Lost Seven

Arriva anche nelle nostre fumetterie, edito dalla GP, questo shonen manga che già ha riscosso tanto successo in patria e negli Stati Uniti e che perfettamente si inserisce nel recente filone rivisitazionista che sembra stia invadendo il mondo delle fiabe, a partire da serie tv come Grimm e Once Upon a Time. Ko Ya-Sung è […]

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Arriva anche nelle nostre fumetterie, edito dalla GP, questo shonen manga che già ha riscosso tanto successo in patria e negli Stati Uniti e che perfettamente si inserisce nel recente filone rivisitazionista che sembra stia invadendo il mondo delle fiabe, a partire da serie tv come Grimm e Once Upon a Time.
Ko Ya-Sung è un autore coreano naturalizzato giapponese di cui in Italia abbiamo già visto Stigmata Knights of the Apocalypse (meglio conosciuto come Stigmata ed edito dalla Star Comics), in cui in una terra immaginaria governata dalla Chiesa, un mostico guerriero dotato del potere divino doveva intraprendere un viaggio iniziatico per recuperare la memoria e poter tornare così al proprio originario rango di prete che spacca il culo ai demoni. Qualcuno forse ricorderà, dello stesso autore, anche l’horror psicologico Redrum 327 edito dalla flashbook, in cui i classici sette cretini si infilavano in una casa in montagna e… beh, il titolo già dice tutto. Ma sto divagando? Sto divagando.
Lo affianca e precede, nella creazione di questa miniserie in quattro volumi, il giapponesissimo Kazuki Nakashima, folle autore e sceneggiatore di teatro meglio noto per aver scritto la commedia Great Edo Rocket, che narra le rocambolesche e pirotecniche (letteralmente) avventure di un fabbricante di fuochi d’artificio a Edo nel 1840. E se il teatro giapponese, ovviamente in giapponese, è troppo per voi, nessuno vi biasimerà: potete recuperare la serie animata del 2007 prodotta da quella Madhouse Inc. di Death Note e diretta dallo stesso Seiji Mizushima di Fullmetal Alchemist. Ma sto divagando? Ebbene sì, sto divagando di nuovo.

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Il manga vede come protagonisti sette ragazzi del clan Brai, un clan errante isolazionista ai cui membri è proibito mescolarsi agli abitanti della città, che a seguito di un incontro casuale con la principessa di Warbarakis decidono di venire estromessi dal loro clan, e maledetti, per cambiare stile di vita ed aiutare gli innocenti, a cominciare proprio dalla principessa. I sette ragazzi sono:

  • il classico biondo con i capelli sparati, un grosso spadone (dall’evocativo nome rock buster) e con un carattere che definire estroverso è un eufemismo, Tanrou, che viene maledetto dal capoclan con il segno della pena e della punizione;
  • il timido Hagun con la sua enorme cerbottana, e che sembra fare un po’ la parte di Mammolo;
  • Renjou e suo padre Mongoku, con la fascia da kamikaze e i capelli di Gilda di Lilli e il Vagabondo;
  • il nerboruto Komon e la sua invidia del comando;
  • l’altrettanto nerboruto Mugoku con la sua… con il suo… beh, pare un gunblade;
  • Rokuzon, armato di fioretto.

La principessa ha nome Biancaneve ed è in fuga dal suo castello dove la malvagia strega di carte, ora Queen Rose, ha sterminato il resto della famiglia reale per prendere il potere e, una volta insediata, ha liberato lo Specchio Magico dai suoi sigilli, aprendo il passaggio verso il nostro mondo ai demoni che vi erano stati imprigionati. Ma il ritorno al castello è solo l’inizio, un antefatto che prepara ad altre, fantastiche avventure in un regno controllato dai demoni e in compagnia di Rosaspina.
Il manga spicca nel suo genere non tanto per l’ambientazione o per lo spunto narrativo, né per i disegni seppur estremamente gradevoli, ma per il modo in cui la vicenda viene tessuta in modo da far emergere in maniera chiara e completa le psicologie e le specificità dei vari personaggi: l’espediente dell’antefatto e del salto temporale, anche se all’inizio può lasciare un po’ sconcertati, è perfetto per dare profondità alla vicenda e diventa immediatamente chiaro quali siano gli equilibri e le dinamiche tra i personaggi ritrovati. Personaggi che, stravolgendo i “tipi” iniziali, si trovano completamente mutati: il timido Hagun è divenuto un risoluto guerriero, mentre l’estroverso Renjou si trova maledetto dallo sguardo morente della strega ed è incapace di guardare negli occhi il suo prossimo. E che dire di Tanrou? Niente, per non spoilerare. Insomma, si nota la mano dell’autore maturo e non confinato all’ambiente del fumetto.
Una lettura molto consigliata.

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