Chi raschia il barile?

Ecco un articolo completamente assurdo (per non dire ridicolo) di Battista comparso sul Corriere di oggi, a ennesima dimostrazione di quanto sia caduto in basso questo un tempo glorioso quotidiano di Milano. Chi è che sta raschiando il barile? Sagre del libro ovunque Per gli intellettuali un’estate estenuante PIERLUIGI BATTISTA Ma insomma, perché non lasciano […]

Ecco un articolo completamente assurdo (per non dire ridicolo) di Battista comparso sul Corriere di oggi, a ennesima dimostrazione di quanto sia caduto in basso questo un tempo glorioso quotidiano di Milano. Chi è che sta raschiando il barile?

Sagre del libro ovunque Per gli intellettuali un’estate estenuante
PIERLUIGI BATTISTA
Ma insomma, perché non lasciano più agli intellettuali il tempo di leggere e studiare, aggiornare bibliografie, consultare archivi e biblioteche? Perché spremere dall’intellettuale presenzialista ogni goccia residua, facendolo girare come una trottola, saltabeccare senza requie tra un convegno e un simposio? Le estati sono diventate infatti un inferno per l’intellettuale presenzialista e ci vorrebbe la penna sarcastica del David Lodge de Il professore va al congresso per descrivere l’anabasi del giornalista, del cattedratico, dell’opinionista chiamato oramai a intrattenere i villeggianti assetati di cultura e frequentatori abituali di feste, sagre del libro, incontri, tavole rotonde, confronti, dibattiti, faccia a faccia, convegni, meeting che ormai dilagano senza argini in tutte le località di vacanza, marine, montane e lacustri. Sulla pagina domenicale del Sole 24 Ore , Edoardo Camurri si è divertito ad elencare alcuni esempi di questa nuova mania che ha contagiato centri grandi, medi, piccoli e piccolissimi e che ha messo alla prova la creatività promozionale di migliaia e miglia delle vecchie pro loco via via trasformatesi in centri di promozione culturale. E se un tempo le volonterose pro loco indicavano al popolo dei vacanzieri sentieri, monumenti, scorci paesaggistici e sistemazioni alberghiere della località prescelta oggi, stando alla pur sommaria ricostruzione di Camurri, si industriano a diffondere la voce della cultura nei modi più impensati: nei rifugi dolomitici Umberto Galimberti viene invitato per una conferenza al termine di una passeggiata con pane e salame; Paolo Crepet e Oliviero Beha fanno la spola tra un «I libri sotto l’ombrellone» ad Alba Adriatica, un meeting a Marina di Ravenna presso lo stabilimento «La duna degli orsi», una scappata alla rassegna «Autori sotto la torre» di Forlì e un mordi e fuggi a La Spezia per «I libri in terrazza». Anche Federico Moccia ha il suo da fare con gli incontri di «Autori sotto l’ombrellone» presso «il gazebo della spiaggia principale di Grado». Gli scrittori sono poi avvisati, perché a Roma il Cineporto presso Ponte Milvio cercherà di accaparrarsi i più bei nomi della cultura per strapparli alla vicina rassegna di Santa Maria in Trastevere. Marco Travaglio sfiora pericolosamente l’ubiquità dovendo presenziare a due dibattiti quasi in contemporanea nei festival della lettura di Arco in provincia di Trento e nella non lontana (44 chilometri di distanza, secondo il calcolo di Camurri) Molveno. E Michele Serra e Gabriele Vacis saranno impegnati in un suggestivo incontro all’alba presso il rifugio Berg-Vagabunden Hütte per parlare ai coraggiosi escursionisti sul tema «La notte dei maschi». La fertile varietà delle iniziative e delle denominazioni (forse ci sarebbe da eccepire sulla dicitura «sotto l’ombrellone» nelle località marine e «sotto le stelle» per le performance previste per la notte di San Lorenzo) può muovere al sorriso o al massimo al compatimento per gli scrittori e gli intellettuali chiamati a ritmi frenetici per regalare un tocco di pensosità alla spensieratezza vacanziera. Ma se si pensa ai molteplici e affollatissimi festival della letteratura e della filosofia, della storia e persino dell’economia (un tempo «scienza triste») e al loro straordinario successo di pubblico, questa accentuata culturalizzazione del tempo libero allude a una tendenza non del tutto effimera da studiare nell’ambito di una ricerca sulla sociologia dei costumi e persino sulla fenomenologia del tempo libero. Anche la cultura è diventata una griffe e non c’è niente di male. Un solo dubbio: non bisognerebbe evitare di asfissiare i conferenzieri perché presto non si ritrovino a raschiare il fondo del loro pur immenso barile culturale?

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