Atlantis 1×01 (o del grosso equivoco)

Non so come sia potuto succedere, ma è successo: in rete, soprattutto su pagine italiane, questo oscuro oggetto della cinematografia televisiva britannica viene spacciato per primo episodio di una serie tv. Sarà perché Sky ha deciso di trasmetterlo in un canale o in una fascia oraria solitamente dedicata alle serie tv? Non ne ho veramente […]

Non so come sia potuto succedere, ma è successo: in rete, soprattutto su pagine italiane, questo oscuro oggetto della cinematografia televisiva britannica viene spacciato per primo episodio di una serie tv. Sarà perché Sky ha deciso di trasmetterlo in un canale o in una fascia oraria solitamente dedicata alle serie tv? Non ne ho veramente idea. Fatto sta che questo oscuro oggetto della cinematografia televisiva britannica non è una serie tv. È un documentario, e neanche particolarmente riuscito, che si inserisce nella lunga tradizione di documentari sceneggiati di cui è possibile vederne almeno uno, ogni anno, alla Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto (ebbene sì, noi ci andiamo perché a lui interessa, e allora?). L’edizione dell’anno passato, ad esempio, ospitava Cellar of Skeletons, documentario su un recente ritrovamento a Pompei che utilizzava francamente molti trucchi digitali che si possono vedere in questo Atlantis: End of a World, Birth of a Legend e che vengono tanto decantati come provenienti dalle tecniche utilizzate nel film 300. Effettivamente bisogna ammettere che il documentario, nei filtri di luce ed in alcuni espedienti (come la visione della sacerdotessa) sembra dovere molto a 300, ma è poi un bene? Un lung… cort… un mediometraggio di cui si conosce già la fine ma che manca di astuti espedienti con cui altri suoi predecessori erano riusciti a tenere viva l’attenzione. Un documentario ambientato a Santorini ma che, non potendo mostrare donne minoiche nei loro reali costumi quotidiani, si accontenta di addobbare una femme fatale a caso come l’albero di Natale di Ishtar e lasciarla lì. Un documentario che, per l’amor del cielo, vede la graditissima partecipazione di Stephanie Leonidas (sì, la ragazza di Mirrormask), per quanto affiancata da Reece Ritchie (già ragazzino inutile in 10000 a.C. e Prince of Persia). Ma pur sempre un documentario e, nel suo genere, un documentario abbastanza inutile.

20120219-202230.jpg

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.