"All this he saw, for one moment breathless and intense, vivid on the morning sky; and still, as he looked, he lived; and still, as he lived, he wondered."

Italo Calvino – La memoria del mondo

Perché sia fondamentale leggere Calvino se si lavora in architettura è una domanda che spero di non sentirmi (più) rivolgere. Le Città Invisibili e Marcovaldo sono probabilmente il consiglio più ovvio, in questo senso, e mi piace pensare che non ci sia bisogno di consigliarli. La Memoria del Mondo è un libro un po’ meno noto, nato come raccolta di Cosmicomiche e Ti con zero, ma in realtà vera e propria riorganizzazione tematica dei contenuti dei due libri. Nelle parole di Calvino, “il libro che avrebbe voluto scrivere”.

«Mi era stata chiesta una scelta dei racconti contenuti nei miei due volumi Le Cosmicomiche e Ti con zero. Li organizzai in un libro costruito con un ciclo di storie sulla Luna, uno sulla Terra, uno su Sole Stelle Galassie, uno sull’Evoluzione, uno sullo Spazio e sul Tempo. Mi accorsi che il libro che avevo messo insieme, e che s’intitolò La memoria del mondo, più che una rielaborazione di cose già pubblicate per avvicinare un pubblico di lettori nuovi, era il vero libro che avevo voluto scrivere fin da principio, o almeno era ciò che più vi si avvicinava.»

– Italo Calvino

Italo Calvino,
La Memoria del Mondo e altre storie cosmicomiche
Mondadori.

Mi è già capitato di consigliarlo come lettura nell’ambito di un percorso specialistico sul BIM, alcuni dei miei studenti probabilmente lo ricorderanno, non tanto per il suo approccio all’urbanizzazione e all’antropizzazione, argomenti per i quali sarebbero più appropriati forse gli altri due titoli citati, ma in un percorso che metta insieme a Calvino la psicostoria di Isaac Asimov, i voli distopici di William Gibson e la relazione tra dato e memoria proposta da Richard K. Morgan in Altered Carbon (edito in Italia come Bay City e poi riedito a seguito della serie tv).

In che senso? Per scoprirlo, vi consiglio di accompagnare la lettura con questo articolo di Helena Janeczek, pubblicato nell’Ottobre 2015 sulla testata on-line Nazione Indiana e dall’evocativo titolo “La memoria del mondo: Italo Calvino, Google e la NSA”.

Questa cosmicomica conferma lo scopo dichiarato di Calvino di voler non tanto costruire con la sua narrazione fantastica un nuovo tipo di fantascienza ma piuttosto tentare di narrare il quotidiano nei termini più lontani dalla nostra esperienza per elevare quello che è vicino alla nostra vita fino a farlo diventare paradigma che possa spiegare quello che ci accade al di là della contingenza. Calvino a suo modo pone con un anticipo sorprendente, il problema della verità dei dati oggi disponibili in Rete e delle informazioni – anche quelle spesso apparentemente banali e senza significato – che i governi e le loro agenzie raccolgono su ognuno di noi per le tracce digitali che ormai ci lasciamo dietro ogni giorno.

– Helena Janeczek, “La memoria del mondo: Italo Calvino, Google e la NSA”

Mi fa sempre sorridere l’idea intellettualoide e tutta italiana, promulgata da Calvino stesso, secondo la quale la sua non sarebbe fantascienza perché si occupa di narrare il reale semplicemente applicando dei filtri. Come se il lavoro della fantascienza non fosse proprio questo.

L’autrice propone “un confronto tra la narrazione di Calvino e le teorie sull’intelligenza digitale collettiva di Derrick de Kerckhove“, sociologo belga e autore di The Skin of Culture and Connected Intelligence. Ma questo è un altro libro e dovremo occuparcene un altro giorno. Anche per questa volta siamo a posto. Ogni lunedì un libro per iniziare la settimana.

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