X-men #199

Fili Tirati (Pulling Strings da Uncanny X-men #472 del giugno 2006); Legami di sangue (Family Lies! da Uncanny X-men #473 del luglio 2006); Corde sciolte (Loose Ends da Uncanny X-men #474 dell’agosto 2006). Si conclude in tre parti la vicenda legata a Elizabeth Braddock, in arte Psylocke, quella vicenda che era iniziata con Claremont su […]

Fili Tirati (Pulling Strings da Uncanny X-men #472 del giugno 2006); Legami di sangue (Family Lies! da Uncanny X-men #473 del luglio 2006); Corde sciolte (Loose Ends da Uncanny X-men #474 dell’agosto 2006). Si conclude in tre parti la vicenda legata a Elizabeth Braddock, in arte Psylocke, quella vicenda che era iniziata con Claremont su X-treme X-men #2 ormai molti mesi fa. La bella e viola telecineta Psylocke (il cui potere mutante secondario è far emergere anche dalla matita del più morigerato disegnatore una profusione indicibile di rotondità femminili a ogni vignetta) era allora morta trafitta dalla spada di Vargas, con cui Rogue aveva chiuso i conti molti numeri dopo. Psylocke era però risorta tempo dopo, com’è uso e costume degli X-men, senza che nessuno lei compresa sapesse come e perché. Ma essendo Chris Claremont l’autore della storia, confidavo che non si trattasse di una delle molte resurrezioni a caso (vedi quella di Colosso, per non spingersi troppo indietro nel tempo). Non sbagliavo.
La storia non si apre però con Betsy, ma con il personaggio che forse Claremont padroneggia meglio (e che forse solo lui sa padroneggiare): Tempesta. Nel numero scorso, che non ho recensito ma di cui segnalo la pagina di apertura, la copertina interna e la prima pagina sempre da questo bel sito, Ororo si trovava nella sua Africa, alle prese con un problema reale: l’imperversare dei mercanti di armi e di uomini che periodicamente razziano i villaggi deportando ragazzi e bambini per farne soldati nelle loro guerre. Claremont, dal grande autore che è, riprende in mano il personaggio di Tempesta dopo che in House of M Scarlet le aveva dato il dominio sull’Africa e la possibilità di trasformarlo in un paese benestante: è quasi una conseguenza logica che in Ororo ritorni il desiderio di prendersi cura della sua patria. Ma Claremont è doppiamente grande perché prende un probloema reale e lo inserisce nell’economia della narrazione: dopo House fo M, molti mutanti hanno perso i loro poteri. Ecco che quindi molti villaggi africani, prima al sicuro per questo o quel mutante locale che li proteggeva, si trovano improvvisamente senza protezione e alla mercé delle rappresaglie. Ecco che tocca alla dea dei venti e del deserto tornare al proprio posto. In grande stile. Con la grandezza che è propria del personaggio e che molti altri autori non sono stati in grado di gestire.

Ororo compare quindi durante una di queste rappresaglie, armata di un lungo bastone e in compagnia di due tigri. E si manifesta il primo degli scollamenti all’interno dello staff tra la coppia soggetto-sceneggiatura (funzionante) e il disegno. Lo staff di disegnatori (piuttosto nutrito, tra l’altro) sembra completamente ignaro delle porte dei granai e raffigura Ororo in compagnia non delle due tigri albine della dea che Claremont ci ha già mostrato (su X-treme X-men, ad esempio, quando Tempesta entra in coma dopo il combattimento con Khan e Jean Grey la segue per risvegliarla) ma di due tigri "normali", normali se si esclude il fatto che sono un po’ più grossine e hanno un’evidente paresi al muso, poverette. Non è il primo degli errori nel disegno che, indipendentemente dal tratto che non apprezzo affatto e di cui parlerò in seguito, deve aver risentito dei problemi di salute di Claremont durante la stesura di questa storia. Non ne risente affatto Tony Bedard, invece, l’autore dei dialoghi. E solo la manina santa di Claremont riesce a partorire: "Una pistola fa sentire un uomo potente come un dio. Togligli i giocattoli e i costumi e ciò che resterà è un bambino. Gli sto facendo un favore, ricordandogli il suo vero posto in questa terra. Ricordandogli quanto insignificantemente piccolo sia nel grande ordine delle cose". Ma a Ororo non interessa solo la giustizia su quegli uomini (sempre etica alla faccia delle vaccate di Quesada e sempre pronta alla mano di un Claremont che le fa dire: "ho solo paura di non riuscire a  fermarmi prima di ucciderli") e l’autore la lascia con il proposito di trovare il mandante, il vero signore della guerra, per spostarsi a New York, allo Xavier institute.

