Guarda caso ne avevamo chiacchierato proprio qualche giorno fa con il buon Robert Coaloa, che l’ha vista e non l’ha apprezzata. Fatto sta che l’ineffabile Conte Nebbia ha avuto modo di esprimersi di recente sull’intervento di Letizia Moratti, nostro benemerito e beneamato sindaco, riguardo alla mostra Arte e omosessualità a cura di Eugenio Viola e con il patrocinio dell’assessorato alla cultura di Milano (i.e. Vittorio Sgarbi).
Qualche coordinata per i più ignari: la scheda della mostra su ExibArt.com, con un elenco completo degli artisti; un puntuale e pungente articolo di 02blog sull’intervento del sindaco Moratti; l’epilogo della vicenda, in cui Sgarbi cede ed elimina alcune opere considerate provocatorie ma rilancia togliendo anche il divieto ai minori.
Ora, la questione a mio modesto avviso presenta molti punti importanti, alcuni dei quali sono stati accennati tra i commenti al post del Conte che ispira questo mio. Sempre per i più ignari, che si diceva? Coaloa obiettava: la mostra fa schifo (anche se la Moratti non è il suo tipo) e Tabagista gli rispondeva che la questione non è artistica. Oscaruzzo rilanciava criticando Sgarbi. Qualcosa ho già risposto. Cerchiamo di essere un po’ più articolata.
Innanzitutto, l’etichetta. Vorrei capire bene qual è il taglio della mostra, perché personalmente parlare di “arte omosessuale” fa abbastanza innervosire. Mi spiego meglio facendo un altro esempio: alla Fnac della mia città hanno aggiunto una sezione sul “cinema gay/lesbo”. Non so bene perché dovrebbe essere una grande conquista. A questo punto pretendo che alla sezione sul cinema d’amore venga aggiunta l’etichetta “cinema etero”. Tempo fa le femministe più acute mi insegnavano che in una società davvero paritaria non avrebbe senso parlare di “quote rosa”. Per l’omosessualità vale lo stesso discorso. Se il film è una storia d’amore, come I segreti di Brokeback Mountain, o è una commedia, come Piume di Struzzo, perché non può essere nella sua categoria insieme a tutti gli altri film? Generalmente la separazione ha un obiettivo ben preciso: aiutare chi è interessato ad una precisa tematica a trovare film di suo gusto ma anche e soprattutto aiutare chi è intenzionato ad evitare quella tematica a non imbattercisi per sbaglio. Gli ebrei a Venezia vivevano nel Getto e portavano un cappello rosso quando uscivano proprio per questo motivo. Separazione come emarginazione, quindi, ma anche per individuare un canone separato con cui giudicare i prodotti appartenenti ad una certa area. Dire che Piume di Struzzo è una “meravigliosa commedia LGBT” è ben diverso dal considerarla un capolavoro assoluto mettendola a confronto con le commedie “normali”. Allo stesso modo, un’opera fotografica può avere valore in sé ma non se viene valorizzata solo in relazione al tema provocatorio. Per questo vorrei capire di che cosa tratta la mostra Vade Retro. E’ una mostra d’arte a tema omosessuale? O è una mostra che raccoglie artisti omosessuali? O ancora è una mostra che raccoglie opere di artisti omosessuali sul tema dell’omosessualità? Nel primo caso, nulla da eccepire. Nel secondo ma soprattutto nel terzo caso, avrei qualcosa da ridire: se l’omosessualità fosse un colore della pelle si parlerebbe di razzismo, giacché non vedo l’orientamento sessuale come una cifra univocamente rapportabile alla sensibilità artistica e se fossi un artista (dato che non sono omosessuale in senso stretto) mi sentirei profondamente discriminata nel non potermi esprimere riguardo ad un tema che mi sta a cuore. In questo senso la discriminazione è a doppio taglio: da un lato si favorisce la ghettizzazione, con le implicazioni cui accennavo prima, e dall’altro si chiude a tutto un mondo che sull’argomento potrebbe avere qualcosa di interessante da dire. Un equivalente sarebbe affermare che solo pittori di origine ebraica possano dire qualcosa sull’olocausto (oooops! esempio sbagliato?) o che solo un fotografo africano possa denunciare la miseria del suo Paese. In altri ambiti ci si rende conto dell’assurdità della cosa.
Non voglio negare che un artista coinvolto personalmente possa dare al tema un’angolazione particolare, caricata di significato, ma così come questo punto di vista interno è considerabile una ricchezza, allo stesso modo dovrebbe essere fonte di ricchezza un punto di vista esterno.
Ma sto divagando, torniamo alla questione artistica. Censura come rimedio ad una mostra brutta, diceva qualcuno. Non entrando nel merito dei giudizi su Vittorio Sgarbi – che considero personaggio non gradevole almeno tanto quanto lo ritengo un talentuoso critico d’arte ed un acuto osservatore dell’arte del nostro tempo – è quasi inutile specificare che ritengo un provvedimento sulla qualità delle opere in mostra non abbia il minimo senso. Personalmente non mi piace Gauguin. Passando a persone più competenti, al grande critico milanese Flavio Caroli non piace Dalì (lo considera un inespressivo speculatore delle angosce del nostro tempo). Questo dà il diritto di eliminare le loro opere da una mostra? Il giudizio di merito può essere in bocca all’autorità o, al contrario, compito di un assessorato alla cultura è rendere accessibili opere socialmente rilevanti per consentire la nascita di un dibattito attorno alla loro qualità e al loro merito? Più semplicemente, come si può giudicare se la statua di Ratzinger è di scarsa qualità artistica, se questa non è messa in mostra? Credo che la risposta sia sotto gli occhi di tutti.
