"All this he saw, for one moment breathless and intense, vivid on the morning sky; and still, as he looked, he lived; and still, as he lived, he wondered."

I giorni della sposa

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Avete mai guardato una puntata di National Geographic sui nomadi del Mar Caspio? No? Beh, potete rimediare con questo fumetto. I giorni della sposa (乙嫁語り, Otoyomegatari, ovvero letteralmente storie di una sposa) è un fumetto attesissimo, apprendo leggendo su everyeye.it, da un’autrice già apprezzata per la romantica storia di Emma, la cameriera vittoriana che… beh, lasciamo perdere. Lo confesso, e chi mi conosce lo sa: le storie romantiche non sono il mio genere, specie se coinvolgono giovani ereditieri e cameriere vittoriane. Su una cosa però devo concordare: la delicatezza del tratto di Kaoru Mori, unita alla sua attenzione meticolosa per cesellare il dettaglio, lascia decisamente incantati. Sono sufficienti un paio di tavole, tra abbigliamento dei personaggi e scene d’interno, a trasmettere tutta la suggestione racchiusa in un mondo di colori, sapori e odori che l’autrice deve aver studiato a lungo. È innegabile che questo sia l’unico punto di forza che possa avvicinare ad una storia romantica un lettore come me.
Perché la storia è romantica, non dite che non vi avevo avvertiti: una sposa straniera viene data in moglie ad un giovane poco più che bambino e la loro relazione si costruisce a poco a poco, tra malattie e parenti poco raccomandabili, tessuta in una quotidianità su cui l’autrice ama indugiare con occhio a tratti discreto, a tratti freddo e a tratti melodrammatico. Il personaggio di Amira Halgal (アミル・ハルガル), la sposa, non è di certo tra quelli che ricorderò con affetto negli anni a venire, ma ogni saga familiare che si rispetti ha un’adorabile e intraprendente nonna (Balkirsh, バルキルシュ) e uno studioso inglese in viaggio di ricerca etnografica. Ok, magari quest’ultimo non c’è sempre, ma in questo caso c’è. A loro si aggiungono il piccolo marito Karluk Eihon (カルルク・エイホン), i suli genitori Akunbek (アクンベク) e Sanira (サニラ), il patriarca Mahatbek (マハトベク), il cognato Yusuf (ユスフ) e la sorella Seleke (セイレケ) con i loro figli Tileke (ティレケ), Tokcan (トルカン), Chalg (チャルグ) e Rostem (ロステム), senza farsi mancare il lontano zio Umak (ウマクおじさん). Insieme a loro, nel villaggio, spiccano la dolce scontrosa Pariya (パリヤ), la pecorara raccontastorie Chagap (チャガップ), su uno sfondo di multicolori personaggi impossibili da ricordare, se non altro perché wikipedia non li nomina. Gli insidiosi parenti di Amira, invece, vengono da un vicino villaggio, di tradizioni meno pacifiche, e non si capisce bene per quale assurdo motivo abbiano aspettato così tanto a dar via la sorellina, che così ad occhio non sembra proprio da buttare via. Sono la famiglia Halgal, composta da un fratello maggiore, il minaccioso Azel (アゼル), un cugino mangione, Joruk (ジョルク), un cugino che fa da spalla, Baimat (バイマト) e due sorelle minori di Amira, entrambe decedute: Aterui (アテルイ) e Karahiga (カラヒガ). Curioso che entrambe le sorelle siano morte dopo aver sposato il ricco Numaji (ヌマジ), e altrettanto curioso che l’uomo ora voglia Amira. Ditemi, quanti volumi sono previsti? Perché ce ne vorranno almeno 32 prima che io riesca a ricordarmi davvero tutti questi personaggi.

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