Star Wars: The Force Awakens

Vi diranno molte cose su questo film. Principalmente vi diranno che The Force Awakens è un film senza coraggio, un remake che scava il solco di Una Nuova Speranza, la stessa vecchia storia con personaggi nuovi. Ma lasciate che vi dica una cosa anch’io. O un paio, forse. O tre, perché due non basteranno. La […]

SW-THE-FORCE-AWAKENS

Vi diranno molte cose su questo film.
Principalmente vi diranno che The Force Awakens è un film senza coraggio, un remake che scava il solco di Una Nuova Speranza, la stessa vecchia storia con personaggi nuovi.
Ma lasciate che vi dica una cosa anch’io.
O un paio, forse. O tre, perché due non basteranno.

La potenza di Star Wars è sempre stata quella di saper andare al cuore del mito occidentale, di scavare a piene mani in quei seven basic plots che la critica jungiana identifica come gli archetipi della narrazione.
Star Wars è tragedia greca con una maschera fantasy è un blaster in mano.
Lo è sempre stata.
Ora, che storia troviamo nel Risveglio della Forza?
Questa.

Nella ricerca di un mitico oggetto,
due eroi per sbaglio
incontrano dei maestri:
li guideranno verso la risoluzione della quest,
ma innanzitutto a trovare se stessi.

Dai.
Star Wars è sempre stata questo. Riducendo al nocciolo e senza pudore, narra delle vicende primarie su cui si costituisce il nostro immaginario occidentale e non parlo solo dell’opposizione tra bene e male: parla di conflitto e di famiglia (e sa il cielo se Star Wars ha mai invogliato a costruirne una), di valori e motivazioni, di scelte. Di piccoli droidi cui tutti danno la caccia.

E quindi, parlando di scelte, ho scelto di mettervi gli spoiler in bianco (potete leggerli selezionando il testo). Non posso fare nulla per salvare chi di voi legge il blog tramite RSS, quindi a loro consiglio di chiudere la pagina.
In altre parole…

