BIM Execution Plan Agile, edilizia scolastica e COVID-19

Un nuovo BIM Execution Plan Come ormai sapete, ho impiegato buona parte dello scorso anno a cercare modi nuovi e modi migliori per fare non solo quello che già sapevo fare, ma anche e soprattutto per affrontare territori inesplorati. Potete immaginarmi così. Una di queste ricerche mi ha portato a rivedere completamente quello che consideravo […]

Un nuovo BIM Execution Plan

Come ormai sapete, ho impiegato buona parte dello scorso anno a cercare modi nuovi e modi migliori per fare non solo quello che già sapevo fare, ma anche e soprattutto per affrontare territori inesplorati.

Potete immaginarmi così.

Una di queste ricerche mi ha portato a rivedere completamente quello che consideravo fosse un modo decente per stilare un BIM Execution Plan e a sviluppare un nuovo format “per tasselli”, che attinge al mondo dell’Agile e in particolare dello Scrum e che molto deve al Business Model Canvas, come principio e come concezione. Qualcosa di questo pensiero era stato anticipato con i ragazzi del Masterkeen 7, la penultima classe che ho avuto il piacere di incontrare a Lecco e sicuramente tra i percorsi di formazione più intensivi che io abbia progettato negli ultimi anni. Altro è stato approfondito nel corso dedicato al BIM Execution Planning per la CLEX Academy di cui ho accennato qualcosa qui. Oggi però non vi voglio parlare del format, ma del contenuto di quel percorso.

Un problema spinoso

Da quando abbiamo portato avanti queste indagini, in aprile, molto si è parlato della riapertura delle scuole in settembre, in particolare da quando il ministero ha pubblicato le indicazioni del suo comitato tecnico-scientifico. (il documento qui). Da allora ne hanno scritto quasi tutte le testate, dando voce a diversi punti di vista, da Wired (qui) a Repubblica (qui), e diversi enti coinvolti si sono pronunciati, tra cui l’ANP (Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e Alte Professionalità della Scuola, amichevolmente nota come l’Associazione Nazionale Presidi, qui) e la Cisl attraverso un’analisi che ci riporta il Corriere qui.

L’analisi dati del ministero

Giuseppe Di Giuda, tra i luminari del BIM in Italia e certamente una delle figure di maggiore rilievo per quanto riguarda la gestione informativa basata su modelli per l’edilizia scolastica, si è di recente pronunciato con occhio scettico riguardo ad alcuni dati numerici contenuti nel documento emesso dal ministero.

Naturalmente il nostro ragionamento è precedente alla pubblicazione di questi rapporti, ma i numeri di partenza dovrebbero essere gli stessi, ovvero quelli reperibili nella sezione di Open Data relativa all’edilizia scolastica. I risultati però sembrano essere significativamente diversi, non tanto nella sostanza quanto nelle conclusioni. Perché la notizia che il 58% delle scuole possa riaprire, con le nuove regole, non pare una buona notizia neanche a me.

1. Di che cosa avremmo bisogno?

La domanda sorge quindi spontanea: di che cosa avremmo bisogno per fare un’analisi più puntuale, più efficace?

La risposta a quella domanda è sempre: dipende. Dipende, ovviamente, da cosa vogliamo fare. E ciò che vogliamo fare dipende, in gran parte, da ciò di cui ha bisogno il nostro ipotetico utente finale. Chi è il nostro utente finale? Quali sono gli stakeholder in gioco quando si tratta di scuola e come possiamo mettere al loro servizio modelli e dati? Solo ragionando su questo è possibile (ri)strutturare una banca dati e relative analisi rilevanti.

Personas

La profilazione degli stakeholder – nel caso in cui non si ha la possibilità di fare un assessment, un’intervista o un sondaggio – passa per la costruzione di personas, pupazzetti dettagliati e immaginari tramite i quali si cerca di individuare caratteristiche e bisogni dell’utente finale. Si tratta di uno strumento di marketing che nasce dal tentativo di interrogarsi su come si può lavorare meglio intorno al concetto di target.

Esistono diverse tecniche di creazione di personas: in italiano, trovate un articolo interessante a questo indirizzo, redatto dall’Interaction Designer Valentina Venza. In inglese, consiglio invece questa risorsa sull’Interaction Design Foundation e questo articolo di Alan Cooper, che esplora anche l’origine del concetto. Se non conoscete Alan Cooper, è solo uno degli inventori di Visual Basic.

