Hiroaki Samura, Genso Gynaecocracy (幻想ギネコクラシー)

  Valutando le mie opere, ho avuto come l’impressione che, tendendenzialmente, i personaggi femminili prendano il sopravvento su quelli maschili. Sì, è un modo di metterla giù. Non voglio essere la solita a dire che l’autore è disturbato solo perché è un autore giapponese ed evidentemente lontano dalla mia cultura. Lascerò giudicare a voi. L’autore […]

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Valutando le mie opere, ho avuto come l’impressione che, tendendenzialmente, i personaggi femminili prendano il sopravvento su quelli maschili.

Sì, è un modo di metterla giù. Non voglio essere la solita a dire che l’autore è disturbato solo perché è un autore giapponese ed evidentemente lontano dalla mia cultura. Lascerò giudicare a voi.

L’autore di questo volume monografico, questa raccolta di storie brevi edito da J-pop, è Hiroaki Samura, che ricorderete per L’Immortale. Sua prima e principale opera, L’Immortale è un titolo straordinario, edito in Italia da Planet Manga e ristampato in un paio di versioni, si snoda attraverso trenta tankōbon (volumetti originali) per una storia ambientata nell’era Tenmei, durante la reggenza del clan Tokugawa (fine XXVIII secolo), ultimo governo feudale del Giappone. Narra la storia di Manji, un rōnin ricercato dalle guardie dello shogun per aver ucciso cento samurai in combattimento e che, come il protagonista di Mononoke, è infestato da un parassita. In questo caso il parassita è il verme kessenchu, che lo rende per l’appunto l’immortale del titolo italiano (il titolo originale, 無限の住人, significa Gli abitanti dell’infinito). Per liberarsi dalla maledizione, il ronin deve uccidere mille criminali: durante il suo viaggio incontra Rin, unica sopravvissuta del suo clan, che ingaggia il guerriero per portare a termine la propria vendetta, e la storia si tinge di colori western (o forse sono i western a tingersi spesso di colori samurai, non l’ho mai ben capito). È una serie imprescindibile e facilmente reperibile, che vi consiglio di recuperare se non avete avuto la fortuna di seguirla durante la sua pubblicazione (1997-2013, in Italia: attraverso numerosi contrattempi editoriali, ha accompagnato la crescita di molti di noi). Nel 2008 è stato pubblicato un romanzo con illustrazioni originali e quest’anno è uscito un film, che naturalmente non è arrivato in Italia. Del fumetto esiste anche una versione anime di Kōichi Mashimo, lo stesso regista delle due stagioni di Tsubasa Chronicle, per intenderci. Se non siete appassionati di anime, vi consiglio comunque di recuperare parte del suo lavoro e di quello della sua compositrice di fiducia, Yuki Kajiura. La loro partnership è davvero particolare.

Dal punto di vista artistico, L’Immortale è un’opera decisamente raffinata. Hiroaki ha un tratto insieme delicato e graffiante, una composizione della tavola che alterna pagine intere di “fermo immagine” a fittissime narrazioni quasi in apnea, in un moto ondulatorio quasi musicale.

Dal punto di vista narrativo, la ricerca storica e linguistica che l’autore riversa nelle pagine dell’Immortale è puntigliosa, quasi monomaniaca, e molto non può che perdersi nella difficile traduzione dei termini e degli idiomi originali. In contrasto con la storia in primo piano, assume i connotati di un dettagliatissimo sfondo.

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Tutte queste caratteristiche si riscontrano in questa raccolta di storie brevi, che giustamente il curatore definisce «tra fantascienza e folklore». Queste e altre caratteristiche, riscontrabili in opere che in Italia non sono state pubblicate, perché Hiroaki non è solo l’autore dell’Immortale ma anche quello di Harukaze no Sunegurachika, intrisa di folklore russo e di alcuni temi tra cui la relazione tra disabilità femminile e sessualità, e Hitodenashi no Koi, una serie di illustrazioni erotiche a matita decisamente per stomaci forti (cercate su Google a vostro rischio e pericolo, e non dite che non vi avevo avvertito).

