Non sono un’appassionata della nuova collana For Fans Only. La trovo una pagliacciata per come è stata presentata, è cominciata malissimo con le modalità di presentazione dell’eccezionale Silent War, e in generale trovo martoriante leggere su quella carta.
Ma chi sono gli agenti di Atlante? Beh, innanzitutto non sono gli Agenti dell’Atlas, come detto dal titolo, e la cosa è spiegata in modo piuttosto chiaro in uno degli intermezzi in prosa del fumetto: «L’Agente Segreto. Il Robot. La Bellezza Mitica. L’Astronauta. Il Gorilla. La Sirena. Questi giocatori chiave daranno nuova forma ai loro destini, e a quello del gruppo di cui sono il portavoce: la Fondazione Atlas. Un dio invisibile che sostiene la Terra e i Cieli è un simbolo molto appropriato per noi, ve lo assicuro» (Mr. Lao, “Un messaggio dal tempio”, Agents of Atlas #1 – The Golden History).
Jeff Parker gioca con la mitologia e non sempre si preoccupa troppo di giocare corretto, ma in questo caso pare ovvio a che cosa si riferisce: Atlante era un titano della mitologia greca, colui che con la sua schiena reggeva le sfere celesti, fratello di Prometeo (quello che rubò il fuoco al sole e lo donò agli uomini, proprio lui). Gli anglosassoni lo chiamano Atlas. Noi no. Ma alla Panini questo non lo sanno.
Ma torniamo a noi.
Chi sono, dicevo, questi personaggi?
Beh, sono un tuffo nel passato. Ciascuno di loro infatti aveva fatto la sua apparizione autonomamente negli anni ’50 come protagonisti storie di una piccola casa editrice di fumetti, la Atlas Comics, che sarebbe poi diventata mamma Marvel. Nel 1978 vennero poi raggruppati nel What if… #9 che esplorava la possibilità che i Vendicatori fossero nati negli anni ’50. Il successivo inserimento dei personaggi in continuity non è molto diverso, in Avengers Forever (1999 circa) e, ora, in questa Agents of Atlas di sei numeri risalente al 2006.
I membri del gruppo (santa Wikipedia) sono stati:
– Aquaria Nautica Neptunia detta Namora, atlantidea cugina di Namor e a lui molto simile per poteri e fisiologia, comparsa per la prima volta in Marvel Mystery Comics #82 (maggio 1947) e mai unitasi al gruppo fino a questa recente miniserie;
– Venus, inizialmente ritenuta proprio la dea greca Afrodite (come alle elementari, gli americani non hanno idea che Venere e Afrodite non siano due figure perfettamente sovrapponibili, ma se volete l’aspirante antropologo che dorme con me può spiegarvi per filo e per segno come funziona), comparsa per la prima volta nella propria testata Venus #1 (agosto 1948) e poi ricomparsa in Sub-Mariner #57 (gennaio 1973): la sua vicenda editoriale è raccontata nell’intermezzo in prosa “Gli dei camminano tra noi” in Agents of Atlas #2 – Building the Army;
– Robert Grayson, alias Marvel Boy, telepate cresciuto su Urano e comparso per la prima volta in Marvel Boy #1 (dicembre 1950) ma non presente nel What if…? e poi ripreso in Marvel: The lost generation (2000);
– Ken Hale, alias Gorilla-Man (o solo Gorilla nella versione italiana), prima soldato di ventura e ora agente dello S.H.I.E.L.D., trasformato nella figura sciamanica dell’uomo-gorilla in una zona dell’Africa vicina al Wakanda (nella testa degli americani, l’Africa è grande come Busto Arsizio e tutto confina con il Wakanda): è comparso per la prima volta in Men’s Adventures #26 (marzo 1954), ripreso in Nick Fury’s Howling Commandos e nel famoso What if…?, oltre che in X-men First Class #8;
– Human Robot, meglio noto come M-11, comparso in Menace #11 (maggio 1954), è l’androide della squadra, non parla, agisce in modo misterioso, ma tutti gli danno retta;
– Jimmy Woo, agente segreto cino-americano e capo della squadra, apparso in Yellow Claw #1 (ottobre 1956) e cardine dell’intera operazione.
Originariamente era parte del gruppo anche 3-D man, frutto della fusione tra Chuck e Alan Chandler, ma la sua presenza è stata retroattivamente cancellata per esigenze di continuity.
Nemico storico del gruppo è Artiglio Giallo, the Yellow Claw, alias Plan Chu, machiavellico telepate cinese esperto di misticismo, alchimia e arti marziali e non dissimile da altri villain della stessa estrazione etnica.
Originariamente era parte del gruppo anche Jane Hastings, meglio nota come Jann of the Jungle (da non confondersi con Shanna the she-devil né con Jana of the Jungle), che in questo volume fa un’apparizione. In questo volume troviamo anche l’agente S.H.I.E.L.D. Derek Khanata, di origini wakandiane.
Tutto chiaro?
Bene.
Ora posso passare a confondervi le idee.
Innanzitutto un indice del volume.
For Fans Only – Agenti dell’Atlas (Agents of Atlas #1-#6):
– Parte #1: L’epoca d’oro (Part #1: The Golden History, da Agents of Atlas #1 dell’ottobre 2006);
– Parte #2: Creare l’esercito (Part #2: Building the Army, da Agents of Atlas #2 del novembre 2006);
– Parte #3: La squadra dei sogni (Part #3: The dream team, da Agents of Atlas #3 del dicembre 2006);
– Parte #4: Il ritorno della regina (Part #4: Return of the Queen, da Agents of Atlas #4 del gennaio 2006);
– Parte #5: Il leader del popolo (Part #5: The people’s leader, da Agents of Atlas #5 del febbraio 2006);
– Parte #6: Il grande piano (Part #6: The Master Plan, da Agents of Atlas #6 del marzo 2006).
