Perfume

Ho visto di recente questo film del 2006 tratto dal romanzo di Patrick Süskind, che avevo letto nel lontano 1900 e passa su istigazione dello stesso professore di italiano che mi ha consegnato, amante consenziente, tra le mani di Dante ed Harry Potter (che gran brutta immagine…). Il libro, permeato di un’inebriante estetica al rovescio, […]

perfume - movieHo visto di recente questo film del 2006 tratto dal romanzo di Patrick Süskind, che avevo letto nel lontano 1900 e passa su istigazione dello stesso professore di italiano che mi ha consegnato, amante consenziente, tra le mani di Dante ed Harry Potter (che gran brutta immagine…).
Il libro, permeato di un’inebriante estetica al rovescio, mi piacque moltissimo: la struttura tripartita è perfetta, con lo sgradevole protagonista privo di odore che cresce e diventa apprendista profumiere a Parigi, si rifugia in ritiro in una montagna e giunge infine in Provenza per mettere in atto il proprio piano. Lo stile, volutamente appesantito da un narratore molto presente, afferra e trascina nel vortice di orrore esistenziale di un uomo marchiato dal destino, causa di sventura per chiunque, aggrappato al mondo come una zecca. E che dire dell’idea? Originale, geniale, potente, l’intuizione di centrare un libro su uno dei cinque sensi, elevandolo a unico vero senso e declassando gli altri a mera illusione, è destabilizzante e squisita: dopo le prime pagine di sconcerto, si inizia a vedere la realtà attraverso gli occhi – o meglio: attraverso le narici – del protagonista. Affogato in una decadente estetica del marciume e dell’abiezione, emerge il fiore profumato di un’idea di fanciulla, già ragazza e non ancora donna, di un’idea di profumo dato dalla delicata alchimia dell’aroma di tredici adolescenti tra di loro complentari, di un’idea di bellezza irraggiungibile al protagonista e all’immortalità, che il protagonista tenta di afferrare e conservare.
Il film parte da queste complicate premesse e mette insieme un cast imponente e ben congegnato, con un perfetto Dustin Hoffmann e un tormentato Alan Rickman, ma incespica subito sulla scelta del protagonista, un Ben Whishaw decisamente troppo bello per essere lo scheletrico, viscido e reietto Grenouile. Abbandonata – fortunatamente – l’idea di farne un horror, il regista tenta la strada estetica del libro, indugiando sul marciume di Parigi come sulle rosse chiome a cascata delle vittime, ma non riesce ad essere sufficientemente raffinato: non viene dato sufficiente peso alle sensazioni e al pensiero, ma nemmeno alla cornice e alle varie tessere della panoramica su un mondo di illusioni e istinti, in cui il bello e il buono, l’attraente e il raffinato, altro non sono che un odore. Si rimane insoddisfatti, se si pensa a ciò che il film avrebbe potuto essere con un regista più visionario, con il coraggio di osare, ma rimane comunque un prodotto affascinante e ben costruito.

8 Comments

  1. quando uscì il film non lo andai a vedere perché dal trailer mi sembrava un po’ troppo un triller, ma una visione in dvd penso di recuperarla, grazie di avermelo ricordato.

  2. allora, finalmente ho visto “profumo”. pensavo peggio, molto peggio. il sottotitolo “storia di un assassino” mi aveva fatto pensare che avrebbero dato troppa enfasi agli omicidi, e invece no, benché cmq si vedano più di quanto si leggano sul libro. per il resto il film non è affatto male, certo non è un capolavoro come il romanzo, ma lo dico non tanto paragonando libro e film, ma libro ad altri libri e film ad altri film.

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