Heroes

Come sarebbe stato X-men se non fosse stato un fumetto? Probabilmente così.
Un gruppo di persone sparse per il mondo scopre, più o meno contempoaneamente, di possedere dei “talenti” particolari, qualcosa che li differenzia dalle persone normali. E, dal Giappone o dal Texas, il caso le farà incontrare a New York.
Peter, un infermiere fratello di un candidato al conresso, conduce una vita interamente devota agli altri – suo fratello, sua madre in crisi depressiva, i suoi pazienti – e pensa di poter volare, ma in realtà è Rogue, assorbe i poteri degli altri: quello che vola è il fratello Nathan (bianco per lo spoiler: questo è il colpo di scena alla fine del primo episodio). Isaac, artista tossicodipendente, è Destiny: predice il futuro attraverso i suoi dipinti. Niki, madre nubile e spogliarellista inseguita dalla mafia, è come la nostra Perdita: esercita il potere sugli specchi. Hiro, impiegato Giapponese, è il figlio di Wanda e Nightcrawler: esercita il controllo sullo spazio-tempo e si può postare nel tempo e nello spazio. Claire, adolescente della provincia, è Wolverine: il suo corpo rigenera a vista d’occhio qualunque danno corporeo. Mohinder, genetista indiano. è Xavier senza telepatia, alla ricerca dei superumani. Star della serie, Malcolm McDowell nei panni del villain.
Gli spunti sono interessanti, se si riesce a non essere colti da crisi isterica e urlare al plagio durante i primi dieci minuti: un X-men sociologico, meno fumettistico e colorato. Staremo a vedere. Non è ben chiaro quando arriverà in Italia, ma dovrebbe arrivare. Nell’attesa, il mulo è una dolcissima bestiola.