#BIMtool – Userforge

La scorsa settimana abbiamo parlato di profili utente e, in particolare, ho ricordato il concetto di persona. Chi ha frequentato con me qualche corso relativo alla creazione di un BIM Execution Plan sa che per me il concetto di persona è uno strumento cruciale per meglio analizzare e comprendere richieste che spesso vengono prese come […]

La scorsa settimana abbiamo parlato di profili utente e, in particolare, ho ricordato il concetto di persona. Chi ha frequentato con me qualche corso relativo alla creazione di un BIM Execution Plan sa che per me il concetto di persona è uno strumento cruciale per meglio analizzare e comprendere richieste che spesso vengono prese come un dato di fatto e interpretate liberamente ma che, se investigate in modo più approfondito, nascondono un mondo di nefandezze pronte a tornare a mordervi sul progetto.

Ma cos’è una persona?

Prendiamo una delle possibili definizioni che si trovano on-line:

Le personas sono veri e propri identikit di clienti ideali, una sorta di profilo fittizio dell’utente, che rappresentano i bisogni, i comportamenti, gli interessi e le aspirazioni degli utenti reali. Sono una rappresentazione dei tratti caratterizzanti di ciascun utente e di quelli che li accomunano.

Sono uno strumento utilizzato da chi non può intervistare il cliente perché non esiste un cliente, ma ha bisogno di identificare le caratteristiche tipologiche del proprio ventaglio di clienti.

E perché ci interessa?

Dobbiamo immaginare il cliente, anziché parlarci, in due possibili scenari:

  1. Una situazione in cui il cliente è inaccessibile, ad esempio per motivi politici: capita spesso, soprattutto in organizzazioni di tipo tossico in cui le informazioni vengono trattenute come strumento di potere (cfr. le tre organizzazioni in DevOps), che al BIM coordinator di commessa venga negata la possibilità di parlare con il cliente e la profilazione utilizzando questa tecnica è una buona alternativa all’andarsene sbattendo sul tavolo la faccia del capoprogetto (opzione che comunque consiglio di non scartare a priori);
  2. Una situazione in cui si ha il dubbio che il cliente non esprima i propri bisogni in modo completamente consapevole: soprattutto nello scenario attuale, in cui si parla molto di BIM in termini commerciali ma la consapevolezza tecnica su fattibilità e implicazioni è ancora poca a diversi livelli, esiste la concreta possibilità che il cliente stia richiedendo il BIM “per sentito dire”, ma non abbia chiara coscienza di quali sarebbero gli effettivi vantaggi, sul suo progetto, per un uso del modello piuttosto che un altro.

Ok, quindi sempre.

Magari non proprio sempre, ma spesso.

1. Creazione di personæ: riferimenti

Il termine personæ è inteso con l’uso che si fa in filosofia, dal latino persōna, maschera, che a sua volta probabilmente dall’etrusco phersu, attore/personaggio del dramma e il primo riferimento che posso darvi per un esercizio di creazione personæ calato in ambito BIM è, disgraziatamente, il mio secondo libro con Gabriele Gallo.

Il terzo capitolo è dedicato al concetto di agente e alla costruzione di personæ, con esercizi di profilazione offerti dal nostro game designer preferito.

Ma siccome sono pessima a vendere i miei libri, per la gioia del nostro editore, c’è anche qualche risorsa on-line che potete consultare gratuitamente:

  • la guida in 9 passi di Arthur McCay su UxPressia in cui i nove passi consigliati sono:
    • Effettuare la ricerca;
    • Segmentare il parco clienti;
    • Definire il layout;
    • Impostare le informazioni demografiche;
    • Descrivere il background delle personæ;
    • Definire gli obiettivi di ogni persona;
    • Definire stimoli e frustrazioni di ogni persona;
    • Aggiungere gli ultimi ingredienti;
    • Creare la persona.
  • la guida di Esther Kitavi su UX collective;
  • la guida di Beaker and Flint su medium.

