"All this he saw, for one moment breathless and intense, vivid on the morning sky; and still, as he looked, he lived; and still, as he lived, he wondered."

Ah, l’illuminismo…

Dal "Manifesto" di oggi…

Quando le tenebre spengono i lumi – ANNA MARIA MERLO
PARIGI – In questo periodo storico segnato dal ritorno delle tenebre, l.Illuminismo e i suoi valori possono ancora dirci qualcosa? E. la scommessa che ha fatto lo storico Tzvetan Todorov, che assieme a Yann Fauchois e Thierry Grillet, ha curato alla Biblioteca nazionale Fraçois Mitterrand di Parigi una mostra dedicata alle Lumières! Un héritage pour demain (fino al 28 maggio). Una passeggiata nelle sei sale in cui è divisa l.esposizione, assieme allo storico Jean Chesneaux, è l.occasione per riflettere sul ruolo che l.Illuminismo ha avuto nella storia europea e su quello che potrà avere nel XXI secolo. Todorov dice, all.entrata della mostra: «Il pensiero dell.Illuminismo resta un fondamento della nostra identità atttuale». Che cosa rimane di quel movimento del pensiero? L.Illuminismo rappresenta un progresso durevole, che conserva ancora oggi la sua forza, questo è certo, anche se la sua eredità è contraddittoria. Rappresenta un.intelligibilità generale del reale, la grande idea di Newton nel campo della fisica e di Kant per quanto riguarda il mondo sociale. Rappresenta la ragione come volontà critica, la ricerca libera della verità. E. il pensiero di Diderot, Helv étius, Condorcet, Voltaire, Baccaria. C.è la filosofia universale, l.idea dell.eguaglianza di principio tra tutti gli esseri umani. Anche se, come fa vedere quella che potremo chiamare la postfazione della mostra, l.ultima sala oltre le sei, che illustra l.Illuminismo e il resto del mondo, c.è un.aporia, cioè l.occidente non è mai riuscito a passare dall.universale astratto a una messa in opera politica di questo universale. Anche se in quest.epoca in cui è messo sotto accusa, l.universale non è da disprezzare. L.altra idea che ci tramanda l.Illuminismo è che il movimento delle idee è lotta politica: l.affare Calas, l.appello alla tolleranza di Voltaire, le incisioni sulle carceri di Piranesi. Questi quattro punti sono lungi dall.essere assicurati, oggi. Assistiamo allo sviluppo di movimenti anti-razionali, che non riguardano solo l.interesse crescente per l.astrologia. Rispetto alla ragione come volontà critica, come diceva Guattari già vent.anni fa, siamo in un.epoca di sbandamento e di allineamento, quando si vede l.egemonia del mercato mondiale, siamo lungi dalla ragione critica. Siamo inoltre in piena risorgenza dei particolari comunitari, all.opposto dell.universale dell.Illuminismo. L.atteggiamento post-moderno, poi, è di sarcasmo nei confronti di tutte le lotte politiche. E. nato allora un certo europeismo? E. un momento europeo per eccellenza, Kant, Hume, Beccaria, Diderot, Voltaire facevano parte delo stesso mondo e non è inutile sottolinearlo oggi, in una congiuntura di scetticismo europeo. Allora ci si trovava in un momento di concerto delle nazioni, usando un termine della diplomazia. Una volontà europea di superare il massacro di Westfalia (1648), che sancì la frammentazione dell.Europa, ognuno rinchiuso in se stesso. L.Illuminismo, come si vede bene nella mostra, è un movimento ben ancorato nel XVIII secolo. E. un movimento europeo, nato in un periodo di sviluppo dei valori mercantili, su un fondo di ineguaglianze sociali tipiche del XVII secolo. Nella mostra c.è una grande incisione, intitolata «Commercio e pace governano il mondo», che rappresenta l.idealismo mercantile dell.epoca. Il dinamismo principale veniva dall.Inghilterra, dove la corrispondenza tra base economica ed esperienza intellettuale era realizzata meglio, attorno alle idee di Adam Smith, a cui si ispirano i riformatori negli altri paesi, in Francia, per esempio, Turgot, o Juan Carlos Borbone a Napoli, poi Carlo III di Spagna, il ministro Pombal in Portogallo. E. un periodo di sviluppo dell.economia di mercato. C.