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Dopo L’Immortale, come altri autori prima di lui la cui prima opera si è rivelata un tale successo, Hiroaki si è dedicato a piccole storie autoconclusive e a raccolte di storie brevi. Ci sono stati Bloodharley no Basha, una raccolta di storie che in comune avevano l’ambientazione dell’Inghilterra vittoriana, e Emerald, ambientato nel far west.

Il filo conduttore di questa nuova raccolta, edita negli Stati Uniti come Fantastic Gynaecocracy, è la presenza di personaggi femminili… particolari, per così dire. Si tratta di storie brevi di fantascienza che rispettano i canoni narrativi del genere: narrazione circolare, rovesciamento del punto di vista, sospensione del finale. Ricorrono i temi del rapporto tra tecnologia e corpo, con forte connotazione sessuale, del rapporto tra scienza ed etica, con tocchi marcatamente cyberpunk e, spesso, profonde radici nella tradizione e nel folklore. Spoilers ahead. Le storie contenute nel volume sono:

  1. La ragazza ananas;
  2. Kamakurian;
  3. Buon compleanno dal Paradiso;
  4. Tsutsu-izutsu;
  5. Il poliziotto, il ladro, sua moglie e l’amante;
  6. Il deicida del nuovo mondo;
  7. Laguna blu 2011;
  8. Il ricordo dell’omelette;
  9. Il pianeta Solarissa;
  10. L’ultima cena di una buona forchetta;
  11. Ivan Gore.

Non vi parlerò in modo approfondito di tutte. Alcune sono francamente disgustose (“L’ultima cena di una buona forchetta”, “Il ricordo dell’omelette”), altre sono semplicemente grottesche (“Il deicida del nuovo mondo”). Altre invece sembrano solo stupide (“Laguna blu 2011”). Ciò nonostante, il lavoro è interessante e mi dà uno spunto di riflessione su quello che dovrebbe essere il tema centrale.

1. La ragazza ananas. Il racconto che dà il titolo alla raccolta italiana prende spunto da un mito, non so se reale o meno, che vedrebbe l’esistenza delle Tao Niang, schiave della Cina della dinastia Quin, che sarebbero state nutrite esclusivamente di pesche nella convinzione che quest’alimentazione giovasse alla loro bellezza. Non so se la storia sia vera, ma non mi sorprenderebbe troppo. In ogni caso, qui la vicenda si intreccia in uno scenario moderno, tra multinazionali che ingegnerizzano geneticamente la frutta, malattie ereditarie dai connotati grotteschi, matrimoni combinati.

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2. Kamakurian. I cambiamenti climatici hanno reso più rare le preciptazioni nevose, rendendo difficile realizzare il festival delle sculture di neve a Kamakura, quindi viene ideato un androide che possa espandere il proprio corpo per fare da base a queste sculture. Dato che siamo in un manga, l’androide deve per forza essere una donna nuda. Lo Yokote Kamakura Festival è un evento reale, vedere per credere: è un evento tradizionale che da quasi cinquecento anni si svolge a cavallo tra il 15 e il 16 febbraio e che vede la costruzione di piccole sculture a forma di igloo, cave, all’interno delle quali viene acceso un braciere, si prega per avere abbondanza d’acqua nella stagione primaverile e si arrostisce il riso. Qui sotto vedete l’immagine di alcuni di questi altari. Poche cose sono più lontane dalla forma di una donna nuda, per quanto io possa sforzarmi di vedercene una.

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3. Buon compleanno dal Paradiso. La storia di un nerd che il giorno del suo quarantesimo compleanno prega per ricevere in dono un’amante con le orecchie da gatto (non sto scherzando), per sbaglio finisce con lo sbudellare Titania, la regina delle fate, il mondo finisce in un bagno di sangue con l’estinzione dell’umanità e infine, popolato da fanciulle in bikini con le orecchie da gatto, torna a essere un paradiso. Quando si leggono manga, c’è sempre un momento in cui ci si domanda “Ma che cosa cazzo sto leggendo?”. Questo è quel punto.

