Cose che capitano nel Bel Paese

Dal Manifesto di oggi, di cui consiglio l’acquisto se non altro per vedere le foto cui si fa riferimento nell’articolo. Si commenta da sé. La più grande necropoli punica del Mediterraneo Quella di Tuvixeddu in Sardegna è, per estensione e per numero di sepolture, la più grande necropoli punica del Mediterraneo. Dalla fine del VI […]

Dal Manifesto di oggi, di cui consiglio l’acquisto se non altro per vedere le foto cui si fa riferimento nell’articolo. Si commenta da sé.

La più grande necropoli punica del Mediterraneo
Quella di Tuvixeddu in Sardegna è, per estensione e per numero di sepolture, la più grande necropoli punica del Mediterraneo. Dalla fine del VI secolo sino agli inizi del III secolo avanti Cristo i cartaginesi, che si erano stabiliti attorno allo stagno di Santa Gilla, scelsero infatti il colle di Tuvixeddu per seppellirvi i loro morti. I defunti venivano deposti nelle tombe «a pozzo» (ben visibili nella foto che pubblichiamo a fianco) scavate interamente nella roccia calcarea e profonde dai due metri e mezzo sino agli undici metri. All’interno del pozzo una piccola apertura introduceva alla camera funeraria. Ci sono pozzi dove decorazioni riproducono simboli religiosi, come la mezzaluna sorgiva (simbolo del dio Tanit), la palma o il globo solare; altri invece presentano delle decorazioni geometriche. Tra le sepolture se ne distinguono due di particolare bellezza: la Tomba dell’Ureo (serpente alato simbolo del potere) e la Tomba del Combattente, entrambe dipinte. Oggi tutto ciò è minacciato dalla lottizzazione edilizia, come dimostrano le altre foto che pubblichiamo nella pagina.

