"All this he saw, for one moment breathless and intense, vivid on the morning sky; and still, as he looked, he lived; and still, as he lived, he wondered."

E come extinzione

E is for ExtinctionVisto che mi si accusa di parzialità nel giudizio su Morrison, magari non a torto, voglio provare a fare una cosa approfittando delle ristampe dei suoi story arc nei 100% marvel, rileggendo quelle storie come se fosse la prima volta. Vediamo un po’ cosa ne può uscire. So che a molti la discussione su Morrison è venuta a noia, ma non si sa mai che cosa possa venir fuori da una lettura “a freddo”. Potrebbero risultarne delle sorprese.
E quindi…

E come Extinzione – 100% marvel
E is for Extinction #1, #2 e #3, da New X-men #114, #115 e #116 del luglio, agosto e settembre 2001
Danger Rooms, da New X-men #117 dell’ottobre 2001
Germ Free Generation #1, #2 e #3 da New X-men #118, #119 e #120 del novembre e dicembre 2001 e del gennaio 2002

La prima cosa che mi sento di dover esprimere iniziando a parlare del primo story-arc di Morrison è un dissenso verso l’atteggiamento dell’autore nei confronti della continuity. Sarebbe futile affermare che un autore debba sempre e comunque seguire pedissequamente ciò che è stato impostato dagli autori precedenti, specie un autore di talento chiamato appositamente per risollevare le sorti di una testata in crisi. Esiste tuttavia un’onesta via di mezzo che ben si accorda con la volontà di innovazione ma mal si addice all’alta considerazione di sé da un lato e alla bassissima considerazione del lavoro svolto prima del suo arrivo dall’altro, due caratteristiche innegabilmente parte integrante del personaggio Morrison. Ecco che quindi la testata cambia significativamente nome, da X-men a New X-men. Ecco che all’improvviso, senza preavviso e senza prendersi la briga di una spiegazione, gli X-men iniziano a vestirsi come quelli del film. Intendiamoci, ho sempre trovato anacronistici i costumini sgargianti, ma nulla è più facile da spiegare dell’adozione di un’uniforme: ciò che manca nell’esordio di Morrison non è la possibilità, ma la volontà di riallacciarsi a ciò che è venuto prima di lui. Un atteggiamento normalmente deprecato, con tutte le ragioni.
Gli aspetti potenzialmente dannosi di questo atteggiamento non si limitano alla futile questione delle uniformi. Tutt’altro. Improvvisamente esiste una biologa, la più illustre biologa evolutiva del mondo, che lo scienziato Xavier non solo non ha mai incontrato ma di cui non ha mai nemmeno sentito parlare. Improvvisamente Hank è un leone e Wolverine un tronco di pino (come direbbe la Litizzetto). Improvvisamente esistono milioni di mutanti al mondo e la loro presenza è penetrata nella cultura. Tutte buone idee, tutte giustificabili ma tutte non giustificate per volontà, e quindi automaticamente squalificate e che una ad una, proprio a causa dell’atteggiamento dell’autore, una volta venuto a mancare l’autore sono state eliminate o giustificate con contorsioni più o meno convincenti. Può l’incapacità (o meglio, la non volontà) di Morrison di confrontarsi con una realtà esistente essere giustificata con la sua (presunta) abilità narrativa? E se sì, fino a che punto? Non è piuttosto controproducente consentire alla prima donna di fare i capricci alterando il copione? Le uniformi sono state abbandonate (nessuna sorpresa, con una giustificazione come “Non ho mai capito perché ci faceva vestire come supereroi, finalmente non sembro più un idiota in calzamaglia”). Claremont ha fatto i salti mortali per spiegare retroattivamente l’evoluzione leonina di Hank, attribuendola a Sage. I milioni di mutanti sono stati spazzati via con il colpo di spugna di House of M. Scarsa lungimiranza degli autori Marvel o incapacità dell’ideatore di inserire le sue innovazioni nel contesto?

