X-men deluxe #160

Scontro finale (Sworn to protect, da World War Hulk: X-men #3 dell’ottobre 2007). Non è che questa storia non abbia delle idee alla fin fine, eh? Xavier che desidera consegnarsi potrebbe essere uno spunto interessante, a conti fatti, così come la domanda filosofica di Hulk, la risposta dei new x-men e degli x-men adulti alla […]

Scontro finale (Sworn to protect, da World War Hulk: X-men #3 dell’ottobre 2007). Non è che questa storia non abbia delle idee alla fin fine, eh? Xavier che desidera consegnarsi potrebbe essere uno spunto interessante, a conti fatti, così come la domanda filosofica di Hulk, la risposta dei new x-men e degli x-men adulti alla minaccia, il confronto con il grande cactus ecc. ecc. ecc. Peccato che il tutto sia stato così terribilmente decompresso nei numeri precendenti e per buona parte di questo numero, così terribilmente ansiosi di mostrare un combattimento che non tenevo particolarmente a vedere e che non è stato nemmeno orchestrato bene dall’autore, così ansioso di mostrarci come Hulk spacchi. E Hulk spacca, intendiamoci. Ha proprio spaccato e non dico cosa perché sono una signora. Ma non è questo il punto. Il punto è che gli ultrasuoni di Siryn, Monet sbattuta avanti e indietro, Guido e il suo cuore, la roba del blackbird, Kurt che si teleporta… ancora una volta sono tutti attacchi isolati, non coordinati, e nonostante questa volta si parli chiaramente di una Emma che dovrebbe coordinare telepaticamente. Non è quello che fa. Ciò che fa è dire, uno ad uno ai personaggi man mano che singolarmente attaccano, "no, così non funziona" o "no, questo non va bene". Non coordina: fa la radiocronaca. Chris Gage, che se la sta cavando così bene con Endangered Species, evidentemente ha dei problemi con le storie corali. Può essere la persona adatta a scrivere di un Hulk solitario che si reca dagli X-men, ma di certo non lo è per descrivere gli X-men che reagiscono alla sua visita. E’ per questo probabilmente che la scena finale e il monologo di Mercury funziona piuttosto bene e riesce ad essere quasi toccante, se non fosse così scontato, ma viene da domandarsi come diavolo sia possibile che nessuno abbia parlato prima, durante, durante, durante o durante lo scontro. Il lunghissimo, inutile e noiosissimo scontro. Misteri dell’editoria. Servivano tre episodi e non c’era niente con cui riempirli. I disegni, decisamente migliori rispetto a quelli sottotono dello scorso numero, ritornano a buoni livelli ma non mi hanno entusiasmato particolarmente. E la splash page del Fenomeno contro Hulk è di una banalità compositiva a dir poco sconcertante.
A proposito di disegni, la copertina non è che fosse gran che, ma c’era proprio bisogno di mettere il prezzo sopra Tempesta?
E a proposito di errori, inizialmente pensavo che ci fosse qualche imprecisione nei riferimenti editoriali di questo o dello scorso mese. Invece è proprio così: gli ultimi due episodi del tie in hanno davvero lo stesso titolo "Sworn to protect", tradotto in italiano come "Per proteggere Xavier!" il mese scorso e "Scontro finale" questo mese. Non so se prendermela con Gage per la scarsa fantasia o con Ronchetti per l’eccesso della stessa.

Alla ricerca di Magikconclusione (The Quest for Magik – conclusion, da New X-men #41 dell’ottobre 2007). Mah. Doppio mah. Mah multiplo. Mi verrebbe da ripetere le stesse cose dette per World War Hulk, ma farei un torto a Kyle e Yost. E’ un fatto comunque che questa miniserie mi ha lasciato un po’ perplessa, complici i disegni di uno Skottie Young che ho trovato decisamente indigesto. Tre numeri per costruire la maestosa figura di Belasco e lo ritroviamo a stringere i pugnetti e ad urlare "no no no". Tre numeri a costruire l’incontro tra Belasco e Magik e poi in che cosa si risolve? Mezza pagina. Ciò che non delude è l’incontro tra Magik e il fratello. Così semplice con quel "fiocco di neve" in fondo alla pagina e l’occhio dilatato, il contatto creato per un solo istante e poi la rabbia. Illyana è semplicemente splendida sul suo trono, con quell’abito rosso, ma non c’è niente di più in quest’albo se non, ancora una volta, un cattivo trattamento riservato agli X-men adulti. E sta diventando un vizio. E LucaS non prende in giro nessuno nelle note finali alludendo ad un possibile disegno narrativo complessivo: è bad writing. Puro e semplice. Ed in questo caso è un vero peccato.

L’isolazionista (The Isolationist, da X-Factor #21 del settembre 2007). Lo so che questo è di solito il punto in cui la smetto di essere acida, ma ho trovato sottotono anche il sempre smagliante Peter David. Inizia piuttosto bene, con la tavola doppia (una e due con i testi) da leggere in orizzontale, l’introduzione del personaggio di Josef Huber non avrebbe potuto essere migliore, ma sa un po’ di già visto. Così come sa di già visto il siparietto tra Madrox, Monet e Siryn, quello tra Rahne e Rictor (chiamiamolo siparietto)…

Ordine naturale (The Isolationist #2 – Natural Order, da X-Factor #22 dell’ottobre 2007). …e purtroppo anche il secondo episodio non è da meno. Sa di già visto la faccenda della boy band a carattere religioso che compone pezzi anti mutanti, sa di già visto il sequestro di M e Siryn. Non che non ci siano buoni spunti anche qui, eh? Layla che perde colpi, Rictor con cristalli terrigeni residui, e così via. Ma forse PaD ci ha viziati, forse sono particolarmente esigente questo mese… in ogni caso una doppia razione che non mi ha soddisfatta a pieno. Come non mi ha soddisfatta a pieno l’intero albo.

A proposito di scarse soddisfazioni, vogliamo parlare dell’indice del prossimo numero? X-Factor e va bene. New X-men e va bene. Ma cosa sarebbe questa "lunga storia di Vulcan"? Qualcuno ne sa qualcosa? Confesso che la prospettiva non mi entusiasma.

2 Comments

  1. Quello di Vulcan se non sabglio dovrebbe essere un What If? e se Vulcan riuscisse a prendere i poteri di Fenice? dovrebbe essere questo se non mi sbaglio… concordo co te tranne che con X-Factor… a me David piace sempre :P

    X-Bye

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