"All this he saw, for one moment breathless and intense, vivid on the morning sky; and still, as he looked, he lived; and still, as he lived, he wondered."

MADE top 5

Un’edizione superiore a quella dell’anno scorso e, anche restringendo il campo ai padiglioni dello stesso settore, superiore quest’anno anche ad un Cersaie decisamente in caduta libera. La chiave di lettura del MADE di quest’anno, sembra essere l’eco compatibilità in senso allargato, dall’efficienza energetica ai materiali ecosostenibili fino alla compatibilità antisismica e – anche se non sono una fan delle eco puttanate – devo ammettere che il tema è sviluppato con intelligenza e senza (troppe) banalità. Per questo, al vertice della mia top 5 di quest’anno, si piazza…

1. Green Home design, l’iniziativa erede del Social Home Design dell’anno scorso,  in cui Max Mandarini, Marco Piva, Luca Scacchetti e Aldo Cibic con Tommaso Corà si sono cimentati ciascuno in una piccola unità abitativa ad alta efficienza energetica.
Delle tre, la mia preferita in termini estetici e di autoironia rimane – lo confesso – la casa di torba del Cibic Workshop, dal titolo Coltivare una casa. L’edificio è realizzato con un sistema a secco di Equilibrium, composto da telaio metallico, natural beton (un materiale ricavato dalla canapa pressata) e finito all’interno con ecomalta di Oltremateria. A lato, un padiglione in metallo e laterizio di InNova. Completano l’edificio i serramenti in legno massiccio di Carretta, tende solari di Sailmaker e un interno deliziosamente allestito con il paperstone shabby chic di Altamarea per il bagno e Arrital per la cucina, porte a filomuro di TreP. Arredi per esterno del Giardino di legno, bravissima e dinamica azienda di Torin0. Arredi all’interno quasi interamente di Magis, con accessori per la tavola di Nothing New e qualche tocco firmato da Michele de Lucchi. Un piccolo delizioso giardinetto di canapa indiana completa l’unità abitativa, per una reale autosufficienza.
Secondo in termini di impatto, per quanto mi riguarda, lo Space for Life di Marco Piva, un edificio prefabbricato in legno (Legnolandia) basato sul criterio della modularità e dell’espansione controllata. Rivestimenti in ceramica di Lea, anche se l’elemento di maggior impatto rimane a mio parere il rivestimento della facciata: pannelli in larice stratificato Xlam, Marmi faedo e Alulife per il setto ventilato. Illuminazione interna ed esterna di Glip, che merita un’occhiata anche solo per i suoi lineari RGB con diffusore al silicone (tipo Venus, per intenderci) e per i mini proiettori. Menzione d’onore anche per Iradium, che tenta di reinventare come arredo il mondo (spesso raccapricciante) degli scaldasalviette.
Meno accattivante, personalmente, la Green Kinder House di Max Mandarini, una casa interamente a misura di bambino che forse sapeva un po’ troppo di plastica e cui non avrebbe guastato un po’ più di spirito (anche a discapito della praticità apparente). Sia il cappotto esterno che l’intonaco interno sono realizzati da Oikos, i rivestimenti prediligono dichiaratamente la ceramica (divise tra Sant’Agostino e Marca Corona), con qualche tocco verde realizzato da Peverelli. Pavimento in legno bicolore di Cadorin. Arredi interni di Snaidero (cucina), Isaff (area gioco), Clei (zona living), Dline (bagno), con particolare accento sui sanitari a misura di bambino Idral.
Interessanti tagli invece per la House of Glances di Scacchetti. Da evitare la Casa Passiva degli Young Architects, a meno che non siate amanti della sauna vestiti.

2. Al secondo posto drenaggi lineari di Easy Sanitary Solutions, in particolare il Linea XS, con il loro particolare sistema di recupero delle perdite al di sotto della piastrella.

3. Contende il podio Hide, la spina che non si vede, di 4box: una presa incassata nel muro sfruttando la profondità della scatoletta, e finita quasi rasomuro con una placca scorrevole che può essere finita come il muro.

4. Lo spazio di Material ConneXion, con un collettivo di nuovi materiali naturali e sperimentazioni, all’insegna delle “superfici ibridate”: carte da parati, legni, tessili.

5. Lo stand di Florim, con il suo piccolo allestimento di oggetti e materiali nel corridoio centrale. Un’occasione di vedere i nuovi Gres per chi non fosse riuscito ad andare al Cersaie.

Fuori graduatoria, parlando di Cersaie, l’unica vera novità Mutina: gli Azulej di Patricia Urquiola.

architecture, engineering and construction

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1 Comment
  • Pingback:Shelidon › Wallpaper design award
    Posted at 09:03h, 02 February Reply

    […] è stato vinto da Patricia Urquiola con i suoi azulejos reinventati per Mutina. Li avevamo visti al Made e, ancora prima, al Cersaie dove erano l’unica novità degna di nota. Un premio […]

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