Ma torniamo allo Xavier Institute e alla giungla equadoriana, dove si manifesta la prima dei principali personaggi creati da Morrison. Cassandra Nova. La gemella cattiva di Xavier che dovrebbe esserne il “doppio”, il Ka. Giustificare la sua esistenza con uno sdoppiamento di personalità di Xavier, espellendo da lui quindi ogni lato negativo, avrebbe potuto essere un’idea. Avrebbe anche potuto essere un’idea creare un personaggio del tutto opposto a Xavier sia nei suoi lati positivi che in quelli negativi. La verità è che Cassandra non è né l’una né l’altra cosa. Imbarazzante parodia dal punto di vista estetico-formale (l’alopecia è di famiglia?), dal punto di vista caratteriale si presenta in questo story-arc in modo abbastanza confuso. Ecco ciò che fila bene nella sua costruzione come “doppio”. Non è mutante ma in un certo senso fa finta di esserlo (mentre Xavier è mutante ma lo nasconde). Il suo obiettivo è la sopravvivenza del genere umano (mentre quello di Xavier è la convivenza tra sapiens sapiens e mutanti). Agisce da sola e non ha seguaci, al contrario di Xavier che crede nella squadra. Il tutto funzionerebbe piuttosto bene se non fosse accompagnato da un errore che Morrison porta volontariamente avanti spesso quando intende dare importanza ad un suo personaggio, ovvero funzionerebbe se non fosse accompagnato da un intorbidamento della figura di Xavier, uno svilimento dal quale il povero Charles non si è ancora ripreso. I suoi poteri psichici sono deboli in confronto a quelli di Cassandra, l’unica cosa che riesce a fare è ricorrere alla pistola (“e non ci hai mai detto di avere una pistola”, osserva giustamente Jean, ma forse dovrebbe rimproverare della cosa il suo scrittore). Persino l’ascendente di Xavier sui suoi ragazzi, in confronto a quello di Cassandra, è nullo. Ricorrere al bieco espediente di depotenziare un personaggio esistente per dare risalto ad un nuovo, ahimé, non mi pare degno del grande autore che Morrison dovrebbe essere. Non sono nemmeno certa che il danno su Xavier verrà recuperato nella saga di Brubaker che stiamo leggendo su X-men. Di certo è stato un danno incalcolabile. E non mi va giù.
Tutto ciò sarebbe un eccesso di severità nel giudizio se lo stesso meccanismo non fosse stato applicato anche ad altri personaggi. E qui si viene alla questione EmmaJean. La Jean Grey di Morrison è un personaggio monolitico, come ho detto altrove, duro, insensibile fino alla stupidità e nel contempo impressionabile fino alla stucchevolezza, un personaggio che si esprime con frasi come “oh povero caro”. L’intera questione dei problemi con Scott in questo story arc è trattata a dir poco superficialmente: “Nulla reciderà mai il legame che ci unisce”, un bacio mendicato a Logan e Logan che rifiuta, poi si manifesta la Fenice e nemmeno una preoccupazione, perché “tutti quei brutti pensieri su Scott non ci sono più”. Jean sembra veleggiare su un piano diverso, e sempre su quello sbagliato rispetto a ciò che la circonda. Al contrario, Emma è un personaggio potente e tempestivo nella reazione a ciò che accade. Affascinante, altera e bella. E, per sottolineare la sua superiorità rispetto a Jean in questo, è l’unica non in uniforme (l’argomento non viene nemmeno affrontato). Spiritosa (prende un taxi per “Van Cleef & Arpels, sulla quinta al numero cinquantasette: vado a farmi valutare”). Eppure, nella sua costruzione psicologica in generale piuttosto buona, non risente molto della svalutazione caratteriale della sua controparte Jean? Anche il binomio Scott – Wolverine funziona molto poco, per inciso. Scott che pratica l’eutanasia su un ragazzo ferito? Wolvie che si lascia dire “ignori Logan, professore”? Wolverine con l’influenza e nessuno che si pone il problema? Inutili che mi dilunghi oltre sui personaggi storici.
Dei nuovi personaggi, i migliori sono sicuramente Angel e Becco, soprattutto quest’ultimo, anche se il concetto di valore umano slegato dai superpoteri è qualcosa che verrà introdotto solo in seguito. Per ora c’è un personaggio inutile e complessato con delle potenzialità. Una buona idea inserire nella scena un semplice ragazzo con una mutazione idiota.
Che dire in generale dell’intreccio? Un gruppo in crisi, l’attacco da più parti, la mina psichica personalizzata che regala ad ogni membro del gruppo un proprio inferno personale, … L’impianto è buono, le idee anche, ma non mi piace. E non per delle mancanze, ma per delle precise scelte. Che è peggio.

