È uno dei miei libri preferiti sulla storia della tecnologia ed è un libro italiano: non potevo arrivare alla fine dell’anno senza avervelo consigliato (siamo già a Novembre… fatico a crederlo).
Nicola Nosengo,
L’estinzione dei tecnosauri: Storie di tecnologie che non ce l’hanno fatta
ed. Sironi
«Esiste una selezione darwiniana che colpisce i manufatti tecnologici? Eccome, ma non opera esattamente come in campo biologico… Ne parla Nicola Nosengo, che passa in rassegna sia le tecnologie scomparse che quelle che non ce l’hanno mai fatta»
– Repubblica
Il libro affronta diversi set di tecnologie che si sono confrontati sugli stessi campi di battaglia, analizzando sconfitti e vincitori senza preconcetti, senza molti dei ragionamenti che di solito vengono presi per buoni. Posta pneumatica, macchine volanti, rullino fotografico, Betamax e VHS, auto elettrica, disco in vinile e fonografo, fax.
La parola “tecnologia” porta con sé molte sfumature di significato, ma comunque la si definisca è difficile separarla dalla parola “successo”. Più di ogni altra cosa, concepiamo la tecnologia come rinnovamento, progresso, avanzamento e trionfo. Naturalmente, a oltre due secoli dall’inizio della Rivoluzione industriale, siamo ormai abbastanza smaliziati da sapere che a volte una macchina può non funzionare – anzi, che quanto più è complessa tanto più è soggetta a inconvenienti – ma consideriamo questa eventualità al più come un rischio compreso nel prezzo, non come un fallimento: la singola macchina può rompersi, ma il processo innovativo va avanti, impara dagli errori e si rafforza.
Ogni sezione affronta diverse innovazioni e trae una “morale” per ragionare sul loro successo o sul loro fallimento: dall’importanza della tassonomia a quella degli standard, dal ritorno d’investimento al peso del digitale, dall’importanza di agire nel momento giusto a quella di misurare lo sforzo. Un libro fondamentale, per noi che ci occupiamo di innovazione, perché spesso crediamo di sapere come si riconosca un tecnosauro e non ci rendiamo conto di quanto si corra anche noi, ogni giorno, il rischio di diventarne uno.
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