Fiabe Marvel (oh perché, perché, perché…)

Sono Peter Pan, Pinocchio, Alice nel Paese delle Meraviglie e Il Mago di Oz. E hanno una cosa in comune. Cosa? Vi aiuto? Non sono fiabe. Cazzo. In questo volumetto di 144 pagine a colori in oversize A5 (per la bellezza di 13€), sono raccolte le storie di C.B. Cebulski pubblicate in patria come Avengers […]

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Sono Peter Pan, Pinocchio, Alice nel Paese delle Meraviglie e Il Mago di Oz. E hanno una cosa in comune. Cosa? Vi aiuto? Non sono fiabe. Cazzo.
In questo volumetto di 144 pagine a colori in oversize A5 (per la bellezza di 13€), sono raccolte le storie di C.B. Cebulski pubblicate in patria come Avengers Fairy Tales, e in particolare:

  • Tanto tempo fa… (Once upon a time…, da Avengers Fairy Tales #1 del maggio 2008) in cui Wanda Maximoff racconta a dei bambini una sua personalissima versione di Peter Pan con Capitan America (davvero? l’avevo scambiato per Capitan Marvel, seriamente) nel ruolo di Peter, lei e Pietro nel ruolo dei fratelli Darling, Wasp nel ruolo di Tinkerbell e Pantera Nera, Iron Man, Thor e Occhio di Falco nel ruolo dei bambini perduti, contro Ulysses Klaw nel ruolo di Capitan Uncino. Disegni del portoghese João M.P. Lemos, normalmente caratterizzato da un bel tratto oscuro e che in questo frangente deve essere stato posseduto da Cibicthulhu.
  • Creati Uguali (Created Equal, da Avengers Fairy Tales #2 del giugno 2008), con la Visione nel ruolo di Pinocchio, Hank Pym come Geppetto, Wasp nel ruolo di sua moglie, Utron nel ruolo di Mangiafuoco e Wanda nel ruolo della Fata Turchina. Disegni di quello stesso Nuno Plati tanto grazioso su Marvel Girl and Women of Marvel, e qui posseduto da Hello Kitty.
  • Nel Paese delle Meraviglie (senza titolo, Avengers Fairy Tales #3 del luglio 2008), con Cassandra Lang nel ruolo di Alice. E chi cazzo è Cassandra Lang, mi direte? Beh, a quanto pare è la figlia di Scott Lang, il secondo Ant Man, e condivide con lui il potere di aumentare e diminuire le proprie dimensioni (buona l’idea di accomunarla ad Alice, in questo senso, per le continue significative trasformazioni che subisce il personsggio nel libro). La disegna Takeshi Miyazawa che, tra tutti, è l’unico ad avere un qualche diritto nello sfoggiare uno stile giapponese, essendo lui canadese. Ehm… cioè… intendevo che… oh beh, almeno ha un nome che suona giapponese. Il suo tocco vagamente steampunk, scherzi a parte, mi ricorda tantissimo un manga che avevo letto almeno dieci anni fa, pubblicato in due volumi da un editore che poteva essere la Planet Manga ma in un formato che ricordava un po’ la prima edizione di Tokyo Babylon, in cui una ragazza-androide (che ricordo finiva continuamente smontata e aveva morbosissime tendenze sessuali nei confronti del proprio creatore) aveva fattezze meccaniche molto simili a questa alata versione di Cassie. E se qualcuno riuscisse a farmi ricordare come diavolo si chiamava quel fumetto, lo apprezzerei moltissimo, che sto diventando matta e continua a saltarmi in mente Escaflowne (che non c’entra nulla). In ogni caso, affiancano Cassie altri personaggi dei Giovani Vendicatori, tra cui Tigra nel ruolo dello Stregatto, e forse questo è l’unico episodio che, pur nella sua mangosità, ha una qualche ragione d’esistere.
  • Da qualche parte… oltre l’arcobaleno (senza titolo, Avengers Fairy Tales #4 del dicembre 2008), una stramba versione del Mago di Oz (più stramba dell’originale, intendo) con She Hulk nei panni di Dorothy, Capitan America nel ruolo del leone senza coraggio, Iron Man nell’ovvio ruolo dell’omino di latta senza cuore, Thor nel meno ovvio ruolo dello spaventapasseri senza cerv… ok, non così poco ovvio, ripensandoci, e infine Magneto nel ruolo del mago (con ovviamente Scarlet nel ruolo della Malvagia Strega dell’Ovest e tanto di lieto fine che, lo ricordiamo, dalle nostre parti nell’universo 616 proprio non si è visto). Sarebbe una buona storia, specie grazie alla scelta dei ruoli e ad alcune battute (come il “Basta Munchkin” della malvagia strega) se non fosse disegnata da un Ricardo Tercio che per l’occasione sembra aver perso il suo stile di colori piatti e sovrapposti, e nel tentativo di fare qualcosa di diverso, risulta decisamente indigesto.

Aiutano a raggiungere la quantità di pagine necessaria anche altre due storie, rispettivamente prese da Spider-Man Fairy Tales e da X-Men Fairy Tales:

  • Fuori dal sentiero battuto (senza titolo, Spider-Man Fairy Tales #1 del luglio 2007) con Mary Jane nel ruolo di Cappuccetto Rosso e biechi espedienti per allungare il brodo e raggiungere la lunghezza di una storia vagamente accettabile. Disegni sempre di Ricardo Tercio, in forma leggermente superiore rispetto alla storia degli Avengers.
  • La Tartaruga e l’Aquila (The Friendship of the Tortoise and the Eagle, da X-Men Fairy Tales #2 del giugno 2006) che, avvalendosi di un racconto tradizionale africano e dei particolarissimi disegni di Kyle Baker, racconta in chiave netaforica l’amicizia tra Xavier e Magneto.

E vivado, come dicevo, se non fosse per le ultime due storie questo volume di “fiabe” non avrebbe proprio nulla, essendo “fiaba” un termine estremamente specifico che si riferisce ad un genere estremamente preciso di racconto fantastico, sia esso o meno d’autore, generato dalla tradizione popolare. Non vogliamone però ai traduttori italiani, che in questo caso ripropongono con una traduzione relativamente fedele un errore della serie originale: fairy tales in inglese ha infatti lo stesso, identico, ristretto significato. Ma gli americani, si veda la confusione a riguardo in Once Upon a Time, non hanno veramente idea della differenza tra un romanzo per bambini e una fiaba.

Ps: nel caso in cui non si fosse capito, non consiglio affatto l’acquisto di questo inutile e inutilmente costoso volumetto. Per pochi euro in più, accattatevi Il Castello di Linda Medley. Ma di questo, magari, parlerò un’altra volta.

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