#BIMpill – Breakdown del modello

Come ormai dovremmo sapere quasi tutti, quando si parla di “modello unico” in BIM si sta operando una semplificazione: modello s’intende nel senso più ampio possibile, nel senso matematico, come insieme, nuvola di diversi file collegati e coordinati tra di loro all’interno dell’Ambiente di Condivisione dei Dati e mai come di un singolo file per […]

Come ormai dovremmo sapere quasi tutti, quando si parla di “modello unico” in BIM si sta operando una semplificazione: modello s’intende nel senso più ampio possibile, nel senso matematico, come insieme, nuvola di diversi file collegati e coordinati tra di loro all’interno dell’Ambiente di Condivisione dei Dati e mai come di un singolo file per controllarli tutti.

Questo implica che, tra l’Offerta per la Gestione Informativa e il Piano, oppure da qualche parte e in qualche momento all’interno del BIM Execution Plan se vogliamo parlarne all’anglosassone, bisogna definire le strategie di suddivisione del modello, ovvero come e dove terminano le diverse componenti che costituiscono questa “nuvola”.
Il primo criterio di suddivisione è quello della segregazione di responsabilità: con il definitivo abbandono del cosiddetto “Level 3” anche da parte degli anglosassoni, non si richiede mai a diversi operatori di mettere le mani su quello che la norma chiama container, ma che in questa circostanza potremmo chiamare modello in senso stretto, o pacchetto. Non si tratta di un’esigenza che nasce da un problema tecnologico, ma dalla necessità di mantenere il controllo sulle pipeline produttive.

Negli ulteriori livelli di suddivisione, però, entrano in gioco altre dinamiche. Vediamo quindi cosa UNI 11337-1 e ISO 19650 ci raccontano sui criteri di suddivisione del modello.

Se le suddivisioni dell’ambiente costruito proposte nella norma rispecchiano quasi tutte le suddivisioni proposte dalla norma madre in questo senso ovvero la ISO 12006, cui ho già dedicato diversi contributi, l’aspetto che statisticamente risulta più difficile da capire è spesso quello relativo all’ambito funzionale omogeneo e all’ambito spaziale omogeneo.

Ambito Spaziale Omogeneo
Delimitazione spaziale (per superfici e volumi) di un ambiente naturale o costruito definito come insieme di spazi identificati in ragione della comune rispondenza ad una aggregatrice caratteristica.

Ambito Funzionale Omogeneo
Delimitazione spaziale (per superfici e volumi) di un ambiente naturale o costruito definito come insieme di ambiti funzionali omogenei identificate in ragione della comune corrispondenza ad una funzione aggregatrice caratteristica.

La differenza è semplice: un modello può essere suddiviso a seconda del posizionamento dei suoi elementi (es: tutti i piani alti di una torre ma, più probabilmente, lo specifico troncone di una grande opera infrastrutturale) oppure a seconda della funzione degli elementi contenuti (es: tutti i piani residenziali di una torre oppure tutte le opere di viabilità in quota, che avranno uniformità di materiali, componenti, tecnologie costruttive).

La norma ISO 19650-1, invece. rimane a un livello più alto: si limita a ricordare che è necessario definire la strategia di federazione e la suddivisione dei modelli, il cui scopo è aiutare a pianificare la produzione delle informazioni separando i task team. La definizione della strategia di federazione dipende dagli obiettivi ed è un’attività strategica che dovrebbe essere concordata in modo collaborativo.

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