L’antropologo dei simboli
Clifford Geertz, considerato il fondatore dell’antropologia interpretativa, o simbolica, è morto a ottant’anni lunedì a Philadelphia, in seguito a complicazioni dopo un intervento al cuore: lo ha annunciato ieri l’Institute for Advanced Study di Princeton, dove lo studioso aveva insegnato dal 1970. A differenza di altri antropologi, e in particolare di Claude Lévi-Strauss, Geertz aveva tracciato una netta distinzione fra cultura e struttura sociale nella convinzione che, mentre la struttura sociale abbraccia la vita economica, politica e sociale e le sue forme istituzionali, la cultura sia «un sistema di significati incarnati in simboli» che forniscono alle persone una struttura di riferimento per comprendere la realtà. «Persuaso, come Max Weber, che l’uomo sia un animale sospeso dentro reti di significato da lui stesso tessute – aveva scritto nella sua opera più celebre, The Interpretation of Cultures, del 1973, pubblicata in Italia come gli altri suoi testi dal Mulino (Interpretazione di culture, 1987) – considero la cultura come l’insieme di queste reti e penso di conseguenza che la sua analisi non sia una scienza sperimentale alla ricerca di una legge, ma una scienza interpretativa alla ricerca di un significato». Nella visione di Geertz, che aveva ripensato in profondità il metodo etnografico, rifiutando il «modello del veni vidi vici» basato solo sull’osservazione, l’antropologo dovrebbe unire il rigore dello scienziato a capacità interpretative simili a quelle di uno psicoanalista. Nato a San Francisco nel 1926, Geertz – prima di trasferirsi nel 1970 all’Institute for Advanced Study di Princeton per insegnare scienze sociali – aveva nel corso degli anni ricoperto diversi incarichi presso il Massachusetts Institute of Technology, il Center for Advanced Study in the Behavioral Sciences di Stanford-California e l’università di Chicago. Nelle sue ricerche etno-antropologiche sul campo l’antropologo si era occupato comparativamente dell’organizzazione sociale di alcune culture asiatiche e africane e in particolare aveva indagato l’islamismo in Marocco, i riti religiosi a Bali e Giava e le trasformazioni economiche dell’Indonesia.

Pride Month 2025: Words of the Day
Unbound, Unnameable: Desire and Dissolution in Marguerite Porete’s Mirror “Love has no why,and the soul who loves has no need to ask.She is unbound. She neither wills nor does not will,for she is held, wholly,in the embrace of Love’s will.”— Marguerite Porete, The Mirror of
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