La nostra classe, composta da 23 persone suddivise tra mattina e pomeriggio, ha prodotto un totale di 61 profili di personas, variamente distribuiti sul territorio e diversamente miscelati come ruolo, posizione all’interno del processo e livello di quella che potremmo chiamare alfabetizzazione informatica.

La distribuzione geografica delle personas sviluppate.

A livello di distribuzione geografica, il 38% dei profili è stato collocato al nord, tra Lombardia, Veneto, Liguria e Piemonte, il 26.7% si trova nel centro Italia con una grande popolarità di Toscana e Lazio, mentre solo il 6.7% dei profili caratterizzati appartiene ad una regione del sud Italia, in particolare alla Sicilia e alla Campania. Latitano la Sardegna e tutta la costa adriatica fino a Venezia. Per i più bravi in matematica, che si staranno domandando come mai i numeri non tornano, il 28.3% dei profili non aveva una chiara collocazione geografica.

Per quanto riguarda il ruolo, curiosamente pochissimi tra i partecipanti (quasi esclusivamente progettisti) si è rivelata incline a profilare se stessa: tra gli stakeholder vince la profilazione di genitori (13.1%) mentre viene sviluppato il profilo di un solo studente. Al secondo posto troviamo i manutentori (11.5%), segno che il Facility Management rimane argomento affascinante per chi si occupa di BIM ad un certo livello, seguiti a ruota da insegnanti, dirigenti scolastici ed esponenti della classe politica (9.8% per tutti e tre). Non riescono ad aggiudicarsi il podio figure appartenenti alla stazione appaltante di un’ipotetica riconversione (8.2%) e imprese di pulizia (6.6%), a meno di non considerarle nello stesso cesto dei manutentori.

Nota: alla voce “insegnanti” ho (se vogliamo impropriamente) accorpato tutta una serie di figure che possono essere ascritte a personale che si occupa di didattica e di crescita dell’alunno, sia come docente vero e proprio che come tutor, insegnante di sostegno o trainer.

A livello di età e sesso, c’è una leggera maggioranza di profili maschili sui femminili (55.7% contro 44.3%) e una stranissima concentrazione di 38 e 55 anni. Devono essere numeri che all’orecchio suonano iconici di una certa fascia demografica.

Raggruppati per decade, abbiamo una leggera predominanza di profili nei loro cinquant’anni (27.9%) subito seguita da profili, sia maschili che femminili, tra i trenta e i quarant’anni (due gruppi che costituiscono ciascuno il 24.6% del totale). Segue un 13.1% di sessantenni, mentre la rimanenza si suddivide tra ventenni e settantenni (rispettivamente 4.9% e 3.3%) con quell’unica povera bambina di 6 anni a rappresentare l’unità percentuale del nostro campione (1.6%). Nessuno ha realizzato un profilo di ragazzo tra i dieci e diciannove anni. Nessuno. E questo mi ha un po’ sorpresa, ma tant’è.

Ecco la percentuale raggruppata per fasce di età, con indicata la predominanza di profili maschili o femminili. La legenda colori è… a rovescio. Così imparate ad affidarvi ciecamente ai cliché. E a diffidare di un grafico con i colori senza legenda.

I grafici che avete visto fino a qui sono realizzati con RAWGraphs, una piattaforma straordinaria di realizzazione grafici on-line.

Epiche e User Stories

Ciascuno di questi profili si porta dietro la sua epica e/o le sue user stories, a seconda del livello di approfondimento che i vari partecipanti hanno deciso di dedicare nella loro redazione. Ho recentemente citato un articolo di Eben Halford su Beliminal, che propone un validissimo canvas per la redazione di User Stories. Ve lo ripropongo qui.

Le nostre user stories riguardavano le esigenze che i vari stakeholder potrebbero avere in relazione ad un ipotetico modello informativo, perché ricordiamoci che in fondo stiamo parlando della redazione di un BIM Execution Plan “tipologico” per l’ipotetico lavoro di adattamento e riconversione di un edificio scolastico. Queste esigenze tengono in considerazione non solo le specifiche esigenze degli stakeholder rispetto al loro ruolo, ma anche il rispettivo livello di alfabetizzazione informatica e quello che abbiamo chiamato comportamento digitale.