E’ qui che, dopo poche pagine di storia, cambia il registro linguistico, e non senza un motivo. Dall’Africa martoriata alla ricca America, dove il governo ha messo sotto controllo i mutanti e li ha praticamente rinchiusi all’interno della scuola per giovani dotati (continuo a domandarmi che cosa avesse in testa l’autore della traduzione, ma lasciamo perdere). Che il registro sia completamente diverso è chiaro dalle prime due scene con dialogo.
Vignetta 2 (esterno):
<primo soldato> "Usa la forza Luke, eh?"
<secondo soldato> Che dici?
<primo soldato> Non ti pare che queste uniformi facciano molto Guerre Stellari?
Vignetta 3 (interno di una sentinella, che per chi non lo sapesse è un gigantesco robot guerriero di proprietà del governo):
<operatore al monitor> Posso sintonizzarmi un attimo sulla partita, dottoressa? Ho puntato venti sacchi sui Cavaliers
<Valerie Cooper> La pianti, Wilson. Né io né il colonnello Reyes siamo appassionati di basket.
<colonnello Reyes> Vero. E i Cavaliers sono una one-man band. Il basket è uno sport di squadra e il prossimo che fa lo spiritoso lo trasferisco in Alaska.

Fortuna che non era appassionato di basket… ma indipendentemente dal povero Wilson, come mai Claremont fa lo spiritoso? Semplice. C’è di mezzo Jamie Braddock, che già era comparso sporadicamente nei numeri scorsi facendo lo spiritoso e saltellandosene in giro in tenute straordinariamente simili a quelle di Borat già citate qualche post fa (e anche lui, a ben vedere, assomiglia un po’ a Borat). E così annunciato dal registro linguistico, Jamie Braddock arriva. In mutande. Con un cappello a cilindro adornato di fiore. Avvolto in stringhe rosse (le stringhe della realtà, che lui ha il potere di manipolare facendo sostanzialmente tutto ciò che vuole a livello subatomico). E con il suo sorriso idiota. "Prova? Prova? Sono in diretta? Dal lato buono, mi raccomando. Vi assicuro che quello cattivo non è il caso."
E "i rilievi su questo tipo non hanno senso", osserva giustamente il funzionario cui piacciono i Cavaliers. Nulla ha senso. Perché il personaggio è matto come un cavallo e Claremont è più matto di lui. "Arrestate il mutante in mutande!", sbraita il colonnello Reyes. E le mutande di Jamie, un paio di ampi boxer, hanno in effetti un certo ruolo nell’economia della vicenda, ma è una cosa di cui nemmeno il brillante Luca Scatasta dà segno di essersi accorto e che merita di essere lasciata per ultima. Jamie Braddock arriva, in ogni caso, e impiega un po’ a ricevere l’attenzione che merita: le sentinelle lo attaccano ("Che bei giocattoloni! Che fili devo tirare per farli parlare?"), le truppe di terra lo attaccano ("ottima idea", commenta all’ordine "freddatelo", prima di seppellire i soldati sotto una tonnellata di neve spuntata dal nulla), gli X-men Nightcrawler e Rachel lo attaccano. A questi ultimi Jamie gioca uno scherzo di prestigio che spiega il cappello a cilindro facendoli combattere tra loro ("è il vecchio scerzo dello scambio di persona, gente: non diteglielo!", bisbiglia verso l’esterno della vignetta come verso una telecamera). E combattono tra di loro, mentre lui canta "got to be a jocker, he just do what he pleases, come together right now over me" dei Beatles: solo Alfiere, sparandogli, riesce a distrarlo quel tanto che basta a Betsy per infilargli nella testa la sua katana di energia telecinetica, una posa che ormai le è familiare. E così sollecitato Jamie spiega di essere da loro per aiutarli a salvare l’universo (tanto per cambiare): ha resuscitato Betsy, "ricucendole" la materia in modo più efficace e trasformandola in un’arma. "L’ultima volta ti ho trovato affetta d un caso di morte grave, se ben ricordo", dice a Betsy, indicandola e facendole ricomparire la ferita di Vargas. Betsy cade morta tra le braccia di Nightcrawler. E’ l’altro palese errore del disegnatore, che non si è nemmeno degnato di riguardarsi gli splendidi disegni di Salvador Larroca per quell’episodio. Avrebbe visto che Betsy era ferita all’addome, gesto che aveva un significato preciso, e non al petto. Ma lasciamo perdere. "Nel caso vi fosse sfuggito, dal mio punto di vista nozioni assolute come la morte e le tasse non sono così ineluttabili", spiega a Nightcrawler, che giustamente protesta. E con un gesto riporta in vita Elizabeth. Lei è la loro arma decisiva ora: "ti ho ricucita nella maniera più salda possibile. Adesso, chiunque sia in grado di pasticciare con la realtà, come Proteus o il Re delle Ombre, non ti può toccare. Neanche con un dito. La tua forma non può essere modificata, la tua mente non può essere controllata, eccetera eccetera… naturalmente un bel colpo di pistola o una pugnalata funzionano ancora, quindi non disdire l’abbonamento in palestra". Un’arma micidiale contro una minaccia che Jamie non ha il tempo di spiegare: un enorme coso compare alle sue spalle (vedere immagine a destra, io non riesco a descriverlo, è forse il più brutto Osservatore mai disegnato) e lui viene risucchiato via da un portale.

