"All this he saw, for one moment breathless and intense, vivid on the morning sky; and still, as he looked, he lived; and still, as he lived, he wondered."

Francesco Da Mosto alla BBC

Canaletto, Veduta veneziana

Il solito marpione, ma mi è quasi simpatico. Articolo dal Corriere di oggi.

Londra, il nuovo divo tv è l’architetto «Mr Italy» – Paola De Carolis
LONDRA – «L’Italia, da capo a piedi». Quattro puntate di un’ora ciascuna in onda sulla Bbc la domenica sera. Davanti alla telecamera – presentatore e raccontatore – Francesco Da Mosto, architetto di Venezia: per le calli e i campi della sua città lagunare riesce ancora a passeggiare indisturbato, in Gran Bretagna è diventato una star. Con un documentario su Venezia un anno e mezzo fa ha conquistato un pubblico di diversi milioni di persone, con i suoi occhi scuri, i capelli brizzolati e lo stile un po’ trasandato ha fatto centro con il pubblico femminile. Non tanto sex symbol, quanto immagine simpatica di arte, cultura e bellezze naturali: se serve un commento sulla situazione in Italia, è lui che cercano i Tg, se occorre un italiano da rivestire è lui che convocano Trinny e Suzannah, guru televisive dell’eleganza inglese. La seconda avventura, un viaggio a bordo di una spider rossa dalla sua città sino al cratere dell’Etna presentato in anteprima all’Istituto di cultura di Londra, non potrà che confermare il suo nuovo status: Mister Italy. É un ruolo che Da Mosto accetta con una certa umiltà: «Mi rendo conto – racconta – che questi sono programmi che in Gran Bretagna stanno funzionando. Come lavoro a me piace, mi diverto. Con la troupe c’è una grande affinità, siamo diventati amici, lavoriamo bene insieme. Ma io non mi guardo mai. Preferisco così. E poi la mia vita a Venezia non è cambiata». Anche lì, comunque, c’è chi lo riconosce. Il primo documentario è stato venduto in Francia, Spagna, Germania, Usa, Finlandia e Islanda: il suo è un volto che il turista informato conosce. «Sì, se mi vedono per strada mi fermano e devo dire che mi fa piacere. Mi parlano come a un amico, mi dicono le loro impressioni della città». Guai, però, a definirlo lo Sgarbi del piccolo schermo inglese. «Non guardo la televisione italiana e se la guardo, guardo principalmente film». Non è a Sgarbi che si è ispirato. «Semmai, un po’, al Sorpasso di Risi con Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant. Io che giro in spider per tutta l’Italia, è il ricordo di Gassman». Il formato del programma, «con il presentatore che racconta anche la sua storia, in Italia non è utilizzato molto». Un peccato. «L’Italia è un paese meraviglioso, con gente con tante idee, inventiva, eppure, ahimé, a volte ci buttiamo via. Fa tristezza. «Perché bellezze come quelle italiane non ci sono da nessuna altra parte. E invece il luogo comune è oggi che l’italiano ti tira i bidoni. Lo vedo anche a Venezia, purtroppo. Viene tanta gente, ne mandi via uno perché lo tratti male, ne arrivano altri venti. Succede in tutto il mondo, ma viene proprio da dire ahimé». Il Belpaese che ha riscoperto per il documentario invece è pieno di «persone ospitali, calde, generose, affettuose», trascinanti, se è vero che quasi di peso lo hanno costretto a ballare la tarantella davanti alle telecamere. Il suo è stato anche un viaggio nei ricordi. «Quando siamo arrivati a Pisa mi è tornata in mente una scena di quando ero piccolo. Avrò avuto otto o nove anni, facevo le capriole sul prato davanti alla torre e un signore, vedendomi, mi diede dei soldi. Sono stati i primi che ho guadagnato». Un posto che gli ha fatto provare emozioni inaspettate? «San Giminiano. Quando siamo arrivati stava scendendo la sera. Abbiamo guardato quelle torri – due sembrano uguali alle torri gemelle di New York – e pensato a Dante, all’Inferno…».

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