Randy Deutsch – Data-driven Design and Construction

Alcuni di voi conoscono già Randy Deutsch: chi di voi ha avuto la fortuna di sentirlo parlare, o di leggere qualche suo contributo, sa che si tratta di una delle personalità viventi più rilevanti per quanto riguarda i ragionamenti relativi al digitale, insieme a Charles M. Eastman e Martin Fischer: il suo stile nella scrittura, […]

Alcuni di voi conoscono già Randy Deutsch: chi di voi ha avuto la fortuna di sentirlo parlare, o di leggere qualche suo contributo, sa che si tratta di una delle personalità viventi più rilevanti per quanto riguarda i ragionamenti relativi al digitale, insieme a Charles M. Eastman e Martin Fischer: il suo stile nella scrittura, la sua chiarezza di visione su temi complessi e la sua facilità di esposizione lo mette, per quanto mi riguarda, sullo stesso livello di autori come Yuvah Noah Harari. In attesa che diventi disponibile il suo attesissimo Think Like an Architect (disponibile per il pre-ordine qui), non potevo non dedicargli uno dei nostri libri del lunedì. Molti di voi conosceranno già Superusers, un libro sul futuro della professione che consiglio a tutti quelli che hanno apprezzato The Future of the Profession dei Susskind, consigliato in Aprile.

Design technology is changing both architectural practice and the role of the architect and related design professionals. With new technologies and work processes appearing every week, how can practitioners be expected to stay on top and thrive? In a word, Superusers.

Ho deciso di consigliarvi quindi qualcosa di diverso, un sontuoso volume sviluppato nel 2015 ed edito da Wiley.

Randy Deutsch,
Data-driven design and construction: 25 Strategies for Capturing, Analyzing and Applying Building Data.
ed. Wiley.

In this comprehensive book, Professor Randy Deutsch has unlocked and laid bare the twenty-first-century codice nascosto of architecture. It is data. Big data. Data as driver. The word alone sends shivers down most architects’ spines. It is seen as cold, analytic, devoid of art—a word that suggests formlessness. For some in the design industry, especially those trained before the turn of the millennium, it portends the death of architecture as they were taught it and have come to know it. But data, a building block of information, is an essential strand of architecture’s DNA in the twenty-first century.

The book is divided in three parts:

  1. Why Data, Why Now?
    1. The Data Turn;
    2. A data-driven design approach for buildings;
    3. Learning from Data.
  2. Capturing, Analyzing and Applying Building Data
    1. Capturing and mining project data;
    2. Analyzing Data;
    3. Applying data.
  3. What Data Means for You, Your Firm, Profession, and Industry
    1. Data in Construction and Operations;
    2. Data for Building Owners and End Users;
    3. Building a case for leveraging data.

Parte dei ragionamenti contenuti nel libro sono concetti che dovrebbero essere ormai assodati e che ahimè abbiamo sentito fino a perderne di vista il significato: l’uso dei dati per la gestione dell’immobile e per il cliente finale. Rimangono però poco percorsi i sentieri che vengono tracciati nelle prime due sezioni, ovvero l’uso dei dati in fase di progetto e come approccio progettuale: quello che viene chiamato “data-informed decision-making”, ovvero il processo decisionale basato su informazioni oggettive e non su sensazioni, presunte esperienze o sentito dire.

Model quality is certainly improving, but we are still not seeing enough valuable embedded data.
—David W. Light

I cinque fattori che dovrebbero spingerci all’uso dei dati come strumento decisionale in fase di progettazione vengono elencati, nel capitolo 2, come fattori di natura tecnologica (portando esempi dalle dashboard di CASE), fattori di natura umana, fattori prestazionali, di accessibilità e di consapevolezza. Questi fattori vengono poi tradotti in possibili approcci, tramite l’esplorazione di diversi casi studio, che portano alla suddivisione delle aziende in tre categorie:

  • data-enabled, ovvero quelle consapevoli dell’esistenza dei dati ma che non ne fanno uso;
  • data-informed, ovvero quelle che usano i dati nel processo decisionale;
  • data-driven, ovvero quelle che hanno fatto del dato il loro core business.

Per aziende inconsapevoli non c’è spazio. Non c’era spazio nel 2015 e, evidentemente, ci può essere ancora meno spazio oggi.

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