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Ho sentito molto parlar male dei nuovi eroi Rey e Finn, quindi – prima ancora di parlare del film – lasciatemi parlare dei loro personaggi.
Probabilmente era vero ciò che insinuava William Shatner prendendosela prima con BB-8 e poi con John Boyega: il personaggio dell’ex Stormtrooper effettivamente è il nuovo Jar-Jar Binks. E prima che metà dei miei lettori si suicidi e l’altra metà muoia di combustione spontanea, lasciatemi precisare che questo film non ha un Jar-Jar Binks. Ha tuttavia un elemento comico, come temevamo, leggermente più pronunciato di quanto non ci fosse nei precedenti. I banter sono più frequenti, più serrati, più “scritti”. E Finn, aka F-N[inserire numeri a caso qui], nonostante sia il personaggio che sulla carta parte da una situazione più drammatica, è anche quello che la risolve più “alla Han Solo”: salta su una nave e fingi che dei tuoi amici non ti importi poi così tanto (ci sarà comunque modo di fare l’eroe). Il suo personaggio quindi rimane nel solco della tradizione ma aggiunge humour ed è un peccato, perché era quello il cui concept sembrava più innovativo.
Finn a parte, Daisy Ridley e Oscar Isaac, due facce opposte della medaglia, sono probabilmente i migliori tra le nuove facce. Il secondo, per quanto marginale, interpreta il lato di Star Wars che abbiamo sempre visto: quello di entusiasti e talentuosi piloti che volteggiano nello spazio inseguendo caccia TIE, urlando fortissimo nell’intercom ogni volta che fanno centro. Quelli che fanno saltare le Morti Nere, insomma: il terrore di ogni assicurazione, il flagello di ogni PSC. E ne abbiamo sempre un gran bisogno, a quanto pare, o per lo meno ne avremo bisogno fino a quando il Lato Oscuro continuerà a costruire morti nere, sempre più grosse e sempre più bacate). Lei invece, la robivecchi Rey, sta a Luke Skywalker un po’ come Frodo sta a Bilbo, se mi si passa il termine. Luke era entusiasta di saltare su un caccia per sparare nel culo a un po’ di imperiali e il suo dramma per aver perso la famiglia (che non gli stava poi nemmeno così simpatica e poi salta fuori che non erano neanche direttamente parenti) si riduceva in circa cinque minuti. Rey invece, complice un’interpretazione che definire più intensa è riduttivo, è pervasa dal terrore per la guerra. E le battaglie non sono le sarabande di esplosioni degli episodi I-III: sono dei veri e propri bombardamenti in cui soffriamo per le vittime civili, ci indigniamo per le antichità distrutte, tremiamo al vedere interi mondi che si sgretolano. Star Wars è anche questo, come dovrebbe essere la fantascienza: una galassia lontana lontana che parla di noi e del nostro mondo, e nel nostro mondo la guerra fa paura, o per lo meno dovrebbe. Star_Wars_Episode_VII_The_Force_AwakensOgni generazione ha i suoi eroi, quindi. O così diceva il promo.
In effetti…
La prima generazione aveva uno Star Wars di eroi in lotta contro il sistema. Giovani ribelli idealisti che combattevano gli errori dei padri per un mondo migliore.
La mia generazione… beh, la mia generazione ha avuto per eroe un tizio di talento che, infilato in un mondo difficile, pur di far sopravvivere la sua famiglia è sceso a patti con il potere politico ed è andato a lavorare per il Lato Oscuro. Non so se qualcuno ci si identifica.
E ho sentito qualcuno dire che effettivamente ogni generazione ha gli Star Wars che si merita.
Beh, io spero vivamente di no.
Perché la nostra generazione non ha solo avuto gli Star Wars di Obi-Wan Kenobi e Anakin Skywalker: ha avuto anche gli Star Wars di Jar-Jar Binks e degli psico-droidi.
La nostra generazione non ha avuto gli Star Wars che si meritava, no, mi rifiuto di crederlo.
E cosa si trova, ora, questa generazione?
Questa generazione si trova a fare i conti con la precedente ma no, non la nostra: Obi-Wan Kenobi è dimenticato, i templi Jedi vengono solo menzionati e Darth Vader, quella maestosa figura che avrebbe dovuto uscire arricchita dagli episodi I-III, rimane una maschera bruciata tra le mani di un ragazzino che gioca a fare il nonno. Ma di questo parleremo più avanti. Questa generazione, quella che vediamo sullo schermo ma anche quella che vede per la prima volta un film di Star Wars al cinema, fa i conti gli eroi degli anni ’70, non con quelli che avrebbero dovuto essere i nostri eroi (e che non abbiamo avuto) ma con quelli della trilogia originale. Han Solo, su tutti, trionfa maestoso in un film che sotto molti aspetti potrebbe essere definito “suo”. E tendiamo a dimenticare quanto sia cresciuto Harrison Ford, e quanto in fretta, tendiamo a dimenticarlo almeno fino a quando non ci rendiamo conto che nel Risveglio della Forza sta recitando, sta recitando la parte di un se stesso da giovane invecchiato senza crescere, segnato non solo da quelle cicatrici in viso, ma da una battaglia che non gli ha portato il lieto fine sperato. Ed è dannatamente bravo, e lo adoriamo per questo, e per questo siamo usciti dal cinema piangendo.
