Fantastici Quattro #280

Quando ho saputo che Tempesta e Pantera Nera sarebbero entrati a far parte del Quartetto, la mia reazione è stata duplice: da una parte raccapriccio (“oddio mi toccherà iniziare a comprarlo”) e dall’altra speranza (“forse è la volta buona che rinnovino questa vetusta testata”). A quanto pare avevo ragione e torto, ma nella peggiore combinazione possibile.

Due più due #1 (Two plus Two #1, da Black Panther #4 del maggio 2007). La cosa migliore di questo numero sono degli insettoni. Eh, lo so… E dire che a me Reginald Hudlin fin’ora era piaciuto davvero molto, anche nelle controverse pagine del matrimonio: il volume monografico legato a Civil War mi era sembrato davvero buono, e non condividevo gran parte delle critiche che gli venivano mosse dai più accaniti detrattori. Almeno fino ad ora. Complici i disegni decisamente mediocri di Portella, il numero risulta a dir poco insipido, l’introduzione della coppia nel quartetto abbastanza artificiosa e pretestuosa.
Inoltre, qualcuno mi spiega cosa significa la nota in fondo a pagina 20? E, già che c’è, mi spiega anche che senso ha mettere un indice con i numeri di pagina se poi le pagine me le devo contare?

Ricostruzione #1 (Reconstruction #1, da Fantastic Four vol. 3 #544 del maggio 2007). Di male in peggio, se si poteva sperare che Hudlin approfondisse un po’ meglio l’introduzione della coppia nei Fantastici Quattro, da McDuffie era decisamente utopico pensarlo. E infatti l’analisi delle problematiche politiche e di opinione pubblica è affidata ad uno striminzito telegiornale e ad un dialogo Stark – Richards che fa abbastanza acqua. Lo schema originale scienziato + mogliettina, che speravo venisse svecchiato, viene ricalcato in toto e ne risulta una Tempesta decisamente sacrificata che non mi va giù affatto. Ho trovato i disegni di Pellettier a dir poco orrendi e a questo va aggiunta una scena con l’Osservatore a dir poco ridicola. Non credo che avrò molta pazienza, quindi Duffie Duck farà meglio a migliorare in fretta o abbandonerò la testata molto in fretta.

Tutto quello che avreste voluto sapere sul terribile Andy e non avete mai osato chiedere #2 (Everything you always wanted to know aboutn Awesome Andy but were afraid to ask da She Hulk vol. 2 #14 del febbraio 2007). Non solo non so chi sia il Terribile Andy, ma non ho mai chiesto niente perché non mi interessava sapere. E, quindi, ho saltato la storia senza alcuna voglia di recuperarmi la prima parte. Mi sono persa qualcosa?

Un pianeta senza Hulk #1 (Planet Without a Hulk #1, da She Hulk vol. 2 #15 del marzo 2007). Un pianeta senza Hulk è veramente meraviglioso. E anche questa storia non è male (indipendentemente dal fatto che il lettering italiano ha buttato completamente in vacca il titolo originale che giocava sul titolo Planet Hulk lasciato uguale sull’altra testata: la politica editoriale nelle traduzioni è sempre una sconosciuta alla Panini). L’incipit flash-back si contrappone bene con l’inizio vero e proprio della storia, con Jennifer che ripensa ironicamente alle assicurazioni di Stark mentre infila l’uniforme (“Oh no, Jen. Saremo sempre supereroi. Agenti dello S.H.I.E.L.D.? No, non noi, nemmeno per idea. Già, come no”). Il combattimento introspettivo, se così vogliamo chiamarlo, è senza dubbio un espediente narrativo banale per un fumetto supereroistico, ma funziona, così come funziona pur senza essere esageratamente originale la nota finale sullo sdoppiamento. Insomma, una lettura piacevole. Inoltre ho una passione irrazionale per Greg Horn e la sua copertina mi ha messo in una disposizione d’animo decisamente buona nei confronti della serie.