Ecco quindi che ci ritroviamo di fronte a chi chiede modelli navigabili, a chi richiede app e chi invece vuole “semplicemente” una verifica automatica di conformità normativa. Per darvi un’idea della grande varietà di contributi cui abbiamo potuto attingere per la redazione del nostro BIM Execution Plan come Product Backlog, ho provato a redigervi una Word Cloud per parole chiave. Si andava dal modello come strumento di progettazione partecipata alla raccolta dati sul campo per manutenzione predittiva, una grande quantità di voci richiedeva un modello come strumento di consultazione per la gestione quotidiana degli spazi (aule, palestra, mensa, parcheggio), dal tradizionale modello in supporto al cantiere ad un modello che si faccia garante dell’accessibilità degli spazi.

Altri strumenti di assessment per personae e user stories

Non si trattava di un corso specifico su questo argomento, ma chiaramente esistono tecniche di indagini precise per arrivare al risultato cui noi siamo arrivati con poche settimane di lavoro. Tra i miei strumenti preferiti, vi segnalo in particolare i 75 Tools for Creative Thinking, che alcuni dei miei studenti già conoscono, disponibili sia come delizioso deck di carte che in formato app per cellulare o per tablet. Si tratta di uno strumento che fornisce 75 attività, combinabili in percorsi di sviluppo, a sua volta suddivise in cinque categorie:

  1. Get Started, per inquadrare il problema;
  2. Check Around, per verificare il contesto;
  3. Break it Down, per scomporre il problema in feature o problemi più piccoli;
  4. Break Free, per coltivare il pensiero laterale e liberarsi dai preconcetti che potrebbero condizionare il nostro pensiero;
  5. Evaluate + Select, per valutare le idee e selezionarle o metterle in priorità.

Tra le attività proposte, siamo ancora nella sezione Get Started e Check Around. In particolare questa seconda categoria fornisce strumenti utili per la raccolta di punti di vista sul campo.

B. Check Around.
A Day in the Life of…
(+2 persone, 1 giorno di attività)

Why?
To acquire insights from situations you are not very familiar with until you experience them in person.

L’attività richiede di intervistare persone nel ruolo che si desidera esplorare e mettersi poi nei loro panni, simulando fisicamente una delle giornate-tipo da loro descritte nell’intervista.

B. Check Around
Express Diary
(+2 persone, durata variabile)

Why?
To acquire knowledge about something that peple experience intermittently or after a specific period.

L’attività richiede di seguire per un certo periodo di tempo la persona intervistata, ma non in modo continuativo: la sua particolarità risiede nell’indagine puntuale di momenti specifici in un lasso di tempo abbastanza lungo (es: ogni lunedì, la prima lezione di ogni classe, il giorno dell’esame, …).

B. Check Around
Four Judges
(+5 persone, circa 30 minuti)

Why?
To analyse a situation or a problem through the evaluations of people involved.

Un’attività particolarmente interessante, perché ribalta i ruoli tra chi profila e chi è oggetto della profilazione, richiede di sottoporre le nostre user stories a una “giuria” di almeno cinque persone, che dovranno classificare la loro rilevanza all’interno di un quadrante comprendente le opzioni “Good”, “Bad”, “Could be better”, “Could be worst”.

B. Check Around
Hold Your Horses
(+2 persone, 120 minuti circa)

Why?
To gain information about a situation or a problem before jumping to conclusions.

Un’indagine utile, prima di trarre conclusioni, che richiederebbe di recarsi sul campo per verificare se le nostre ipotesi circa il comportamento di un certo utente si svolge esattamente come l’abbiamo ipotizzato (o meno).

B. Check Around
If you where…
(+5 persone, 45 minuti circa)

Why?
To explore people’s imagination and perception concerning the key elements that influence a situation or a problem.

Molto simile a ciò che ho chiesto di fare nella redazione delle user stories, si struttura in un rapporto dialettico in cui lo scenario viene ipotizzato da chi profila, ma il suo compito si limita alla redazione di un ventaglio di domande cui sono altri partecipanti a dover rispondere. Questo metodo consente di eliminare un bias di fondo, che si innesca quando chi si pone il problema è lo stesso a formulare le domande e a rispondere.

B. Check Around
Interview
(+2 persone, 120 minuti)

Why?
To understand the point of view of the people involved in a situation or a problem and to reveal the meaning of their experience.

Il framework più tradizionale possibile di indagine, tramite interviste che si svolgano attraverso una sequenza di domande introduttive, domande di follow-up, domande di approfondimento, domande descrittive, domande dirette.