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5 Comments
  • impbianco
    Posted at 22:45h, 02 October Reply

    Grazie per aver votato nel mio concorso. Vedo che ti piacciono i fumetti della Marvel! :P mi segno il link del tuo blog!

    X-Bye

  • Damiani
    Posted at 08:38h, 07 October Reply

    Mi trovi perfettamente d’accordo, ho finito di leggere ieri E-come estinzione e tra le cose che hai citato il nuovo aspetto di hank e lo Xavier presentato quì mi fanno gelare…

    era il caso di lasciarsi influenzare così dai film?

  • utente anonimo
    Posted at 17:34h, 09 October Reply

    @ ImpBianco: ooops, ho visto il commento solo ora. Ringrazia SpiderCi che mi ha segnalato il concorso (anche se alla fine non ho nemmeno votato lui… mi ucciderà…)

    @ Damiani: sapevo che un esteta ed una persona di gusto come te non poteva non rimanere allibito di fronte alle pessime operazioni di Morrison. Il periodo richiedeva una maggior attenzione ai nuovi lettori, ma adagiarsi così sull’immaginario del film… per tacere delle nuove introduzioni mai giustificate… una specie di grande what if riuscito a metà, se non fosse che alcune conseguenze disastrose della sua gestione ce le stiamo trascinando ancora adesso.

  • FiocoTram
    Posted at 09:25h, 11 September Reply

    Sei sicuro di non aver frainteso alcune scelte dell’autore?

    Sei sicuro che la scelta di ignorare la continuity non sia in realtà un tentativo di inserirla in un contesto narrativo più moderno e veloce?

    Morrison non dice “elimino il passato”, dice: “cerco di inserire le cose più importanti da sapere su un personaggio nel numero stesso, e uso gli spunti migliori del passato per costruire storie nuove”.

    Riguardo all’ultima cosa, è lo stesso concetto che usavano ai tempi Claremont e Byrne.

    Nel Claremont dei tempi d’oro potevi vedere un aggiornamento di Magneto ripensato per gli anni ottanta, ma non ti capitava di vedere cose come El Tigre, o lo Svanitore. Anche Claremont non citava il passato in modo ossessionante, ma sapeva reinterpretarne gli elementi utili a rivitalizzare la serie.

    Quanto ai presunti disastri di Morrison, semplicemente credo che la sua versione, particolarmente controversa, di un certo personaggio “storico” sia dolorosa ma necessaria nel contesto del nuovo millennio, in un mondo passato attraverso gli orrori dell’11 Settembre.

    Lo dice uno che con la versione precedente del personaggio, scritta da Claremont, praticamente c’è cresciuto.

    Ma amare qualcosa non significa che non debba evolversi, o che non se ne debbano criticare certi aspetti alla luce del presente.

  • Shelidon
    Posted at 10:49h, 26 September Reply

    Ti ringrazio per il commento: è sempre piacevole leggere un’opinione ben argomentata.

    Personalmente continuo a pensare che Morrison abbia scelto la via facile, nel non facile compito di guidare gli X-men verso il nuovo millennio: molto più facile rompere con la continuity, dissacrandola, che far evolvere i personaggi in modo anche drastico ma pur sempre – perdona il bisticcio – continuo. In questo senso, il salto narrativo, il salto temporale intendo, è un escamotage abbastanza bieco per mettere spazio tra la precedente gestione e la sua. Morrison ha fretta di cominciare, non ha voglia di inserirsi sull’onda del passato, e allora sceglie di non spiegare. Il suo esordio è una cesura metanarrativa: non sembra dire ‘i personaggi sono cambiati’, ma solo ‘è arrivato un autore migliore: state a vedere’. Ha funzionato con le vendite, ma da un punto di vista narrativo fuziona ben poco.

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