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4. Tsutsu-izutsu. La storia si apre con l’illustrazione, appunto, di uno tsutsu-izutsu, la tradizionale struttura di legno intorno a un pozzo circolare, cui spesso viene agganciato il secchio. Il titolo tuttavia fa riferimento soprattutto all’omonima opera del teatro Noh. Si tratta di una storia d’amore, che a dire la verità ha poco a che vedere con questa storia breve: nel manga, Kagua e Itagua sono due visitatori da un altro pianeta (ovviamente lei è nuda e prevalentemente a quattro zampe) che apparentemente hanno trovato rifugio all’interno, appunto, di uno dei tradizionali pozzi circolari. Attendono una squadra di recupero e si prefigura un tradimento, ma improvvisamente il punto della soria si rivela essere un altro.

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5. Il poliziotto, il ladro, sua moglie e l’amante. Avete presente quel vecchio paradosso greco del cretese che mente sempre? Questa storia ha uno spunto simile. Due villaggi e due guide a quei villaggi: uno è il villaggio degli onesti, e la sua guida dice sempre la verità, mentre l’altro è il villaggio dei bugiardi e la sua guida mente sempre. Sono due donne e ovviamente una delle due è ben presto nuda. Quello che dovrebbe essere un colpo di scena è in realtà un twist prefigurato dall’inizio, che fa comunque sorridere. L’apparecchio alla gola della figura in copertina appare in questa storia.

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6. Il deicida del nuovo mondo. Una «parodia della Bibbia», secondo la nota di chiusura dell’autore. Riguarda la creazione di un “nuovo” nuovo mondo, ad opera del figlio di Dio, che per prima cosa crea due donne (nude), poi crea un Adamo deforme, poi una caccia grossa e… sì, questo è un altro di quei momenti “What the fuck?”.

7. Laguna Blu 2011. Una storia di nuoto e meduse e… beh, non c’è una donna nuda, ma è in bikini. Mi ha fatto scoprire l’esistenza di un particolare aggeggio. Stavo meglio prima.

8. Il ricordo dell’omelette. Storia di un giovane che prova attrazione per sua zia e… beh, vi dico solo che c’è di mezzo del burro e un cane (e, ovviamente, una donna nuda). Disgustoso.

9. Il pianeta Solarissa. Storia circolare, nel senso più classico del termine, si apre e si chiude con il drammatico crollo delle temperature sulla superficie di un pianeta alieno. Sì, c’è una donna nuda.

10. L’ultima cena di una buona forchetta. Spunto francamente disgustoso che parte dall’amore dell’autore per i contest televisivi in cui il vincitore è chi mangia di più. Si parla di biohacking, maiali e sì, c’è una donna (semi)nuda.

11. I ricordi dell’assassina Lizzy. Una ragazza si sveglia all’interno della propria bara, ma al momento di venire liberata scopre che il suo “soccorritore” in realtà aveva altri piani. La storia è brevissima ed è montata a doppio flashback, in cui si suggerisce un potere particolare per la fossa attorno a cui si snodano le vicende. Per qualche motivo, l’unico personaggio femminile che davvero si difende all’interno di queste storie si trasfigura rapidamente da vittima a villain mangiauomini, e siamo tutti sereni.

12. Ivan Gore. Storia di una maledizione e di un tatuaggio enorme a forma di vagina, ambientato in quella stessa Russia di Harukaze no Sunegurachika.

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Le figure femminili di questa raccolta si dividono in tre categorie: la furba, la serva e il carnefice. Senza soluzione di continuità, alcuni personaggi passano rapidamente da uno status all’altro (la furba che diventa serva, la serva che diventa carnefice, ma mai la furba che diventa carnefice o il carnefice che diventa furba, per qualche motivo). La prospettiva di questo autore sull’universo femminile è decisamente disturbata e sembra essere rassicurata da una donna cyborg, ancora più aliena di quanto non possa già essere una donna normale. Dietro al raffinato tratto grafico e alla sapienza nello story-telling, lo spunto narrativo si nasconde dietro al movimento ero guro ma non arriva neanche lontanamente a raggiungere i livelli della narrazione erotica di artisti come Shintaro Kago (Paranoia Street, Notebook of Murder and Killing) o Suehiro Maruo (La ragazza delle Camelie, La Strana Storia dell’Isola Panorama): è ancora quello di un adolescente disturbato che non è venuto a patti con l’altro sesso. Forse a 47 anni sarebbe anche ora.

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