B. Check Around
Take your pick
(+2 persone, 60 minuti)

Why?
You can get more insights when analysing what people choose from a set of assumptions than from the answer itself.

Simile allo scenario dei quattro giudici, in un certo senso: anziché smontare il bias mettendo a confronto le opinioni di diverse persone nello stesso momento, si richiede però che gli intervistati scelgano tra diverse opzioni in risposta allo stesso scenario.

B. Check Around
The Listening Ear
(+2 persone, 180 minuti)

Why?
To reject or confirm your assumptions by letting people reveal the way they see a situation or a problem without asking questions that might lead to bias.

Questa tecnica ci richiede di raccogliere le diverse user stories e raccogliere sotto il cappello di una categoria neutrale. E, guarda caso, è proprio ciò che abbiamo fatto per raggrupparle per argomenti e individuare, quindi, gli usi del modello che ogni stakeholder, con la sua user story, ci richiede di provare a implementare.

2. Usi del Modello

Per motivi didattici e volendo impostare il BIM Execution Plan su una parte significativa degli usi che sono emersi durante la redazione dei profili e delle epiche, ho individuato 13 usi tra i quali i partecipanti hanno scelto un uso preferito e un uso secondario su cui concentrarci:

  1. Analisi dei flussi di accesso e adeguamento degli spazi di accesso;
  2. Analisi sulla capienza degli spazi e adeguamento dei layout;
  3. Analisi e adeguamento dei flussi distributivi interni;
  4. Analisi sulla tutela delle “fasce deboli” (es: studenti soggetti a disabilità fisica);
  5. Riconversione degli spazi (nuove aule, spogliatoi per i dipendenti, spazi calmi, sale per lo streaming);
  6. Installazione di nuovi punti funzionali (es: lavabi e detergente per le mani, zone di attesa e decontaminazione);
  7. Installazione di sensori e nuovi dispositivi (rilevamento della temperatura, webcam per la didattica a distanza, …);
  8. Manutenzione, pulizia e sanificazione;
  9. Adeguamento impiantistico (es: ventilazione e ricircolo dell’aria);
  10. Mappatura dei costi per la sostituzione di elementi;
  11. Mappatura del degrado delle attrezzature scolastiche;
  12. Realizzazione di simulazioni e animazioni di dominio pubblico;
  13. Accesso e controllo da remoto all’infrastruttura tecnologica della struttura (digital twin).

La riconversione degli spazi ha vinto (con il 41.2% delle preferenze), seguita a ruota da un uso strettamente correlato ovvero l’analisi sulla capienza degli spazi (23.5%). Per quanto riguarda l’uso secondario, la votazione è stata leggermente più omogenea, con una risicata maggioranza per l’analisi dei flussi di accesso e l’adeguamento dei relativi spazi (17.6%).

Nota a margine: la messa in priorità degli usi del modello, con relativa scelta di quelli su cui concentrarsi, nella vita reale è chiaramente un processo più complesso che non può essere risolto in questo modo.

2.1. Analisi degli Spazi

L’analisi degli spazi, e in particolare della loro capienza in relazione alla destinazione d’uso, sembra essere il naturale punto di partenza di qualunque ragionamento: se infatti è necessario implementare una forma di distanziamento sociale anche in aula, è necessario quantomeno prima capire qual è la capienza attuale e quanta di quella capienza è effettivamente utilizzata.

Questo uso del modello viene normalmente indicato come Space Analysis o Space Programming. Nel corpus teorico cui normalmente faccio riferimento quando parlo di BIM, si può fare riferimento a:

  • sezione “Property and Attribute Handling” (2.3.2) della sezione “Beyond Parametric Shapes” nel BIM Handbook di Chuck Eastman;
  • voce Space Programming nel BIM Dictionary di Bilal Succar (attenzione alla voce Spatial Analysis, perché è strettamente legata al rilevamento delle interferenze).

Per testi specifici che riguardano la pianificazione degli spazi in edifici di taglio scolastico, consiglio questa tesi di laurea di Christopher James Keegan per il Politecnico di Worcester.

Building Information Modeling in Support of Space Planning and Renovation in Colleges and Universities

Si tratta di un testo ormai vecchio di dieci anni, ma contiene una documentazione abbastanza estensiva di quella che è la pratica quotidiana per questo tipo di analisi su un modello informativo, i particolare nella sezione relativa al caso studio dei laboratori di Salisbury.