è anche il riconoscimento del lavoro – come è ben illustrato nella mostra – dell.artigianato, non nel senso di Marx naturalmente, ma del lavoro produttivo. Diderot, che è il più coerente tra gli illuministi, era figlio di un coltellaio di Langres. L.Illuminismo non è intelleggibile se si dimentica la base economica. La mostra, inoltre, mette bene in evidenza l.unità del movimento di idee e del momento culturale, le incisioni di Hogarth, i quadri di Chardin, l.opera di D.Alembert: c.era una convergenza tra le idee e la produzione culturale. I viaggi, le città, l.incisione di Joffrin dove si vede bene il lato rituale dei salon per affermare il valore dello scambio di idee, la rievocazione di episodi carichi di senso, come l.affare Calas, il terremoto di Lisbona, la morte del capitano Cook alle Haway, il supplizio a cui sottoposto Damiens nel 1777, perché aveva tentato di accoltellare il re, il quadro di Vernet sui lavori dell.apertura di una strada, il Prospetto dell.Encyclopédie sul sistema figurato delle conoscenze umane, una tavola che integra in una combinazione razionale l.insieme delle conoscenze umane, arti, lettere, scienze. Quali sono le aporie? Il movimento di idee si è sviluppato in una società tutt.altro che egualitaria. Una contraddizione da cui l.Illuminismo non è mai uscito: la schiavitù, il lavoro contadino. Il XVIII secolo è l.età d.oro della tratta dei neri e ci furono molti pochi filosofi che portarono fino in fondo l.universalismo per chiedere l.abolizione della schiavitù. Come si vede nella mostra, l.Illuminismo è cresciuto nei caffé, nei salon, dove si beveva caffé, si usava lo zucchero, cioè si consumavano prodotti che erano costati la vita a molti schiavi. Per tutti gli aristocratici e i borghesi che vi parteciparono, il reddito veniva per l.essenziale dal plusvalore prodotto dal lavoro abietto dei contadini, anche se c.erano già profitti ricavati dal commercio coloniale e dalle manifatture, che non pesavano pero. molto rispetto al lavoro rurale. Quali sono le altre ambiguità? C.è un monismo scientista dell.Illuminismo, un.unità degli studi relativi al processo umano e al processo naturale. C.era all.epoca unità negli studi sulla natura e sulla società. Ma questo per noi ha un nome: si chiama stalinismo, derivato da La dialettica della natura di Engels. Oggi, invece, si insiste sull.umano come qualcosa di irriducibile nella sua capacità di pensare l.avvenire. Bisogna poi essere molto vigili verso la tecnica, mentre l.Illuminismo ne era entusiasta. Oggi noi siamo sommersi dalla tecnologia, mentre l.Illuminismo ci prepara male alla vigilanza, alla resistenza contro la tecnica, che possiamo trarre dal pensiero illuminista solo se lo prendiamo nella sua essenza profonda, come un approccio critico verso tutto, Illuminismo compreso. C.è poi un problema di temporalità. L.Illuminismo è una filosofia che non ha preoccupazioni di divenire temporale. Rappresenta una fiducia placida, come direbbe Benjamin, un.attesa placida che il progresso avanzi. Ma oggi sappiamo bene che la relazione tra passato, presente e futuro è complessa e non esclude fenomeni di regressione. Todorov ne è ben consapevole, e scrive che «la pietra rischia sempre di rotolare verso il basso», cioè che c.è il rischio di una risalita delle tenebre: non solo un approccio spirituale, come le sette, ma anche delle pratiche sociali di barbarie, basti pensare al Ruanda, ai Boat People, agli insegnanti pugnalati in classe dagli allievi, a quello che succede ai migranti che annegano al largo di Lampedusa o Algesiras.

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