Se non fosse per MacGyver e Pushing Daisies, mi verrebbe da dire che la ABC non sia spesso portatrice di grandi soddisfazioni, forse a Burbank sono infuenzati dai fumi alucinogeni rilasciati nell’ambiente dalla Walt Disney, non so, ma fatto sta che non mi fido più molto da quando ci hanno propinato prodotti di dubbio gusto come Lost (e insomma, a che prima dell’avvento della Disney, erano loro i produttori di Bewitched e del Batman con la pancetta, cosa si vuole pretendere?). Non sembra fare eccezione Once Upon a Time, l’ultima trovata per scaraventare ai giorni nostri i personaggi delle fiabe: la strega cattiva (Lana Parrilla, non paga di avere il nome di un piatto tipico andalusiano né di essere già stata Sarah Gavin in 24) lancia un incantesimo sugli charmings di Fairy Land (Ginnifer Goodwin, inutile come solo Biancaneve può essere, e Joshua Dallas, forse il primo principe azzurro nasone nella storia della televisione), trasportando loro e tutto il loro regno in un mondo dive il lieto fine non esiste e dove lei possa avere la vittoria definitiva, il nostro. Si trovano quindi, senza memoria di ciò che sono stati (o forse sì?), nella piccola e sperduta nonché ridente cittadina di Storybrooke, nel Maine, di cui la malvagia regina è sindaco. E vi risparmio tutta la menata dell’eletta Emma Swan (Jennifer Morrison, cui essere la mamma del capitano Kirk non basta più).
Nel gigantesco calderone che tira in mezzo senza distinzione di sorta favole, fiabe e romanzi per bambini, alcuni personaggi rimangono interessanti e potrebbero valere una visione del secondo episodio: Rumpel… Rumpl… Rump… il personaggio di Robert Carlyle, oscuro e viscido ed esteticamente quasi modellato sull’acchiappamatti della Bella e la Bestia, per esempio. Oppure… o anche… ehm… beh, ok, in questo momento non me ne vengono in mente altri, ma forse è perché ho visto solo il primo episodio. No. Fermi. È per questo che ho visto solo il primo episodio.

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