Per qualcosa di più spinto, per un caso studio più sperimentale, consiglio invece questo lavoro dell’università di Chulalongkorn in Malesia, pubblicato on-line qui. Presentato l’anno scorso alla 4th International Conference on Research Methodology for Built Environment and Engineering nel contesto delle IOP Conference Series: Earth and Environmental Science. Si basa sull’interoperabilità proposta tra i prodotti Esri e i prodotti Autodesk.

In ambito generativo, di cui non sono un’appassionata, uno dei nomi più noti è quello di Kean Walmsley, che ha anche sviluppato in maniera embrionale un ragionamento in relazione alla riconversione di un ufficio a fronte dell’emergenza sanitaria (qui), poi approfondito qui.

Sul suo approccio in relazione all’analisi degli spazi, consiglio invece An article in the RuMoer on Space Analysis and SyDEVS, di cui riporto qualche estratto.

Per rimanere con i piedi per terra, tuttavia, facciamo un istante un elenco di ciò che ci serve:

  • a livello di modellazione informativa, abbiamo necessità di poco altro che non siano gli spazi, elementi cui la ISO 12006 sui sistemi di classificazione dell’ambiente costruito dà una loro perfetta e completa dignità;
  • a livello di programma funzionale, abbiamo bisogno di conoscere almeno i coefficienti spaziali, ovvero quante persone sarà possibile alloggiare per metro quadro negli spazi di settembre;
  • a livello di analisi dati sull’esistente, abbiamo necessità di sapere di quali spazi disponiamo in questo momento e quante persone abbiamo necessità di alloggiarci.

La prima voce ci richiede di agire sul livello di sviluppo degli spazi e sul loro livello di fabbisogno informativo, per cui rimando alla sezione 3 del nostro BIM Execution Plan Agile. Al momento, ci basti individuare le caratteristiche dell’oggetto spazio e i suoi attributi:

  • dal punto di vista geometrico, deve trattarsi di un volume tridimensionale dal quale sia possibile dedurre anche l’impronta a terra (o, meglio, l’impronta di superficie utile nel caso di forme complesse);
  • dal punto di vista informativo, abbiamo quindi bisogno almeno di:
    • volume e area, non indipendenti dalla geometria (com’è il minimo attendersi da un software di BIM authoring);
    • destinazione d’uso;
    • capienza massima (che, come sappiamo, è un dato da calcolarsi in relazione alla superficie ma da verificarsi in relazione ad altri fattori quali, ad esempio, le porte).

La seconda componente, ovvero quella relativa al programma funzionale, richiede di conoscere (o rileggere) le direttive ministeriali e le normative in materia di progettazione. Buon divertimento.

La terza invece richiede un bagno di realismo. Analizzando i dati a disposizione sul portale relativo all’edilizia scolastica, ci troviamo di fronte ad alcune tabelle di dati potenzialmente interessanti per la nostra analisi, ma manca un dato fondamentale.

  • Esiste una tabella specifica chiamata Presenza di macro ambiti funzionali (palestra, mensa …), all’interno della quale è possibile andare a individuare gli edifici scolastici che comprendono alcuni ambiti funzionali particolari oltre a quelli didattici in senso stretto, ovvero:
    • Aula Magna;
    • Mensa;
    • Palestra e/o Piscina;
    • Spazi Amministrativi.

La presenza di questi spazi è però indicata esclusivamente come marcatore tra NON ESISTE o ESISTE o NON COMUNICATO. Non ne viene indicata la superficie.

  • Per quanto riguarda la superficie, dobbiamo fare riferimento ad un’altra tabella, ovvero quella chiamata Superfici e volumi degli edifici (mq/mc), all’interno della quale sono indicati come valore numerico:
    • Superficie Area Totale, ovvero la superficie totale dell’area in mq;
    • Superficie Area Libera, un misterioso “superficie libera dell’area in mq”, di assai difficile interpretazione una volta che ci si trova a confrontare i dati inseriti;
    • Volume, inteso come il volume lordo dell’edificio.

Dati più precisi relativi alle superfici dovrebbero essere estratti dalle banche dati catastali, con relativa nuova difficoltà di aggregazione.

Analisi dei Flussi

Ci sono dei package interessanti che provano a sviluppare analisi simili a quelle che potete portare avanti in ArcGIS. Trovate dei tutorial molto ben fatti sul sito di Kean Walmsley, non solo inerenti al suo lavoro di design sull’ormai famigerato ufficio di Autodesk a Toronto, ma anche altre esplorazioni correlate come ad esempio:

 

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