X-men noir

Le realtà alternative avranno anche rotto le balle, non dico di no, ma se sono ben fatte possono risultare dei divertissement assolutamente godibili. E’ il caso di X-men noir, miniserie ad opera di un Fred Van Lente cui, vedendo Marvel Zombies, non avrei decisamente dato due lire. E tuttavia avrebbe dovuto ben dispormi il fatto […]

Le realtà alternative avranno anche rotto le balle, non dico di no, ma se sono ben fatte possono risultare dei divertissement assolutamente godibili. E’ il caso di X-men noir, miniserie ad opera di un Fred Van Lente cui, vedendo Marvel Zombies, non avrei decisamente dato due lire. E tuttavia avrebbe dovuto ben dispormi il fatto che, dell’intera inutile serie, Van Len è proprio l’autore di Marvel Zombies 4, probabilmente l’unico story-arc decente dell’intera epopea. Lo accompagna Dennis Calero, che già avevamo visto su X-Factor e il cui stile è a dir poco perfetto per questo tipo di storia.
Ma di che tipo di storia si tratta?
Beh, che diavolo di domande fate, lo dice il nome stesso: è un noir. Ma non una storia supereroistica a tinte noir, e qui entra in gioco ciò che distingue un’idea da una buona idea: in X-men noir, i personaggi sono quelli conosciuti eppure nessuno di loro sembra avere superpoteri. Facendo una sorta di percorso inverso rispetto alla loro creazione, tutti i loro poteri vengono spogliati della metafora e riportati nel mondo reale. E tuttavia, qui entra in gioco ciò che distingue una buona idea da un’ottima idea: la loro natura di homo sapiens sapiens o homo superior è lasciata in dubbio fino all’ultimo, viene sempre lasciata aperta la porta ad una rivelazione che, come in ogni buon noir, non arriva. Come in ogni buon noir c’è un omicidio e, come in ogni buon noir, è una storia di puro orrore. Come in ogni buon noir c’è un’indagine, ma a indagare non è la polizia e non esiste una linea tra buoni e cattivi, per il semplice fatto che non esistono buoni.
E’ estremamente divertente scorgere i personaggi attraverso i loro veri nomi e riconoscerli attraverso un aspetto dissimile ma mai troppo distante da quello cui siamo abituati. E, nonostante si tratti di una storia alternativa, si pesca a piene mani nella continuity con una Jean Grey che comunque riesce a essere Fenice, un Logan che comunque riesce a essere artigliato e un Pietro Maximoff che comunque riesce a essere veloce e coglione. Fino ad arrivare alla somma strizzata d’occhio, all’idea geniale di ripescare Thomas Halloway. E non dico altro.
Davvero godibile, una lettura consigliatissima.

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