Ma non sono solo i vecchi attori a regalarci delle splendide performance (e Mark Hamill, che segna il finale con la sua presenza silenziosa, è un Luke Skywalker figo come non era mai stato prima).
Poi certo, salta fuori che R2-D2 è sotto carica da tipo trent’anni (non mi lamenterò mai più del mio cellulare).
Ma questi sono peccatucci veniali.
I peccati grossi, ma quelli veramente grossi, sono altri.
E non so proprio come dirlo, ma… se devi far togliere la maschera al tuo cattivo, a un certo punto, beh forse prima dovresti assicurarti che non abbia la faccia da pirla. Kylo Ren è un problema, e non solo perché si chiama come un prodotto dimagrante: si sa che il lato oscuro ha sempre avuto un gusto trash nello scegliere i nomi, Darth Vader in testa a tutti. Il personaggio, che viene costruito durante le scene d’azione con una certa maestria e un certo pathos, inizia a perdere colpi quando alla prima cattiva notizia sbotta come una checca isterica (e poi dicevano che Vader aveva un brutto carattere). Peggiora quando ne scopriamo le origini. Diventa quasi il minore dei problemi quando fa la sua apparizione il Leader Supremo Snoke. Ora… seriamente? Cosa è quella… quella… quella cosa? Disney colpisce poco, in questo Star Wars, ma quando colpisce… beh, colpisce duro. Con un cattivo che ha la faccia da pirla, lasciatemelo dire ancora una volta, che è puerile dichiarata emulazione del “nonno” e che indossa la maschera probabilmente solo per nascondere la sua faccia da pirla ma che sotto sotto ha quell’esatta faccia da pirla di un personaggio di Disney tv. Stessa faccia da pirla hanno anche i nuovi generali e luogotenenti del Nuovo Ordine, che di nuovo ha probabilmente solo il nome: tornano le amate divise filo-naziste, ma non abbiamo più i visi verdastri ed emaciati di chi vive nello spazio (con il terrore che Vader ti strangoli alla prossima conference call, tra l’altro): hanno l’incarnato roseo e le labbrotte turgide, per non fare troppa paura. C’è gente, sotto al casco degli Stormtrooper, addirittura una donna (e con lei tentano, senza riuscirci, l’effetto Boba Fett). E poi, come sempre quando vengono impiantate nuove idee sopra a un sistema vecchio, rimaniamo pieni di dubbi tecnico-esistenziali (tipo: ma se era possibile attraversare gli scudi deflettori viaggiando a velocità luce, come mai siamo dovuti andare su Endor per la seconda Morte Nera? Non bastava uscire un po’ più vicini, considerato che la seconda Morte Nera aveva duecento chilometri di spazio tra sé e lo scudo deflettore?).
Per questi due motivi (i cattivi disneyani ma non come la Disney sapeva fare i cattivi una volta) sono uscita dal cinema in stato di shock e con sguardo attonito. Perché The Force Awakens è splendido, a tratti. Ci riporta in quel mondo vero, polveroso e arrugginito in cui i piloti si stanno ancora saldando il loro caccia due secondi prima di decollare. E’ un film splendido che ci riporta in quel mondo fatto di cibi schifosi, bevande poco invitanti e mostroni lascivi con le loro donnine al pub. Un film splendido che ci riporta in quel mondo in cui Han Solo spara per primo (silenzio) e la gente se ne va in giro con una borsa piena di bombe in grado di liquefarti le budella solo a guardarle. Un film splendido che ci riporta in quel mondo in cui basta sparare (fortissimo) a qualcosa per farlo esplodere, purché qualcuno abbia prima sparato (sempre fortissimo) agli scudi. Quel mondo in cui i combattimenti alla spada laser sono più simili alla scherma medievale che al Qwan Ki Do. Un film splendido che ci riporta in quel mondo, insomma, quel mondo di Star Wars prima della prima trilogia, quando era ancora più pirata che ninja. E lo fa con dettagli sfiziosissimi di cui il bellissimo Star Destroyer spiaggiato nel deserto di Jakku è solo uno, e nemmeno il migliore. Con una colonna sonora maestosa, uno straordinario nuovo attacco ai temi classici ma più grandi, più forti, più epici. Con quegli effetti sonori che ti mettono la pelle d’oca, dallo stridere del TIE all’urlo di Chewbecca in quel momento in cui tutti, tutti abbiamo urlato. Sarà poi un film che piace ai nostalgici, che lascia fredde le nuove generazioni?
Non lo so.
Io spero di no.
Perché magari ogni generazione non ha avuto lo Star Wars che merita, ma ogni generazione merita di avere uno Star Wars.

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One Comment

  1. Non ho ancora visto il film, quindi ho letto il post evitando accuratamente di evidenziare le cose lasciate in bianco. L andrò a vedere con i miei nipotini che ormai sono fans di Star Wars pure loro. Avevo un po’ di timore, soprattutto leggendo qualche recensione online (ma poche ne leggo sempre pochissime prima di vedere un film)… il tuo post mi ridà un po’ di speranza. :D Perché avevo (e ho paura) dell’effetto trilogia nuova. (Certo che sarebbe difficile fare un film di Star Wars più brutto della Minaccia Fantasma… XD). Insomma grazie per il post appena vado a vedere il film me lo leggerò per bene, diciamo! ^^

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