2. Userforge

Userforge è solo una delle piattaforme disponibili per la creazione facile di personæ e, come ogni piattaforma che fornisce dei template, bisogna stare attenti a continuare a usare il cervello.

Il primo passo è, come sempre, la registrazione. Fate attenzione perché, al contrario di altri servizi, Userforge è molto aggressivo nella raccolta di dati personali riguardo al vostro dispositivo, al vostro browser e alla biancheria che state indossando in quel momento quindi, se siete delle personcine riservate, lasciate perdere. Come sempre il servizio è gratuito e, quindi, state pagando in qualche altro modo. Dovete registrarvi con una mail alla quale – cosa ve lo dico a fare? – vi scriveranno fino alla fine dei vostri giorni. Vi si attiverà una demo in cui potete creare due persone, due storie e un collaboratore (anche se ve lo dirà dopo aver creato il workspace).

Il secondo passaggio è la creazione del workspace in cui volete inserire le vostre personæ.

Del workspace è necessario definire semplicemente la categoria e il nome. Indovinate qual è il nome del mio?

Arrivati a questo punto potete iniziare creando la vostra prima persona all’interno del workspace. Le funzionalità proposte sono, in seguenza, tre:

  • personas;
  • user stories (che abbiamo brevemente rivisto anche la settimana scorsa);
  • maps.

Nella creazione della persona, le sezioni fondamentali indicate dalla piattaforma sono tre:

2.1. Persona

Le ulteriori sezioni sono facoltative e sono:

  • una citazione, che piace sempre almeno quanto l’immagine;
  • gli obiettivi della persona;
  • la sua user story (che non è la storia della sua vita ma è il modo in cui si approccia / approccerà al prodotto, formulato con l’orientamento all’obiettivo che vuole raggiungere);
  • i suoi bisogni;
  • le sue frustrazioni;
  • i suoi valori di riferimento;
  • i suoi “blocker”, ovvero ciò che potrebbe frenarlo nell’adozione o nell’utilizzo del prodotto o nel servizio che vogliamo sviluppare o proporgli;
  • le sue abitudini;
  • ciò che lo motiva a compiere delle scelte.

Le sezioni possono successivamente essere implementate aggiungendo sezioni personalizzate.

2.2. Storie

A seguito della creazione delle personæ, potete procedere alla creazione delle user stories. Il formato presentato è abbastanza tradizionale: viene richiesto di selezionare un gruppo di utenti, uno scenario e l’azione da compiere, subordinata all’obiettivo.

As a banana, when I am unpeeled, I want to smell delicious so that people would eat me quickly and I’ll stop suffering.

È poi possibile agganciare la storia a una mappa e aggiungere dei tag.

La job story si differenzia dalla user story solo perché non richiede di impostare il gruppo di utenti ma solo lo scenario in cui si manifesta il desiderio.

2.3. Mappe

La mappa che intende Userforge non è una mappa metaforica, ma una mappa letterale: nel caso in cui la componente geografica sia importante (ad esempio se state analizzando le figure e le tipologie di attività che si articolano in un layout di cantiere) è possibile visualizzare geograficamente la loro collocazione.


3. Ok, ma perché?

So cosa state pensando.

Ma perché usare una piattaforma?

So cosa state pensando. Perché usare una piattaforma quando potete crearvi a mano le vostre schede come piacciono a voi nel vostro InDesign craccato.
Beh, intanto perché se craccate il software i bambini di quelli che lavorano in Adobe muoiono di fame.
Solo in secondo ordine di importanza, perché è comodo. Bisogna smettere di considerare queste attività come attività di grafica e iniziare a considerarle per quello che sono: sandbox in cui l’obiettivo è iterare il maggior numero di versioni nel minor tempo possibile. Il lavoro di formattazione è solo subordinato alla necessità di presentare davvero questo lavoro a qualcuno che ha necessità di vederlo con una veste grafica particolare. E quindi – indovinate? – a uno studio sul target. Che è il motivo per cui sviluppate delle personæ.

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