La questione dell’oltraggio al comune senso del pudore, poi, è a dir poco risibile. Nessuna irruzione a tradimento nelle candide menti dei milanesi è stata subdolamente perpetrata dalla mostra. E’ evidente sin dalla locandina il tenore dell’esposizione, che va affrontata con uno stato d’animo adeguato. Cosa penseremmo di chi, andando a vedere un film con questa locandina, si lamentasse di essere stato turbato dai suoi contenuti e ne richiedesse il taglio delle scene o, ancora peggio, il ritiro delle sale? Penseremmo di lui ciò che si merita, probabilmente, ed inviteremmo l’autorità competente a curare la sua fragile mente. Perché non si pensi lo stesso del nostro sindaco dopo i recenti vaneggiamenti è per me un mistero dei più insondabili. Una cosa è certa, si merita la spedizione organizzata dal Conte sotto le sue finestre. Lanciamoci in questo appassionato tango. E, se al mio Lui non dispiace, chi delle leggiadre mutanti danza con me? Perdita, Dark Lady, mi concedete questo ballo?
questo è un tango diverso
balla meglio che puoi
è un tantino perverso
tango languido e sia
contro l’ipocrisia
dare scandalo è l’unica via
rose rosa per te
raso rosa per me
quel rossore cos’è?
Tutti gli occhi per noi
metti un bacio all’occhiello e poi
rose rosa per te
che male c’è?
sei diverso da me
9 Comments
coaloalab
Posted at 15:15h, 12 JulyD’accordo.
Sei stata bravissima a riassumere le nostre posizioni.
Intanto ti ho lasciato un commento privato.
A presto, Roberto
contenebbia
Posted at 17:28h, 12 JulyChapeau. Sperando che tu conceda anche a me un giro di tango!
Shelidon
Posted at 22:28h, 12 JulyRobert, temevo di farti passare per filo-morattiano. Lieta di aver scongiurato il pericolo *__^
Conte, un giro di tango per Voi lo riserverò certamente.
HowlingWolf
Posted at 08:28h, 13 JulyNon sbagli quando parli di quote rosa e sezioni per il cinema gay e li evidenzi come esempi di razzismo “al contrario”, nè ti si puo’ dare torto sulle conclusioni a cui arrivi a proposito di “arte gay” o meno.
Forse i Queen erano un gruppo per gay perchè Freddie Mercury era omosessuale? O Sinatra non puo’ essere ascoltato dagli omosessuali?
No, non c’è modo di uscire da empasse come queste finchè non si comincerà davvero a considerare tutti veramente uguali, senza che nessuno sia “più uguale degli altri”…
Shelidon
Posted at 09:17h, 13 JulySegnalo un articolo del sempre ineffabile Cadavrexquis sull’argomento, in cui esordisce con un’osservazione a dir poco pertinente, una cosa cui proprio non avevo pensato. «Com’era quella storia dell’Islam che non tollerava le vignette danesi che urtavano la sensibilità dei credenti musulmani? E com’era quell’altra storia del ministro leghista che andava in televisione per far vedere la maglietta su cui erano riprodotte quelle stesse vignette e per difendere, a suo dire, la libertà d’espressione che distingue l’Occidente dalle teocrazie? No, perché quelle vicende sarebbero da ricordare in questi giorni […]»
Consiglio vivamente la lettura dell’articolo.
Shelidon
Posted at 09:17h, 13 JulySegnalo un articolo del sempre ineffabile Cadavrexquis sull’argomento, in cui esordisce con un’osservazione a dir poco pertinente, una cosa cui proprio non avevo pensato. «Com’era quella storia dell’Islam che non tollerava le vignette danesi che urtavano la sensibilità dei credenti musulmani? E com’era quell’altra storia del ministro leghista che andava in televisione per far vedere la maglietta su cui erano riprodotte quelle stesse vignette e per difendere, a suo dire, la libertà d’espressione che distingue l’Occidente dalle teocrazie? No, perché quelle vicende sarebbero da ricordare in questi giorni […]»
Consiglio vivamente la lettura dell’articolo.
Milesia
Posted at 20:23h, 14 JulyCon un po’ di ritardo, arriva anche LaDLdM, sorellina!!
Pronta all’attacco: io sotto le finestre del sindaco di Milano a ballare il tango ci vado davvero, eh… Non ci metto niente.
I carabinieri mi hanno già fermato dieci giorni fa…
Dimmi dove e quando: ho comprato anche un vestito nuovo!!
Shelidon
Posted at 13:19h, 15 JulyMia oscura sorella, che la Moratti tremi! Ma ti hanno fermato per cosa? Sul costato di quale malcapitato stavi facendo prendere aria ai tacchi a spillo?
utente anonimo
Posted at 22:24h, 19 NovemberChiudi gli occhi se vuoi
questo è un tango diverso
balla meglio che puoi
è un tantino perverso
tango languido e sia
contro l’ipocrisia
dare scandalo è l’unica via
rose rosa per te
raso rosa per me
quel rossore cos’è?
Tutti gli occhi per noi
metti un bacio all’occhiello e poi
rose rosa per te
che male c’è?
sei diverso da me
da dove è tratto?
http://www.monacabastarda.splinder.com