condotta in Giappone. Ha coinvolto 244 intervistati, il 60% dei quali erano progettisti. Di quel 46% che ha dichiarato di utilizzare o di aver utilizzato già il metodo, tuttavia, il dato interessante è un altro:
When it comes to impressions/expectations of adopting BIM on a project, those who have
experienced BIM give lower value for cost efficiency and profitability than those who have
no experience of it, which means that BIM had not been good for them. On the other hand,
experienced respondents give higher value for improvement of visualization, which means
that non-BIM users expect more for BIM than actual users.
Il 45% degli intervistati ha dichiarato che adottare il BIM è un procedimento troppo costoso. Ahi ahi ahi.
– What’s next? –
Il National BIM Survey per il 2016 è aperto da dicembre.
Attendiamo i risultati con curiosità.
Nell’attesa che qualcuno decida di mettersi in partnership con l’NBS per includere l’Italia nel prossimo International BIM Report.
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