"All this he saw, for one moment breathless and intense, vivid on the morning sky; and still, as he looked, he lived; and still, as he lived, he wondered."

L’ordine di Thanos

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Sarà per via di quella scena a metà dei titoli di coda di Avengers. Anzi, quest’idea di rilanciare Thanos facendone il centro della saga cosmica successiva ai vari Annihilation, War of Kings e Realm of Kings. Ho pochi dubbi. E così ecco che anche in Italia, nello stesso forrmato dei suoi predecessori, approda la miniserie in sei numeri The Thanos Imperative, in una raccolta di due volumi sotto l’opinabile etichetta L’ordine di Thanos. La storia, questa volta, è di Dan Abnett e Andy Lanning, visti insieme nel 2008 alle redini di Authority, ma soprattutto già alla regia di War of Kings. La loro passione per i personaggi “cosmici” della Marvel è storica e dichiarata, e il loro sodalizio con il disegnatore Andrea Di Vito, già su Nova con loro e qui alla parte grafica di Nova #36, di nuovo (se mi perdonate l’orribile e cacofonico giochino). Ma meglio fornire un indice ordinato.

  • Prologo, da Nova #36 del giugno 2010 (disegni di Andrea Di Vito);
  • L’Accensione, da The Thanos Imperative: Ignition del luglio 2010 (disegni di Brad Walker, già disegnatore di Guardians of the Galaxy durante War of Kings);
  • L’ordine di Thanos #1, ovvero The Thanos Imperative #1 dell’agosto 2010 (disegni di Miguel Sepulveda, che firma anche il secondo e il terzo capitolo);
  • L’ordine di Thanos #2, ovvero The Thanos Imperative #2 del settembre 2010;
  • L’ordine di Thanos #3, ovvero The Thanos Imperative #3 dell’ottobre 2010;
  • L’origine di Richard Rider: Nova, ovvero The Origin of Richard Rider: Nova, risalente al lontano 2009).

E scorrendo questa scaletta, la prima reazione di un lettore potrebbe essere “minchia, giugno 2010?”. Già. Questa storia si innesta in modo perfettamente sequenziale a Realm of Kings, che finiva nello stesso mese, ma in Italia non vediamo la pubblicazione di una saga cosmica da… uhm… fatemi pensare… Max Brighel nelle note di apertura parla di “qualche mese”. Quanti mesi? Facciamo nove. Un parto. Che porta il divario da quindici mesi (tra il giugno 2010 dell’ultimo Realm of Kings e il settembre 2011 della sua edizione Italiana) a… uhm… un anno e undici mesi? È il catch-up, ragazzi. Un catch-up che in questo caso è quasi un ketchup. Ed è solo per pigrizia, ammetto, che non mi sono ancora unita alla folta schiera di lettori che si fanno recapitare dall’estero i volumetti originali.
Sarebbe valsa la pena, in questo caso?
Ni.
L’Ordine di Thanos è una storia carina, ben disegnata sia da Walker che da Sepulveda, e di certo non è facile parlare di quest’uomo, un uomo che si chiama Thanos ed è nato su Tit(h)anos, come un personaggio di Rat-Man. Certo, lo aiuta il confronto. In fondo ha messo le mani sul Cubo Cosmico, e l’ha fatto dopo il Teschio Rosso, il villain più coglione della storia dell’universo (letteralmente, in questo caso), l’unico che sia mai riuscito a fare fumble con il cubo cosmico (mandando Capitan America in touchdown). Però stiamo comunque parlando di uno che ha i complessi perché la mamma non gli vuole bene, uno che si è fatto uccidere da Drax come un coglione, uno che ad un certo punto ha persino completato tutti i livelli del videogioco, collezionato tutte le gemme e messo insieme il guanto del sarcazzo. E l’universo è stato suo. Per più o meno cinque minuti e mezzo.
Come lo ritroviamo ora? In mutande con Dragoluna che gli ravana nel cervello. E cominciamo bene. C’è di buono che poi la situazione migliora, con un Thanos scaraventato in un mondo senza morte, per decollare fino a diventare un bel volume, di cui attendo con trepidazione il secondo numero.

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