Prima di tutto, facciamo fuori le cose più ovvie. Come i più attenti tra voi si saranno sicuramente resi conto, alcuni titoli contengono dei riferimenti esterni, a partire da “the golden history” che richiama la “golden age” dei fumetti da cui i protagonisti provengono. “The dream team” è naturalmente riferito a ciò che viene detto nella storia (la composizione della squadra originale sarebbe apparsa in sogno a Jimmy Woo), ma non si può non pensare al gruppo dell’MC2 con Shannon “American Dream” Carter, Brandon “Freeboter” Cross, Aerika “Crimson Curse” Harkness e Blue “Bluestreak” Kelso (rispettivamente Capitan America, Occhio di Falco, Scarlet e Quicksilver). E che dire di “Return of the Queen”, chiaramente un omaggio a al “Return of the King” di Tolkien, già usato tra l’altro da Bru con Devil?
Alla luce di questo, chi tra voi mi conosce inizierà a intuire che il fumetto ha buoni presupposti per piacermi.
Aggiungeteci una certa attenzione alla struttura: ogni numero contiene un intermezzo in prosa, atto a spiegare alcune questioni, introdurre i personaggi, fare un ripasso di continuity e simili, ma sempre con pagine del mondo secondario:
#1 – L’epoca d’oro contiene “Un messaggio dal tempio” di Mr. Lao, con una dissertazione sul gioco degli scacchi e sulle logiche del complotto, oltre che alcune informazioni sugli agenti;
#2 – Creare l’esercito contiene “Gli dei camminano tra noi”, un fittizio articolo dell’altrettanto fittizio professor Derek Schiller sulla dea Afrodite e sulle sue presunte apparizioni nella storia (utile a far ripassare la continuity di Venus);
#3 – La squadra dei sogni contiene una trascrizione S.H.I.E.L.D. della conversazione tra Dugan e Derek Khanata;
#4 – Il ritorno della regina contiene un estratto dattiloscritto dal dossier scritto da Ken Hale e utile a riepilogare un po’ di punti sulla Fondazione Atlas;
#5 – Il leader del popolo contiene la trascrizione della puntata #5765 del programma radiofonico “Da costa a costa”, intitolato “Gli dei camminano tra noi”;
#6 – Il grande piano contiene la lettera finale dell’artiglio d’oro.
Ma alla fin fine, questa storia, merita?
Beh, parliamone.
I presupposti non sono dei migliori, devo confessarlo: la composizione terribilmente anni ’50 del team, con l’uomo-scimmia, il robot e l’extraterrestre vestito da idiota, non mi invogliava proprio. Così come mi faceva cascare le braccia l’idea di Venere o l’intera questione legata all’artiglio d’oro. Rabbrividivo all’idea del ritorno di Namora (mi era bastata quella di Exiles) e il plot non riusciva ad appassionarmi.
Ma questa miniserie è una lezione di stile, una prova che Jeff Parker ci dà di come sia possibile prendere vecchie idee e vecchi schemi e dar loro nuovo lustro: il robottone diventa quindi un essere intelligente e di atissima portata tragica, cui viene dedicato un flash-back finale quasi commovente, la dea diviene al centro di una vicenda mitica emozionante e deflagrante dove le tradizioni e la storia si mescolano meravigliosamente, l’extraterrestre ci racconta di sé in modo quasi convincente e il complotto si scioglie in modo inatteso, dando origine ad un nuovo gruppo come mai ci saremmo aspettati.
Peccato leggere questa storia così in ritardo, e stampata su carta igienica, ma è una storia che merita.
In conclusione, per chi fosse editorialmente confuso, ecco (sempre sia lodata Wikipedia) un elenco delle apparizioni della squadra: il volume pubblicato raccoglie le prime storie dell’elenco.
– Agents of Atlas #1-6 (2006-2007);
– Spider-Man Family #4 (2007);
– Giant-Size Marvel Adventures: The Avengers One Shot (2008);
– Secret Invasion: Who Do You Trust? (2008);
– Dark Reign: New Nation One-Shot (2008)
– Wolverine : Agent of Atlas #1-3 (2008-2009);
– Agents of Atlas #1 – ongoing (2009 – in corso).
Prossimo appuntamento con Secret Invasion #3. E speriamo di non aspettare altri tre anni per leggere ancora qualcosa.
6 Comments
sbrect
Posted at 19:11h, 15 Marcheccellente recensione…non appena lo leggo ti dico cosa ne penso…
Shelidon
Posted at 19:50h, 15 MarchSpero ti piaccia
sbrect
Posted at 19:24h, 17 March…promosso a pieni voti… è una miscela ben dosata di spy-story, fumetto supereroistico, epos di più tradizioni e continuity marvel…mi piacciono questi azzardi
Shelidon
Posted at 23:17h, 17 MarchD’accordissimo.
A proposito di fumetti vecchio stile, hai per caso letto The twelve? A me ne parlano tutti bene ma non ne ho ancora avuto il coraggio.
sbrect
Posted at 23:42h, 17 March…le attuali finanze non me lo permettevano, ma pensavo di prenderlo prossimamente… a proposito hai notato l’invasione di eroi recuperati dal passato??? agents of atlas, the twelve, project superpowers…quando hanno una idea (che poi è riciclaggio) devono necessariamente sfruttarla fino a nauseare??? ^_^
Shelidon
Posted at 23:47h, 17 MarchChe sia “colpa” del ritorno in voga di Watchmen causa film?