La rivincita di Natale

Lo so, lo so, è un film del 2004 e considerato che vado dicendo che mi piace Abatantuono (come attore, s’intenda), ma dopo averli persi al cinema mi diventa sempre difficile riuscire anche solo a trovare il tempo di ricordarmi di recuperarli. Così l’ho visto da poco. Regia: Pupi Avati. Con: Diego Abatantuono, Carlo Delle […]


la rivincita di nataleLo so, lo so, è un film del 2004 e considerato che vado dicendo che mi piace Abatantuono (come attore, s’intenda), ma dopo averli persi al cinema mi diventa sempre difficile riuscire anche solo a trovare il tempo di ricordarmi di recuperarli. Così l’ho visto da poco.

Regia: Pupi Avati.
Con: Diego Abatantuono, Carlo Delle Piane, Alessandro Haber, Gianni Cavina, George Eastman.
Italia 2004.

Dopo aver saputo che Lele è ammalato di cancro, 18 anni dopo la sconfitta Franco cerca i compagni di Regalo di Natale per riformare il tavolo da gioco ed avere la rivincita sull’avvocato Santelia.

Perché girare un sequel di un film per molti versi perfetto come Regalo di Natale? Bene o male il film regge, grazie all’ottima recitazione di tutti ed un buon soggetto, e per fortuna non intacca il primo film, rinunciando a riscriverlo o a svelarlo.
Purtroppo invece qualcuno ha svelato a me l’intreccio prima della fine del film, non per averlo già visto ma perché lui troppo perspicace o io troppo stupida. Mi piacerebbe sentire, da qualcun altro che l’ha visto, se la questione fosse così evidente (nel qual caso io sono scema) o se non lo fosse (nel qual caso sto con una persona esageratamente intelligente e potrò andarne fiera con gli amici).

Tornando al film, la partita come pretesto per esplorare la psicologia dei personaggi è uno schema sempre valido. In un certo senso è l’essenza stessa del poker, in cui le carte sono importanti almeno quanto scoprire il modo di giocare e di far trasparire le proprie emozioni. E la partita a vent’anni di distanza dall’altra serve per dare un ulteriore giro di vite alla psicologia dei personaggi, soprattutto a quella di Lele. Nonostante questo, alla fine del film rimane un certo amaro, un senso di insoddisfazione, come se mancasse qualcosa a rendere l’equilibrio del film perfetto.

Vale comunque la visione.

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