Sulla necropoli sarda nasce un quartiere – Costantino Cossu
Cagliari – Tuvixeddu, la più grande necropoli punica del Mediterraneo, un’area archeologica di valore eccezionale, corre il rischio di essere devastata da una nuova colata di cemento dopo quelle che l’hanno in gran parte distrutta negli scorsi decenni. La Coimpresa, un consorzio d’imprenditori tra i quali c’è anche la Impregilo del gruppo Fiat, pochi giorni fa ha cominciato i lavori per costruire un quartiere da trecentomila metri cubi. Tutto autorizzato in base a un accordo di programma siglato il 15 settembre del 2000 tra imprenditori e Regione Sardegna, allora governata dal centrodestra. La partita però non è ancora chiusa. L’attuale giunta regionale, guidata da Renato Soru, ha chiesto al ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli di intervenire con urgenza per fermare i lavori. La stessa richiesta è stata fatta al sindaco di Cagliari, Emilio Floris (Forza Italia). Cinque giorni fa, con una lettera a Floris, l’assessore regionale alla Cultura, Carlo Mannoni, ha sollecitato l’annullamento delle licenze edilizie, ricordando che Tuvixeddu rientra nelle aree tutelate dal Piano paesaggistico regionale approvato la scorsa estate. Già ad agosto Soru aveva tentato di fermare Coimpresa con un decreto che dichiarava Tuvixeddu area d’interesse pubblico. Gli imprenditori avevano presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale ma ad ottobre, poche ore prima che i giudici cominciassero la discussione del caso, la giunta regionale aveva ritirato il decreto. I motivi della marcia indietro non sono mai stati chiariti. Forse Soru aveva paura che il Tar gli desse torto. Sarebbe stato un brutto effetto boomerang. Fatto sta che la giunta regionale ha preferito un’altra strada: giocare la carta del governo amico. Già allora, infatti, al momento del ritiro del decreto Soru si rivolse a Rutelli perché sul caso intervenisse il ministero. Ma da Roma arrivò solo un invito agli uffici regionali dei Beni culturali a studiare il caso per avanzare una proposta di soluzione. Ecco perché ora, di fronte alle ruspe che si sono messe al lavoro, il presidente della regione si rivolge di nuovo al governo. Ma c’è anche chi invita la giunta di centrosinistra a prendere l’iniziativa in proprio. Secondo Stefano Deliperi, portavoce dell’associazione ambientalista «Gruppo di intervento giuridico», il decreto ritirato ad ottobre deve essere riattivato. «La decisione della Regione di non andare avanti è stato un errore. La sola strada seria percorribile è proprio quella di porre un vincolo paesaggistico in base alle norme regionali di tutela recentemente approvate, e poi prevedere acquisti ed espropri da attuare a favore delle amministrazioni pubbliche interessate per acquisire ad un futuro Parco archeologico le aree dove sono previste le volumetrie già autorizzate». Un appello a Rutelli perché intervenga subito arriva anche dal presidente regionale di Legambiente, Vincenzo Tiana, che richiama l’attenzione sulla parte romana della necropoli che sorge sul colle di Tuvixeddu: «Allo stato attuale tutta l’ala del costone con il cimitero romano non è più riconoscibile. I loculi sono in stato di abbandono, lasciati alla mercé dei vandali. Molte tombe sono state incapsulate in scantinati ricavati nelle fondamenta dei palazzi che si è lasciato fossero costruiti sopra la necropoli negli ultimi decenni. Rimane libera la zona intorno alla preziosissima Tomba delle Spirali, anche questa a rischio di danneggiamento dopo che, a maggio, è stato aperto un cantiere. L’area romana della necropoli, ampia circa un chilometro, è stata frantumata tanto da perdere la morfologia originaria. E’ rimasta solo la Tomba della Vipera a testimoniare l’eccezionale valore di un territorio scandalosamente violato». «Legambiente comincerà da subito – dice Tiana – una serie quotidiana di resoconti, anche fotografici, da indirizzare alle istituzioni competenti per documentare e denunciare la devastazione». Uno stop immediato ai lavori di scavo è stato chiesto anche dal presidente nazionale di Legambiente, Roberto Della Seta. «Tuvixeddu – dice Della Seta – è un bene archeologico straordinario. Un’emergenza di questo tipo non può restare circoscritta alla Sardegna. E’ un caso di rilevanza nazionale, riguarda tutti gli italiani. Rutelli deve intervenire». Ieri mattina, per iniziativa della giunta Soru, sono stati apposti i sigilli a un cantiere edilizio in un’area che rientra tra quelle vincolate dal Piano paesaggistico. Ma si tratta di un singolo palazzo, costruito da un imprenditore che non ha nulla a che fare con la Coimpresa e in una zona diversa dalla megalottizzazione da trecentomila metri cubi. «E’ nostro dovere riconsiderare la possibilità di edificazione sul colle di Tuvixeddu», ha comunque dichiarato Soru in serata in una conferenza stampa, durante la quale ha detto che spedirà la Guardia forestale anche nei cantieri Coimpresa. Se ci sono cose fatte fuori dalle norme del Piano paesaggistico, il blocco potrebbe scattare anche lì. Un’ultima notazione. Tra le imprese che stanno devastando Tuvixeddu c’è, insieme alla Impregilo, anche la società di Gualtiero Cualbu, costruttore e proprietario di alberghi. Uno di quegli imprenditori edili ai quali il Piano paesaggistico regionale voluto da Soru ha messo vincoli rigidissimi, salvando le coste sarde da un pluridecennale saccheggio. Pochi mesi fa Cualbu è stato nominato, dalla giunta guidata dall’ex presidente di Tiscali, rappresentante della Regione nel consiglio di amministrazione del Teatro Lirico di Cagliari. Recentemente il costruttore ha investito massicciamente in un progetto che prevede la realizzazione, su un’area compresa tra il Lirico e il T Hotel (di proprietà dello stesso Cualbu) di un cosiddetto «Parco della musica», una vasta zona verde che diventerà una passerella architettonica tra l’edificio che ospita il teatro e l’albergo dell’imprenditore edile. Quando si dice l’amore per la cultura.

Le foto sono tratte da questo articolo

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