Il secondo episodio si riapre con l’enorme Osservatore che ancora campeggia sullo Xavier Institute. E se non avete idea di chi sia l’osservatore, siete in buona compagnia. Ma Claremont, che ci conosce e ci ama, spiega attraverso i pensieri di Betsy: "L’Osservatore. Una delle entità cosmiche più potenti del creato. Due Guerre Mondiali non l’hanno neanche scomodato dalla sua dimora. Ma la piccola scorribanda di Jamie pare aver meritato una sua visita". Vuoi vedere che ridendo e scherzando Claremont sta mettendo a segno qualcosa di grosso? Prima che il governo possa bloccarli, Nightcrawler teleporta via sé e Betsy, con Alfiere, Rachel e Cannonball. Qualcosa però va storto: un’influenza remota di Jamie li porta al Cental Park, e l’Osservatore li segue. Lì il gruppetto ha tempo di riflettere un istante. Jamie ha il potere di manipolare strutture subatomiche, non di modificare il corso degli eventi nel creato: che cosa può aver richiamato l’attenzione dell’Osservatore. Rachel ipotizza che si tratti dell’effetto farfalla ("il tipo di cose che Kitty inizia a blaterare dopo il secondo drink"). Sicuramente l’osservatore possiede le risposte ma, come acutamente osserva Cannonball, "dubito che tutti i drink di Manhattan lo faranno blaterare". Non c’è però bisogno di far ubriacare l’entità cosmica, che parte per la tangente per proprio conto: "Come per tutte le creature viventi, la vita dell’universo ha una sua durata, un inizio e una fine. Molti postulano che possa ricominciare. La Fenice è sia la scintilla che dà origine al Creato sia il fuoco finale che lo consuma. Ma la natura è retta da equilibri ed esiste un polo opposto alla Fenice. Come la Fenice è femmina, esso è maschio. Alcuni lo chiamano Primo Caduto. Come la Fenice cerca di perpetuare il ciclo vita-morte-rinascita, il primo caduto cerca di porvi fine. Il suo scopo è la perfezione immutabile. La vita dell’universo è suddivisa in sette fasi… colonne di saggezza simili ai giorni del vostro mondo. Quattro fasi sono ormai trascorse. Da ciascuno di questi "giorni" cosmici il Primo Cadfuto ha tratto un servitore. Essi sono i suoi quattro".
Silenzio.
"Minchia", dice Betsy.
No, non lo dice. Ma solo perché Claremont non si vuole giocare la fascia protetta. Lo pensa, però. Chiaramente.
E ha ragione. Dal Metropolitan Museum si sviluppa un fascio di energia, da cui emergono lucertoloidi piccoli ma agguerriti. Solo Betsy sembra essere in grado di combatterli, e con lei come sola risorsa l’unico modo di sopravvivere è puntare alla sorgente. Qualunque cosa sia, bisogna quindi raggiungere la sorgente e Betsy si rivela essere l’unica a sfuggire al potere che genera l’incantesimo. Scopre quindi tre amici di suo fratello, che erano stati dati per morti durante un rally con Jamie nel deserto, dopo il quale lui era tornato completamente impazzito. Spezzando il rito, Betsy causa una reazione grandiosa: "incapace di manifestarsi a New York, il primo caduto sembra intenzionato a portare i responsabili con sé, ovunque si trovi". Altro portale che risucchia tutti. Altra fine di episodio.

Elizabeth si risveglia sola in una stanza di un altro mondo, assai babiloneggiante. Precipitandosi fuori, trova un enorme Assurbanipal volante ad attenderla. Si tratta del Primo Caduto, chiaro riferimento a Satana. Il risvolto filosofico-religioso è interessante: il Primo Caduto è interessato a portare la perfetta immutabilità (che poi è l’assenza di tempo ovvero l’eternità). Si tratta chiaramente dell’Armageddon di biblica memoria, che grazie a Claremont trova così un ruolo nell’universo Marvel. Chissà che cosa penserebbe in questo episodio la cattolicissima e lupesca Rahne.
Il mondo in cui si trova Betsy sembra un mondo perfetto: pace, tranquillità, genti di ogni razza che convivono tranquillamente (apaticamente, in realtà). La violenza è impossibile, come rivela il litigo tra i compagni di Betsy e i tre ex-amici di Jamie, che raccontano il retroscena della vicenda. Durante il famoso rally nel deserto, il Primo Caduto si è infatti manifestato a loro, rivelando i loro poteri e promettendo la pace eterna se si fossero uniti spontaneamente alla sua proposta. E’ Jamie a rifiutare, fuggendo nel deserto dove impazzisce. Ma che cosa cela la proposta allettante del Primo Caduto (una vera e propria tentazione demoniaca)? E’ Betsy, l’unica a poter ancora esercitare il proprio potere, a porgli le domande giuste rivelando la reale natura della proposta. La pace non viene donata al mondo di provenienza, ma solo ai quattro che il Primo Caduto sceglie di volta in volta. Le anime degli altri abitanti sono "ridondanti", e vengono sacrificate. Il Primo Caduto non sa di rivelare questo all’unica persona in grado di opporglisi anche nel suo mondo: tanto per cambiare, Betsy gli infila una lama telecinetica nella testa, ridando coscienza ai molti imprigionati ed i poteri ai suoi compagni. Con la telepatia di Rachel a tutti è rivelata la verità: il gigantesco Assurbanipal è un involucro, solo una delle molte vittime del Primo Caduto, e decine di mondi hanno subito "un destino peggiore della morte" per la miopia di quattro idioti, che hanno ceduto alle sue lusinghe.
Disgraziatamente (ovviamente?) il Primo Caduto riesce a sfuggire alla lama di Betsy, e si scatena l’ira di Dio, anche se forse sarebbe più opportuno dire che si scatena l’ira del diavolo. Impegnata a deflettere piogge di zolfo e altre amenità, Betsy chiede a Jamie di portare via gli altri. "Beh, forse non posso impedire che la situazione vada a rotoli, ma posso ancora sistemare un po’ di cose", risponde il fratello, rimandando tutti a casa e restando, solo, nell’universo del Primo Caduto che crolla. Sempre in mutande.
Al termine dell’episodio, ritorna Tempesta con una telefonata ad Alfiere, domandando aiuto per arrestare il signore della guerra che ha infine localizzato. E l’avventura continuerà sull’albo speciale dall’orrendo titolo Tempesta: il matrimonio. Che, da brava fan della dea, comprerò.

Tre note in chiusura
Le mutande di Braddock. La battuta che sottolinea l’abbigliamento di Jamie non è casuale ed è una finezza degna di nota. Quando compare, infatti, lo schizzato fratello di Betsy indossa dei boxer con cuori gialli su sfondo bianco, chiaramente visibili in più di una vignetta. Qualche scena dopo, quando Alfiere lo sorprende sparandogli, i cuori si trasformano in smiles dalle svariate espressioni, che divengono tutti sorridenti all’arrivo della sorellina Betsy. Sono poi chiaramente visibili in primo piano, tristi, mentre Betsy ancora giace morta e divengono a dir poco sorpresi all’apparizione della mano che lo trascina con sé attraverso il portale. Prigioniero del Primo Caduto, in uno stato a dir poco catatonico, indossa boxer completamente bianchi. Ricompaiono i cuori quando salva Elizabeth e gli altri X-men. Grande. Jamie Braddock. Potere mutante: cambiare mutande.
Betsy l’intoccabile. Ma se Jamie ha reso Elizabeth intoccabile da parte di coloro che manipolano la realtà, come si spiega che sia stata toccata dagli sconvolgimenti di House of M, e in una storia di pugno dello stesso Claremont? Mi devo essere persa qualcosa…
Questione di informazione. Mi domando se i lettori dell’albo, americani e italiani, sappiano che il problema contro cui sta combattendo Tempesta non è una nuova invenzione sociale di Claremont ma qualcosa che realmente accade e che sta distruggendo l’Africa…

Il disegno. Bachalo davvero pessimo (mentre il Bedard dell’ultima storia se la cava un po’ meglio). Teste triangolari. Labbra gonfie. Occhioni giapponesizzanti. Tette molli. Aggiungendo a questo i grandi errori di cui ho parlato e molte piccole sviste su cui ho sorvolato, direi che il disegno penalizza molto questa storia, l’ultima di Claremont agli X-men, che per altri versi meriterebbe di essere ricordata tra le sue prove più brillanti.

Nota: l’albo contiene anche la quinta parte di I 198 (tratto dall’albo omonimo del giugno 2006). Non avendo recensito nessuno degli episodi precedenti ed essendo uscita un po’ stremata da questo articolo che mi ha preso un po’ la mano, mi limito a dare la mia approvazione alla storia ed al disegno, conservando grande curiosità di vedere che cosa stia succedendo.

8 Comments

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.